Risurrazione LazzaroTesti liturgici: Ez 37, 12-14; Sl 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45
Per il documento: clicca qui
“Lazzaro, vieni fuori!”. È il grido lanciato a gran voce da Gesù davanti alla tomba di Lazzaro; ed egli ne esce fuori vivo, anche se già morto da quattro giorni.
Questo, per dirci che la vita è nella mani di Dio.
Ebbene, questa è la terza verità fondamentale che la liturgia ci sta proponendo in queste domeniche di quaresima, attraverso l’uso dei simboli.
Nelle due domeniche precedenti l’argomento simbolico è stato quello dell’acqua, attraverso l’episodio della Samaritana, per dirci che solo Gesù disseta la nostra sete di felicità; poi quello della luce, attraverso l’episodio del cieco nato, per dirci che solo Gesù è la luce vera, perché solo lui è la Verità e lui solo insegna la verità.
Oggi è quello della vita, attraverso la risurrezione di Lazzaro, per dirci che Gesù è la Vita e che lui solo ci tira fuori dalla morte, donandoci la vita senza fine.
Ebbene, è proprio questo l’argomento su cui oggi vogliamo riflettere.
Lo stesso argomento è descritto anche dal profeta Ezechiele: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra di Israele”.
Quella volta si trattava di un certo tipo di tomba, quello della schiavitù del popolo di Israele in Babilonia. A tale schiavitù il popolo si era ormai rassegnato a rimanervi per sempre. Per analogia, è come la situazione di chi è condannato all’ergastolo, ormai è rassegnato a vivere nella cella a modo sepolcro, per tutta la vita.
Quella volta il Signore ha tirato fuori il popolo di Israele da tale sepolcro della schiavitù, donando ad esso la possibilità di poter tornare libero in patria.
Ora, salendo sul gradino della fede e applicando a noi, ci domandiamo: “Qual è il sepolcro nel quale potremmo trovarci?
È quello costruito dal peccato, il quale, togliendoci la libertà dei figli di Dio, ci rende schiavi del peccato stesso.
Dobbiamo renderci conto che non solo quella volta Gesù ha gridato forte il “vieni fuori dalla tomba”, ma lo fa continuamente. Oggi lo sta facendo a noi, proprio per farci uscire da quella tomba del peccato o da una vita di poco amore.
Gesù non si rassegna a vederci nei sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male, con i nostri sbagli, con il nostro egoismo, con la nostra superficialità, con la nostra dipendenza dalle cose.
Egli ci invita, per non dire che ci ordina, di uscire da tale tomba in cui siamo sprofondati, proprio per godere il dono di una vita libera.
Però, dobbiamo cogliere anche un'altra cosa.
Riflettendo bene, ci accorgiamo che miracolo non è solo la risurrezione di Lazzaro.
Miracolo è stato anche l’atto di fede di Marta. Essa, di fronte alle parole di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, non morirà in eterno”, si fida ciecamente di lui, riconosce la sua divinità e risponde: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.
C’è un miracolo anche per noi, tale che ci faccia risuscitare dalla morte del peccato?
Certamente!
Lo è ogni volta che pentiti ritorniamo a Dio, confessando a Lui, attraverso il ministro, il nostro peccato e proponendo di fare del nostro meglio per non ricaderci.
È il miracolo del pentimento e della confessione!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello