Anno C Santa FamigliaTesti liturgici: 1Sam 1,20-22.24-28; Sl 83; 1Giov 3,1-2.21-24; Lc 2, 41-51-5
Per documento:
clicca qui
Si dice che la Santa Famiglia di Nazareth è una famiglia ideale ed è un modello per ogni famiglia. Questo è vero, ma non significa che, in quella famiglia, tutto andasse liscio e che non vi fossero problemi. Il Vangelo di oggi ne è la prova, ed è anche luce per ogni componente di famiglia e, pertanto, rimane anche modello per ogni nostra situazione analoga.

Riflettiamo sul comportamento di Gesù a 12 anni. Da questa età è a lui consentito andare in pellegrinaggio al Tempio, oltre ad acquistare un certo tipo di autonomia, cosa questa che sarà pienamente messa in pratica nella sua vita pubblica.
Cosa ci insegna questo episodio e, poi, quello che avverrà nella sua vita pubblica?
Gesù, certamente, appartiene ad una famiglia umana, ma nello stesso tempo prende le distanze da essa; è galileo e, pertanto, parte dalla sua terra di origine per dare inizio alla sua predicazione, ma nello stesso tempo sfugge alle logiche dell’appartenenza ad un gruppo sociale; visita, come di dovere, il Tempio di Gerusalemme, ma, nello stesso tempo, non accetta di lasciarsi inghiottire dal sistema religioso vigente.
Da una parte, egli è il figlio di Maria e di Giuseppe, perché altrimenti la sua umanità verrebbe negata; ma non è solo questo, perché deve anche occuparsi della volontà del Padre che è nei cieli.
Appartiene alla storia, ma non può essere catturato dentro la storia. Cioè, Gesù dipende dalla sua famiglia di origine, ma non può neppure negare la sua dipendenza dal Padre che lo ha inviato a compiere una missione.
Tutto questo cosa insegna ai genitori e ai figli?
I figli sono affidati ai genitori, ma essi non ne sono i proprietari e non possono esigere e pretendere certe cose. L’affidamento è perché li educhino e li aiutino a scoprire la vocazione e la missione a cui Dio li chiama. Verrà giorno in cui, per la loro vocazione matrimoniale o per altri stati di vita, dovranno lasciare padre e madre, pur riconoscendoli come tali e mantenendo tutto il rispetto e la gratitudine verso di loro.
A questo punto è necessario dire, purtroppo, che molte vocazioni dei figli non sono scoperte per la mancanza educativa, e molti loro matrimoni vanno in fallimento per la ingerenza fuori luogo di genitori e suoceri.
Tuttavia, la maturazione dei figli verso l’autonomia, non va del tutto sganciata dai genitori, dovendo sempre fare tesoro della loro esperienza e dei loro consigli; nel contempo, l’autonomia non è fare quello che pare e piace, ma stare all’erta, liberi da condizionamenti, per comprendere la volontà di Dio.
Tutto questo, sia per genitori che per i figli, è abbastanza facile a comprendersi, ma non altrettanto facile a mettere in pratica.
È una meta che si raggiunge con la buona volontà e con l’impegno di ogni giorno. Non è stato facile neppure per la Santa Famiglia di Nazareth.
Lo stupore nel ritrovarlo e l’espressione: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”, è molto eloquente.
Alla risposta di Gesù: “Devo occuparmi delle cose del Padre mio”, il testo evangelico prosegue dicendo: “Essi non compresero ciò che aveva detto loro”. Tuttavia, essi non si arrabbiano, anzi, prosegue il testo: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore”.
È l’invito, per tutti noi, a fare altrettanto. Non è possibile capire il disegno di Dio sulla nostra vita in maniera sempre chiara; si tratta di osservare i fatti come si snodano e ascoltare la sua Parola per avere luce; si tratta di non avere eccessiva fretta per risolvere i problemi; a Dio non mancherà modo di risolverli per il nostro vero bene e per quello della famiglia.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello