Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
26 marzo 2025 * S. Felice vescovo
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27 Testata dangolo   Testi liturgici: Is 5,1-7; Sl 79; Fil 4, 6-9; Mt 21,33-42
   “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”, è una espressione della Scrittura richiamata da Gesù e che, a suo tempo, era stata pronunciata dai profeti.
Che cosa è, o meglio, chi è questa pietra scartata?
Si tratta della persona stessa di Gesù. Ma in che senso?
Gesù lo spiega attraverso la parabola della vigna.
Noi, per meglio comprenderla, dobbiamo riferirla a quanto abbiamo ascoltato dal profeta Isaia.
Egli, con il canto della vigna, esprime in maniera chiara tutta la storia della relazione che è intercorsa tra Dio e il popolo di Israele.
Nonostante l’impegno e la pazienza profusa dal Signore sul suo popolo, paragonati ad ogni cura profusa per la vigna, i risultati sono stati davvero molto scarsi.
È quello che abbiamo ascoltato, nei particolari, anche dal salmo, ed del quale abbiamo riconosciuto la verità, proclamando: “La vigna del Signore è la casa di Israele”.
Riportato all’oggi, dovremmo dire: “La vigna del Signore sono tutti i battezzati”. Pertanto, siamo noi la vigna del Signore, e verso di noi il Signore ha una grande cura.
Con quali risultati? Non assomigliamo, forse, al popolo di Israele?
Il popolo di Israele non sa ricambiare l’amore del Signore e si perde dietro una serie di situazioni che, invece di avvicinarlo al Signore, lo fa allontanare sempre di più.
Per cui, il Signore è costretto a dire che la consegnerà al altri, cioè a coloro che sanno corrispondere.
La parabola evangelica ricalca questa situazione. È indirizzata ai capi del popolo, per dire che essi sarebbero stati i primi a dover accogliere Gesù, il Figlio di Dio, mandato dopo che aveva esperimentato il rifiuto dei profeti.
Purtroppo anche lui è stato rifiutato ed ucciso. Pur tuttavia, egli diventa e rimane sempre la pietra angolare: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”.
Che cosa vuol dire questo?
Ci dice che la storia di Gesù non fa altro che continuare la storia di amore del Padre verso gli uomini. Purtroppo, a prima vista, è apparsa come storia di fallimento. Ma, in realtà, è poi finita in una vittoria, nella vittoria dell’amore, compiuta ed evidenziata nella croce di Gesù.
È vero che agli occhi umani la croce è stata un fallimento, eppure in essa ha trionfato l’amore e perciò è divenuta causa di salvezza per coloro che nella vita accettano Gesù.
Ecco perché è pietra d’angolo, è pietra fondamentale, è colonna portante, Gesù è tutto per noi. Ne segue una conseguenza impegnativa. Infatti, se diciamo di essere cristiani, non possiamo non assomigliare a lui.
E allora dobbiamo meravigliarci se anche nella nostra vita ci sono dei fallimenti?
In genere per noi contano più i fallimenti a livello umano esistenziale, ma il vero fallimento è ogni volta che commettiamo il peccato, perché con esso assomigliamo a quelli che hanno fatto fuori Gesù.
È vero! Quante colte abbiamo cacciato Gesù volendo procedere da soli, volendo salvarci da soli! Quante volte, comunque, abbiamo pensato di essere nel giusto, non accettando richiami e correzioni!
Scoraggiarci per questo? Assolutamente, no!
Però, bisogna impegnarsi invocando l’aiuto del Signore, proprio come ci ha suggerito san Paolo: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio custodirà i vostri cuori”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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