29 Domeniva La vedovaTesti liturgici: Es 17,8-13; Sl 120; 2 Tim 3,14-4,2; Lc 18,1-8
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La parola oggi ascoltata sottolinea un argomento molto importante, quello della preghiera, fatta senza stancarci. Ci invita a metterci a confronto con quella di Mosè e con quella di cui si parla nella parabola del giudice corrotto.
Prima di proseguire, mi sembra giusto porgerci una domanda.
Di quale tipo di preghiera si tratta? Serve proprio la preghiera? Dove, quando, come pregare? È più importante quella fatta solo per sé, o anche quella fatta per gli altri?
Sono tutte domande legittime.
Ci sono tanti modi per pregare. Oggi ci soffermiamo su quella che è chiamata la preghiera di “domanda”.                  
Ambedue le letture – Esodo e Vangelo - hanno dato una risposta molto chiara a tal proposito.
Prendiamo una espressione della prima: “Amalek venne a combattere contro Israele”.
Storicamente si tratta di una guerra contro il popolo di Israele. La figura di Amalek è stata sempre vista paragonata a quella del diavolo. Egli fa guerra sempre contro i cristiani, contro le nostre famiglie, contro ciascuno di noi.
Come vincere le tentazioni?
La risposta ci è stata data: “Quando Mosè alzava le mani (= pregava), Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere (= non pregava più), prevaleva Amalek.
Non solo per vincere le tentazioni, ma anche per risolvere ogni situazione della vita, comprese quelle più difficili e ingarbugliate è necessaria la preghiera.
Dio, da parte sua, ascolta sempre le nostre preghiere, anche quando apparentemente sembra non concederci quello che chiediamo e che ci sembra necessario.
Egli ha le sue strade ed i suoi tempi. Non è come noi che vogliamo tutto e subito.
Pertanto, l’unica cosa che non si deve fare è quella di stancarci di pregare.
A tal proposito anche il Vangelo è stato molto esplicito, attraverso la parabola del giudice corrotto e disonesto.
Per comprendere bene tale parabola, bisogna calarsi nella situazione di quei tempi. Tutte le donne erano poco considerate e particolarmente deboli, soprattutto quando si trattava di una vedova.
Infatti, non era facile per loro fruire dei beni del marito defunto, pur ricorrendo ai giudici. Essi approfittavano della loro debolezza. Era l’occasione buona per pensare ai propri vantaggi, ai propri interessi.
Ebbene, la parabola che Gesù utilizza per far comprendere l’importanza della preghiera, fatta con insistenza e costanza, è interessante.
A prima vista, la scelta dei due personaggi potrebbe sembrarci non troppo felice, in quanto parla di un giudice “corrotto” e di una vedova “importuna”.
Eppure, sono proprio loro che ci fanno capire quanto sia importante chiedere con fede.
Il giudice, che è disonesto, pur di togliersi dai piedi la donna, decide di esaudire la sua richiesta.
Ebbene, dice Gesù, se persino un uomo ingiusto e cattivo esaudisce coloro che si rivolgono a lui, cosa non farà Dio che è la bontà in persona?
Il problema è un altro!
Il problema, infatti, non è in Dio che non esaudisce, ma sta in coloro che non chiedono più, per mancanza di fede; oppure, lo fanno senza insistenza.
Pertanto anche noi dobbiamo, in qualche modo, essere “importuni” – santamente importuni – nei confronti di Dio.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello