24 Domenica C Pecorella smarritaTesti liturgici: Es 32,7-11.13-14; Sl 50; I Tim 1-12.17; Lc 15,1-32
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Iniziamo ponendoci delle domande.
Se il Signore fosse una persona visibile e volessimo ammirare il suo viso, quale fisionomia gli daremmo?
L’unica fisionomia è quella di un viso sereno e felice, perché vive nell’amore il quale, a sua volta, si manifesta attraverso la misericordia verso tutti.
Infatti, Dio è essenzialmente amore e misericordia.
Sappiamo pure che Dio è onnipotente.
Se volessimo sapere dove sta e come si manifesta la sua onnipotenza, come la descriveremmo?
La descriviamo con le parole che usa la Chiesa in una preghiera/colletta, nella quale è detto che la sua onnipotenza si manifesta, soprattutto, nella misericordia e nel perdono.
Ebbene, nella liturgia di oggi, il tema è trattato dalle letture che abbiamo ascoltato, è proprio la misericordia.
In maniera molto chiara ce lo ha mostrato il Vangelo, narrando le relative parabole della pecorella smarrita, delle dieci monete e del figlio prodigo.
Paolo, a sua volta, afferma di aver ottenuto misericordia, considerandosi un grande peccatore, anche se lo era per ignoranza, perché agiva sinceramente, senza rendersi conto dell’errore e delle conseguenze.
Ora, fermiamoci a fare alcune considerazioni sulla prima lettura.
Avete notato come anche Dio, in un certo senso, si pente e si converte.
Sembra voler dimostrare che l’uso della misericordia comincia da se stesso. Ecco le precise parole: “Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo”.
Perché è avvenuto questo?
Per il fatto che si è messo frammezzo Mosè, allo scopo di intercedere, con queste parole: “Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele …”.
L’allontanamento da Dio e la perversione degli Ebrei, non è forse anche la perversione e l’allontanamento di tante persone ai giorni d’oggi?
Proprio per tale motivo, non pochi sono convinti che Dio è talmente stanco che ci castigherà.
In realtà, come sappiamo, Dio non castiga direttamente nessuno, ma solo lo permette. Infatti, allontanandoci da lui, ci stiamo castigando da noi stessi.
D’altra parte, dobbiamo anche riconoscere che non serve a nulla il solo considerare e denunciare il male, come fanno tante persone.
Invece, c’è proprio bisogno anche oggi di persone che facciano come Mosè.
Ce ne sono già tante delle persone che intercedono - e questo certamente ha ridotto le conseguenze dei nostri peccati - ma devono aumentare.
In che modo, per quale motivo e con quale atteggiamento?
Per gli stessi motivi manifestati da Mosè.
Egli, se così si può dire, rammentava al Signore di non dimenticarsi di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Sono tutti campioni della fede, pieni di amore per Lui e per gli altri, tenuti in grande considerazione da Dio stesso.
Ebbene, anche noi dobbiamo ricordare qualcuno. Lo abbiamo, e a confronto con Mosè, siamo molto avvantaggiati.
Infatti, il nostro intercessore è molto più grande di Abramo e degli altri campioni della fede, è una persona tenuta in grandissima considerazione da Dio stesso, proprio perché è suo Figlio.
Questi non è altro che Gesù Cristo, la misericordia personificata del Padre.
Come può Dio non avere misericordia di noi, quando proprio a tale scopo lo ha mandato a morire in croce, per la nostra salvezza?
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello