Emmaus
Si tratta della sesta riflessione sul tema dell' essere "Artigiani di Comunione", preparata per il ritiro di giugno 2021, presso il Santuario di San Giuseppe in Spicello.
Per il documento: clicca qui
Sesta riflessione per l’anno 2021 – L’apostolato familiare (prima parte)

Testo biblico
Dal Vangelo di Luca: “Fu dato (a Gesù) il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Premessa
Spesso sentiamo parlare del dovere di fare apostolato.
Di cosa si tratta e in cosa consiste? Chi lo deve fare? Come si può fare? C’è un aspetto specifico riferito all’ISF? Ne parla il suo Statuto?

Sono domande alle quali in questa riflessione vogliamo cercare di dare una sintetica risposta.

Per conoscere e comprendere cosa sia l’apostolato dobbiamo risalire alle origini, dobbiamo conoscere il pensiero di Gesù su tale argomento.

Egli, prima di salire in cielo, consegna agli apostoli la missione che avrebbero dovuto compiere lungo i secoli, con queste parole: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura!”.          

Come si può notare, non è una espressione che si presenta quale desiderio, quale esortazione o invito, ma chiaramente è un comando.

Pertanto la missione apostolica – quella che noi abbiamo tradotto in apostolato -  consiste nel far conoscere il Vangelo il quale, come sappiamo, significa “bella notizia, lieta novella”. In altre parole, consiste nel far conoscere che Dio ci ama di un amore infinito, tanto è vero che per la nostra salvezza ha mandato il suo Figlio, come dice l’apostolo Giovanni.

Lo dice nel suo Vangelo in cui afferma: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.

Lo dice in una sua lettera nella quale conferma: “Dio ha inviato il suo Figlio nel mondo, affinché noi avessimo la vita per mezzo di lui. in questo si è manifestato l’amore: non noi abbiamo amato Dio, ma egli ha amato noi ed ha inviato il Figlio suo come propiziazione per i nostri peccati”.

Non è questa una bella notizia? Non è questo il Vangelo? Non è questo quello che Gesù ha cercato di far capire nella sua vita pubblica?

Lui è venuto solo per questo, ed è proprio su questo argomento che verte la sua predicazione, dall’inizio alla fine.

Infatti, come si può ben notare, le sue ultime parole prima di salire in cielo corrispondono al fatto di dover far conoscere quello che ha pronunciato sin dagli inizi del suo ministero. Sono quelle che abbiamo ascoltato nella lettura di introduzione: “Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore”.

Sono parole molto importanti, sono anzi essenziali. Come già detto, non sono una semplice esortazione ma sono un comando. Se è un comando, questo significa che tale è la volontà di Dio.

A conclusione di questa premessa, possiamo ben dire che l’apostolato non sarebbe altro che far conoscere l’amore di Dio.

Cosa è l’apostolato riferito in particolare a noi
Se quanto finora abbiamo detto vale per tutti, quale specifico valore acquista se applicato alla Famiglia Paolina di cui siamo parte e quindi anche a noi?

Se pocanzi siamo risaliti alle origini della vita cristiana, ora dobbiamo risalire all’inizio della famiglia paolina stessa e conoscere il pensiero di don Alberione.

Egli, a tal proposito, scende in maggiori particolari e finalità dicendo testualmente: “L'apostolato è il fiore di una vera carità verso Dio e verso le anime; è frutto di vita intensa, interiore. Suppone un cuore acceso, che non può contenere e comprimere l'interno fuoco. L'apostolato ci fa altoparlanti di Dio”.

Però, a questo punto dobbiamo fare un passo indietro. Non dobbiamo dimenticare che, ancor prima di essere nella Famiglia Paolina, siamo in una famiglia naturale.

Pertanto, se quanto sinora detto vale per ogni battezzato, se successivamente varrà per la Famiglia Paolina, ancor prima vale per la famiglia naturale, per la famiglia alla quale apparteniamo.

In maniera concreta come può applicarsi ad essa?

Dobbiamo tener presente una esortazione di Giovanni Paolo II con la quale dice: “L’avvenire dell’evangelizzazione nel mondo dipende dalla famiglia”.

Ed ancora un'altra sua espressione: “La famiglia è l’oggetto fondamentale dell’evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma è anche il suo indispensabile e insostituibile soggetto: il soggetto creativo”.

Notiamo bene il valore di alcune parole. Innanzitutto la famiglia è “oggetto” fondamentale per la evangelizzazione, e quindi necessario. Questo vuol dire che la principale cura pastorale, operata dai sacerdoti e dalle parrocchie, deve essere rivolta alla famiglia, non dimenticando che in tale cura, ancor prima delle catechesi rivolta ai figli, vengono i genitori.

Però, continua il Papa, la famiglia è anche un “soggetto”, un soggetto  indispensabile e insostituibile per l’evangelizzazione.

Pertanto, guai se la famiglia non diventa evangelizzatrice!

E poi il Santo Padre aggiunge pure che deve essere un “soggetto creativo”, come a dire di non credersi dispensati dal proprio compito per il fatto che esso è stato demandato ad altri, particolarmente ai preti e ai catechisti.

L’apostolato esercitato dall’Istituto Santa Famiglia
Se poi vogliamo riferire tutto questo all’ISF, cosa ne traiamo?

Si tratta di confrontarsi e uniformarsi a quello che dice lo Statuto sull’argomento. Vi troviamo la risposta alle domande che abbiamo formulato.

Ecco cosa vi si legge: “I membri eserciteranno l’apostolato in seno alla propria famiglia: - con la testimonianza della vita vissuta in conformità alla Legge in tutti i suoi aspetti; - con la formazione cristiana dei figli; - con l’aiuto dato alla maturazione della loro fede; - con l’educazione alla castità; - con la preparazione alla vita; - con la vigilanza per preservarli dai pericoli ideologici e morali da cui spesso sono minacciati; - con il loro graduale e responsabile inserimento nella comunità ecclesiale e in quella civile; - con l’assistenza e il consiglio nella scelta della vocazione; - con il mutuo aiuto tra i membri della famiglia per la comune crescita umana e cristiana, con il sostegno ad altre famiglie, offrendo loro una gioiosa e solidale testimonianza cristiana, specialmente quando queste soffrono per particolari necessità morali e spirituali; con la guida serena dei fidanzati che si preparano al matrimonio”.

Come abbiamo visto e ascoltato sono tantissimi i modi e le proposte suggerite. Ognuno dei campi meriterebbe spazio per una riflessione attinente.

Tutte valgono, ma non tutte e non da tutti possono essere messe concretamente in pratica, per vari motivi.

Voi, avendo il testo sotto mano, vi fermerete su quelle che vi sembrano più congeniali e possibili, per vedere come poterle osservare al meglio. Comunque, è da tener presente e non dimenticare mai che ancor prima dell’apostolato dell’azione e della parola, vi è quello della preghiera e della sofferenza.

Riferendoci all’apostolato degli sposi, una cosa è certa. L’apostolato dei coniugi, oltre alla grazia proveniente dal Battesimo, è arricchita anche da quella proveniente dal sacramento del Matrimonio, come del resto per i sacerdoti da quella dell’Ordine. Ambedue le realtà hanno grazie singolarissime che aiutano a ben svolgere il proprio specifico apostolato, grazie che si completano e si arricchiscono a vicenda.

Lo dice il documento ecclesiale “Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio” in cui si legge: “L’Ordine e il Matrimonio significano e attuano una nuova e particolare forma del continuo rinnovarsi della alleanza nella storia. L’uno e l’altro specificano la comune e fondamentale vocazione battesimale ed hanno una diretta finalità di costruzione e di dilatazione del popolo di Dio”.

Con un’espressione simile il Catechismo della Chiesa Cattolica così si esprime: “Due altri sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio”.

Come si può notare e come ho già detto, anche se per tanti motivi a qualcuno non è possibile un intervento apostolico esterno e visibile, pur tuttavia, se vive coerentemente la propria vita personale, coniugale e familiare, può egualmente contribuire ad annunciare la buona novella, facendo questo a “modo di fermento”.

Anche il citato Statuto lo tiene presente, tanto che subito dopo aggiunge: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinando le medesime secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i singoli doveri e affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta.

Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio del proprio ufficio e sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo, a manifestare Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro stessa vita, e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità”.

In altre parole, gli altri dovrebbero essere edificati dallo stile di vita vissuto da tali persone che, senza chiasso e interventi di sorta, vivono in maniera diversa da loro e sono ancor più felici di loro.

Concludo citando una espressione di Don Stefano Lamera.

Egli ha scritto: “La famiglia evangelizza ciò che crede. Se i genitori credono alla vita eterna, alla grazia, ai Sacramenti, alla Chiesa, al Papa, ai sacerdoti, evangelizzeranno e trasmetteranno tali valori non solo ai loro figli, ma anche alle altre famiglie, perché la nota singolare della famiglia-scuola è proprio questa: ha come alunni obbligati i propri figli e, prima ancora, i coniugi, perché la moglie evangelizza il marito e viceversa”.