Riflessioni di don Ferri in esercizi
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
20 aprile 2024 * S. Agnese da Montepulciano
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31 Domenica C Zaccheo
Esercizi Spirituali 2016.
Rilessione dettata a famiglie dal rettore Sac. Cesare Ferri nel corso svolto a Mecerata nei giorni 9-10 settembre 2016
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3. L’AMORE UMANO di GESU’ CAMBIA I CUORI

L’incontro con Zaccheo
Introduzione e premessa
Prendiamo atto che ognuno ha nel cuore un desiderio grande, bello e importante, quello di aiutare gli altri a migliorare; questo a cominciare dai figli, dai nipoti, ma anche nei servizi e nelle opere di catechesi e di apostolato.
Per riuscire al meglio, abbiamo bisogno di imparare da Gesù.
Il tema della riflessione che stiamo per svolgere parla proprio di questo: l’ “amore umano di Gesù” che, a sua volta, “cambia i cuori”.

Pertanto, l’esito dipende dal tipo di amore che abbiamo e dal grado del medesimo, sia pure solo a livello umano.
L’amore di Gesù per Zaccheo ci offre una pista di comportamento.
Ascoltiamo il brano (Lc 19, 1-10).
Chi è Zaccheo
Viene descritto semplicemente in due versetti, senza entrare nelle sue qualità morali, nei suoi sentimenti, nei suoi pensieri e preoccupazioni.
Il testo dice solo che è un uomo, che è capo dei pubblicani, che è ricco, che vuol vedere Gesù, che ha difficoltà a causa della folla perché è piccolo di statura.
Saranno gli altri personaggi, poi, a dare un giudizio morale su di lui; diranno che è un peccatore.
Prendiamo l’espressione “era piccolo di statura”.
Chi di noi, se messo a confronto di Gesù a livello morale, non risulta basso di statura!
Pertanto, abbiamo bisogno anche noi di salire su un sicomoro.
Potremmo ben dire che, il trovarci agli esercizi, è come esservi saliti, non solo per vedere – come era nella intenzione iniziale di Zaccheo – ma anche per sapere cosa ci chiede.
Comunque, per applicare a noi, prendiamo ora in considerazione l’espressione: “Cercava di vedere chi era Gesù”.
La sua azione, considerata solo sul piano umano, potrebbe sorprenderci.
Se, infatti, aveva potere e denaro, non gli bastava per ritenersi autosufficiente, e quindi non bisognoso di altri?
Non era un ammalato, bisognoso di guarigione, come tanti altri di cui ci parlano gli Evangeli.
Eppure, a riflettere bene, il fatto dimostra che non era contento, e che, pertanto, era ammalato dentro; aveva bisogno di una guarigione interiore; aveva bisogno di sentirsi realizzato.
Inoltre, per la sua posizione di ricchezza e per la sua autorità di capo dell’ufficio imposte - tanto peggio perché l’esazione andava a favore degli invasori romani - era malvisto da tutti, anche se apparentemente lo ossequiavano.
In sostanza dalla maggioranza era isolato, in quanto lo consideravano un avaro, un corrotto ed un profittatore.
Il suo desiderio di vedere Gesù, del quale aveva sentito parlare in bene, nasce dal fatto di poter riuscire a trovare qualcosa di più e di meglio, un qualcosa che lo potesse soddisfare, per vivere con maggior serenità.
Notiamo tra parentesi che, per questa ricerca, ha trovato tempo lasciando liberamente e momentaneamente il suo lavoro.
Mi vien da pensare ai tanti cristiani che per futili motivi, o motivi non giustificabili, lasciano la Messa domenicale! Ma anche a qualche componente dell’ISF che, per gli stessi motivi, lascia facilmente gli impegni utili e necessari per il cammino di formazione e di crescita!
In costoro manca veramente il desiderio di incontrare veramente Gesù!
Le condizioni per incontrare Gesù
Quali sono le condizioni per incontrare Gesù? Come possiamo incontrarlo in questi giorni? Chi fa il primo passo, lui o noi?
Nel caso di Zaccheo, sembra evidente che sia stato lui stesso a muovere il primo passo, semplicemente per la curiosità di vedere chi fosse, in quanto personaggio famoso.
In realtà poi, ci accorgiamo che è Gesù a cercare lui; a porgli, anche se sottintesa, la domanda: “Zaccheo dove sei, cosa cerchi, chi cerchi?”.
È la domanda che il Signore ci ha fatto sin dalla prima riflessione, per cui, nella risposta, dobbiamo imparare da Zaccheo e chiederci se sappiamo rispondere con il medesimo atteggiamento e con la sua stessa disponibilità.
Da parte nostra si tratta di fare tutto il possibile; si tratta di salire con fatica sul sicomoro, cioè si tratta di scegliere e percorrere la strada che porta alla santificazione e alla salvezza, nonostante, come dice Gesù, che sia “stretta ed angusta”.
Sarà poi il Signore a fare il resto.
Ci renderemo conto, e poi esperimenteremo che, se abbiamo il desiderio sincero di incontrare il Signore, in realtà è stato lui per primo a cercare noi, mettendoci in anteprima il desiderio nel cuore.
Ascoltiamo due brani in proposito (Ez 34, 11.12.16) e (Lc 15, 4-6).
È la prima volta che Zaccheo si sente amato, preso in considerazione e caricato sulle spalle come la pecorella smarrita: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.
Riflettiamo sul significato delle singole parole, pronunciate da Gesù, nel mentre le applichiamo a noi.
“Zaccheo”, è chiamato per nome e questo indica vicinanza, stima, considerazione, affetto. Ognuno di noi è conosciuto dall’eternità ed è chiamato per nome dal Signore; in un versetto della Bibbia leggiamo che siamo per lui come la “pupilla degli occhi”.
“Oggi”, indica il momento della salvezza; essa è giunta anche per lui pubblicano e peccatore. Il Signore lo dice a ciascuno di noi, attraverso San Paolo: “Ecco il momento favorevole; ecco il giorno della salvezza!”.
Lo è certamente questo corso di esercizi, si tratta di coglierne tutto il significato.
“Devo”, indica la volontà di Dio, alla quale Gesù si adegua per adempiere l’opera per la quale è stato mandato, che cioè nulla vada perduto di quanto ha ricevuto dal Padre. Ognuno di noi, infatti, vale infinitamente agli occhi di Dio, ed è proprio per questo amore che ha mandato suo Figlio.
“Fermarmi”, quindi non toccata e fuga, non un frettoloso passaggio, ma entra in casa per restarvi; ciò indica il desiderio di una amicizia profonda, di una comunione e relazione personale, di un tu per tu che duri sempre.
“A casa tua”, è una ulteriore sottolineatura. Ricevere il Cristo in casa è come dire di voler “entrare nel suo Regno” e, pertanto, indica lo stesso mistero di una intima comunione vicendevole.
Ma riflettiamo anche come tali parole sono accolte da Zaccheo, donandogli una vita nuova.
“Scese in fretta”, non c’è da attendere, è un momento irrepetibile, guai a lasciarcelo sfuggire.
“Lo accolse pieno di gioia”, felicissimo perché finalmente ha scoperto la realtà che può riempire la sua vita.
Ed ecco la conversione
A Matteo è bastato questo per sentirsi amato, tanto è vero che da quel momento la sua vita cambia radicalmente, come pocanzi detto: “Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”.
Ormai non è più quello di prima.
Si rende conto che le ricchezze sono state da lui accumulate con l’inganno e la frode. Ma ora è giunto il momento di cambiare rotta, di indirizzare la propria vita in altra direzione.
Lo dimostra con il segno concreto che vuol attuare: “Ecco, Signore, io do la metà di quanto possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
Nell’episodio si realizza in pieno il motivo per cui è venuto Gesù: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
Per Matteo, ormai, Gesù è divenuto il punto di riferimento per la propria vita.
D’ora in poi egli non sarà più solitario e triste, in compagnia solo dei suoi denari, ma sarà felice assieme ai suoi fratelli, condividendo con loro quello che ha.
Gesù, da parte sua, non può non riconoscere i suoi peccati del passato, non li approva ma non usa neppure parole di condanna, ma solo parole di grazia: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”.
Se imparassimo da Gesù questo comportamento umano. Quel desiderio, citato all’inizio, quello di voler migliorare gli altri, si realizza in proporzione all’amore vero per l’altro, più che con tante parole e prediche; mai rinfacciando il passato, ma dando piena fiducia.
Si tratta di comprendere le espressioni di Gesù, pronunciate in altre circostanze: “Non giudicate, per non essere giudicati; non condannate, per non essere condannati”.
Questo non significa che dobbiamo rinunciare a valutare le persone e le situazioni in base ad un sano senso di critica e di osservazione; cosa che è diversa dal giudicare e condannare; tutto questo in forza della distinzione tra peccato e peccatore.
Il altre parole, dobbiamo discernere il vero profeta da quello falso, per non cadervi in trappola. C’è da stare molto in guardia.
Purtroppo quanti profeti a buon mercato! Quanti che riempiono le nostre orecchie propinandoci discorsi e profezie pagane! Quanti falsi visionari!
Se rimaniamo fermi in questa scelta, non mancherà chi ci “mormora” contro: “E’ entrato in casa di un peccatore!”.
Non c’è da meravigliarsi. Lo ha detto Gesù: “Non c’è discepolo maggiore del maestro; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.
Ma noi andiamo avanti, perché non possiamo dimenticare la garanzia evangelica, sottolineata nel patto tra il Divin Maestro e don Alberione: “Non temete! Io sono con voi!”.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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