Prima Quaresima C TentazioniTesti liturgici: Dt 26,4-10; Sl 90; Rm 0,8-13; Lc 4,1-13
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Quaresima: è un tempo forte per eccellenza, un tempo di grazia per la conversione e il ritorno a Dio.
Ho detto “tempo di grazia” perché è dono di Dio, più che frutto dei nostri sforzi, che pure ci vogliono con equilibrato impegno, per far sì che la grazia giunga a noi e non sia vana.
La Quaresima vuole evidenziare due realtà importanti: quella battesimale e quella penitenziale; esse sono tra loro concatenate.
Soprattutto nella quaresima si tratta di fare memoria del nostro Battesimo per viverlo quotidianamente. Lo si vive convertendoci ogni giorno. Il Battesimo è dono di Dio, la conversione è la nostra risposta; il dono ci stringe a Dio, la conversione combatte contro tutto quello che vuol farci allontanare da Lui, come ha combattuto Gesù. Egli ci insegna anche con quali mezzi vincere.
Le tre tentazioni sono chiare: fanno riferimento alla mancanza di pane, all’idolatria del potere, all’arroganza religiosa.
La fame e la ricchezza. Dio non vuole che si soffra la fame, vuole che ci sia nutrimento per tutti. Lo ha messo in evidenza quando, per il suo popolo errante nel deserto, ha donato la manna, le quaglie e l’acqua. Dio non vuole che nel mondo ci sia chi muore di fame: infatti, la fame disumanizza e fa dimenticare l’amore di Dio.
Gesù risponde: “Non di solo pane vivrà l’uomo”. Luca sottintende il proseguo della espressione, dove Matteo aggiunge: “Ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Parafrasando questa tentazione sarebbe come dire: “Pensa a star bene tu, che non ti manchi nulla… gli altri si arrangeranno”. La tentazione non si supera senza la Parola di Dio, la quale, a sua volta, ci invita all’amore vicendevole, a vivere sempre mossi dalla carità.
Quale conversione per noi in relazione alla fame? Le iniziative per vivere una “quaresima di carità”, promosse dalla “Caritas”, non mancano. Ma non può mancare neppure un maggior ascolto della Parola: da soli, in famiglia, nei gruppi, nelle iniziative parrocchiali. La Parola racchiude una efficacia unica che nessuna parola umana, pure alta, possiede.
L’idolatria del potere. No, ogni potere viene da Dio ed è chiara la risposta: “Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto”.
Quale può essere la nostra tentazione in questo campo?
È tentazione quando puntiamo su certe cose con spirito sbagliato. Il voler contare nella società, il voler dominare e comandare, il voler primeggiare. Niente da dire; ma lo si fa con spirito umile e di servizio o per orgoglio e per giungere a un falso prestigio?
Come vincerla? Ancora una volta: una preghiera più intensa, sempre attraverso l’ascolto e la riflessione, entrando in intima comunione con il Signore. Essa ci aiuta a capire il motivo per cui Dio si è fatto uomo: “Sono venuto per servire e dare la vita”.
L’arroganza religiosa. È il non rispetto tra le varie religioni, è la pretesa di avere Dio dalla propria parte chiedendogli prodigi: “Gettati giù… tanto ci sono gli angeli…”. E Gesù che risponde: “Non metterai alla prova il Signore”.
Quale la nostra tentazione in questo campo? È una certa pretesa che spesso abbiamo nei confronti di Dio. Ci cadiamo ogni volta che ce la prendiamo con Lui perché non ci accontenta, come vorremmo noi.
Come vincerla? Ancora una volta la Parola e la preghiera ci fanno scoprire che, in realtà, Dio non ci abbandona mai, ci sostiene e ci incoraggia sempre, e che tutto permette per il nostro bene, come spesso ripete: “Non temete, io sono con voi”. E come dalla seconda lettura di oggi: “Chiunque crede in Lui, non sarà deluso”.
La prima lettura, poi, ci ha narrato le meraviglie compiute dal Signore per il popolo di Israele, cosa questa che compie sempre, anche ai nostri giorni; basta avere occhi limpidi per vederli.
Allora, in una conversione che sta a fondamento di tutto, siamo chiamati a crescere in una sempre maggiore fiducia in Lui.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello