
Testi liturgici: At 10,37-43; Col 3,1-4; Gv 20, 1-9
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Facciamo una prima riflessione tratta dal brano della seconda lettura, partendo e fermandoci sull’espressione: “Se siete risorti …”.
La Risurrezione! Siamo risorti! Proprio per questo oggi è un giorno di grande gioia. Eppure per alcuni, ovviamente anche senza rendersene conto, potrebbe essere un giorno non di piena comprensione.
Cosa intendo dire con questo?
Voglio dire che molti, pur credendo alla risurrezione di Gesù, rimangono con l’orizzonte ristretto agli spazi della terra, per cui fanno poi fatica nel credere alla propria risurrezione.
Ed allora, a questo punto, a cosa servirebbe la risurrezione di Gesù se restasse confinata nell’ambito della sola sua esperienza?
Ma non è così. Infatti, come per la caduta iniziale del solo uomo Adamo, tutti facciamo esperienza del peccato e della morte, così ora per la risurrezione di Gesù tutti entriamo nella possibilità di fare esperienza della sua risurrezione che ridonda pure a nostro favore.
Perché e in che modo avviene questo?
Lo possiamo comprendere solo se rimaniamo sul piano della fede, per il fatto che questo è già avvenuto, sin dal giorno del nostro battesimo.
Infatti, se per il battesimo siamo stati innestati in Cristo, come sue membra, non possiamo non conseguire la stessa sua sorte. Se lui è risorto, anche noi risorgiamo.
Da notare bene che questa risurrezione avviene su due fronti e in due tempi diversi.
Innanzitutto risorgiamo dal peccato per una vita di grazia, cosa avvenuta subito in forza del battesimo stesso; in secondo luogo riceviamo la caparra della risurrezione anche del nostro corpo mortale, anche se non dopo tre giorni come lui, ma solo alla fine dei tempi.
Ecco perché a questo punto possiamo comprendere le parole di Paolo: “Se siete risorti con Cristo…”.
L’espressione ha delle conseguenze. Essa ci esorta a non chiuderci dentro gli orizzonti della terra; per tale motivo poi aggiunge: “Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”.
Con questo non vuol dire che dobbiamo estraniarci dalle cose terrene, ma piuttosto nel saper dare ad esse il giusto valore e la giusta direzione al fine di raggiungere la definitiva destinazione.
In altre parole vuol dire che tutto quanto facciamo quotidianamente, deve servire per aiutarci a meglio raggiungere il cielo, ad essere preparati e pronti per la risurrezione alla vita eterna.
Una seconda riflessione tratta dal brano evangelico.
Pietro e Giovanni corrono verso il sepolcro, con lo stesso spirito con cui anche noi andiamo nel cimitero, dove si trovano le spoglie dei nostri cari; vi andiamo è per fare memoria di loro e mai ci è capitato di trovare la tomba vuota.
Ai due apostoli, invece, capita proprio questo; e non riescono a capire e spiegarsi il perché.
Chi lo capisce per primo è Giovanni, ed ecco perché poi dice: “Vide e credette”. Credette a quanto era già stato annunziato ed infatti il brano conclude dicendo: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.
Anche noi nella vita non comprendiamo sempre il perché ci capitano certe cose. È proprio per questo che abbiamo bisogno di celebrare continuamente il Cristo risorto, la pasqua di risurrezione.
La pasqua non è solo oggi, perché ogni domenica è pasqua. Per crescere nella fede abbiamo proprio bisogno di festeggiare questa pasqua settimanale.
Il suo vertice sta nella celebrazione eucaristica; è quella che stiamo svolgendo ed è quella che ogni domenica siamo chiamati a celebrare.
Come è importante la santificazione della domenica! Se lo capissimo sul serio, non troveremmo tanti motivi per tralasciarla!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello