Domenica delle Palme
Testi liturgici: Is 50,4-7; Sl 21; Fil 2,6-11; Mt 26, 14-27,66
Per il documento: clicca qui
(Introduzione alle letture, in luogo della successiva omelia)

Ci accingiamo ad ascoltare brani della Parola di Dio, in particolar modo il racconto della Passione di Gesù secondo il Vangelo di Matteo. Tali brani non avrebbero bisogno di altri commenti per aiutarci nella riflessione, perché sono quanto mai eloquenti.
Introducendoci all’ascolto, voglio solo evidenziare tre espressioni ciascuna estratta per ogni lettura.

La prima: “Il Signore Dio mi assiste”.

Questo per dirci che in ogni situazione dura e difficile, come lo era per Isaia, non dobbiamo temere, perché il Signore è con noi. Con lui possiamo affrontare ogni difficoltà ed ogni male con uno sguardo ed un cuore diverso, senza per necessità soccombere in esse.

La seconda: “Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte e a una morte di croce”.

Questo per dirci che se vogliamo vivere le varie difficoltà a modo nostro nelle difficoltà, non saremo capaci di superarle serenamente, cosa diversa, invece, se siamo nella volontà di Dio, tutto diventa possibile.

La terza, sono le parole dette da Pietro: “Se anche dovessi morire con te, io non ti rinnegherò”. Di fatto poi questo avviene.

Quante volte anche noi facciamo i buoni propositi e poi ci accorgiamo di non riuscire a mantenerli. Ma lo sguardo di Gesù è compassionevole, ci perdona e ci sprona a continuare nei buoni propositi perché con lui il risultato ci sarà.              

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

Testi liturgici del Giovedì Santo
Es 12, 1-8.11-14; I Cor 11,23-26; Gv 13, 1-15

Se alla Messa del Crisma, celebrata questa mattina, la Liturgia della Parola poneva l’attenzione sul dono del sacerdozio ministeriale a servizio del sacerdozio comune dei battezzati e di tutto il popolo di Dio, questa sera siamo chiamati a riflettere e a lasciarci illuminare dalla Parola che descrive il dono dell’Eucaristia.

L’apostolo Paolo ci consegna, in modo fedele, quell’annuncio che era stato consegnato a lui dalla comunità apostolica: “Questo è il mio corpo che è per voi, … questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”.

Che grande mistero siamo chiamati a contemplare oggi!

Gesù, che desidera rimanere sempre in mezzo ai suoi, sceglie di farlo nell’umile segno del pane e del vino, elementi e alimenti che da soli bastano a dare senso alla tavola, fondamentali per il pranzo di ogni famiglia, segni di gioia e di sazietà.

L’evangelista Giovanni non ha il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia. Probabilmente, essendo ormai una prassi consolidata, non ha alcun bisogno di richiamarla. Non per questo rinuncia alla sua personale esperienza della Eucaristia e scrive la pagina ascoltata, perla che rivela il vero volto di Dio, reso evidente nella persona e missione di Gesù, affidata poi ai suoi discepoli.

Le azioni compiute da Gesù vengono descritte con dovizia di particolari: si alzò, depose, prese, se lo cinse, versò, cominciò a lavare, ad asciugare … Sette azioni che ci dicono che quanto Gesù sta facendo è un’azione divina; il numero sette, infatti, nella Bibbia descrive la completezza dell’opera di Dio.

È un settenario che richiama i sette giorni della creazione. Ciò che accade nel cenacolo è una nuova creazione, un nuovo inizio.

Pietro non capisce, non può capire e cerca di sottrarsi all’opera di Gesù; non è cattivo, semplicemente ha un orizzonte ristretto.

Gesù gli allarga l’orizzonte all’infinito. Ha capito Pietro, o non ha capito?

Ad ogni modo, con la sua risposta l’orizzonte si allarga, come a dire: “Non solo i piedi, Signore! Fa giungere la tua grazia su tutta la mia esistenza”.

Qual è la nostra risposta in proposito? Cosa è necessario da parte nostra?

Si tratta di imitare l’amore gratuito di Gesù. Egli si è donato senza riserve e senza condizioni invitando noi a fare altrettanto: “Come ho fatto io, così fate anche voi”.

È tutto qui il segreto della vita cristiana, diventando veramente sorgente di felicità. Questa missione consiste proprio nel servire.

Servire significa rendersi disponibili a dare qualcosa di noi stessi – dono del tempo, paziente ascolto, gioiosa accoglienza – senza attendere assolutamente nulla in cambio. Solo facendo così, la nostra vita miracolosamente si trasforma.

Ed è così che, come quella di Gesù, anche la nostra diviene una vita eucaristica, cioè di dono e di ringraziamento.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello