Anno C Tutti i santiTesti liturgici: Ap 7,2-4.9-14; Sl 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12
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Chi sono i Santi che oggi solennemente celebriamo?
Qualcuno pensa che siano quelli proclamati tali dalla Chiesa, quelli che noi veneriamo fermandoci davanti alle immagini e statue che li rappresentano, o verso i quali facciamo pellegrinaggi nei santuari loro dedicati.
Niente da dire. È vero. Però, questi lo sono per un titolo speciale, in quanto la Chiesa li addita ufficialmente come speciali protettori e, nel contempo, come esempi di vita che, nel modo a noi consono, siamo invitati ad imitare.
In realtà, santi sono tutti i figli di Dio, in quanto come tali assomigliano a Lui che è definito il “tre volte Santo”. Dal giorno del Battesimo, che ci ha resi suoi figli, noi tutti siamo santi; di conseguenza la sua luce risplende in noi e, attraverso noi, si irradia negli altri.
Bella, a tal proposito, l’espressione di Giovanni all’inizio della seconda lettura: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”.
Portiamo una similitudine.
Alla maniera di come, cliccando sull’interruttore, facciamo scomparire la luce e rimaniamo nel buio, così, commettendo il peccato, perdiamo in parte o del tutto la luce di Dio. Se è un peccato mortale, perdiamo del tutto la santità, se è un peccato veniale, rimaniamo santi ma non in maniera perfetta.
Oggi è festa della Chiesa, è la festa di tutti noi; in altre parole, è la festa della Comunione dei Santi.
Con l’espressione “Comunione dei Santi”, si intende la famiglia di Dio, la stretta unione che esiste tra noi cristiani e Gesù Cristo. Ne segue la necessità di una stretta collaborazione anche tra di noi, per il fatto che ognuno di noi, essendo appunto famiglia, mette i propri doni, ricevuti da Dio, a servizio degli altri.
Ora, se volessimo conteggiare il numero degli appartenenti a questa famiglia, è impossibile, come ha affermato l’Apocalisse: “Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e nazione”.
È vero che poco prima aveva affermato che i “segnati” erano centoquarantaquattromila, ma tale numero è simbolico. Esso indica la pienezza e la perfezione, quindi indica una totalità. Tale è quella dei salvati, tutti resi santi.
Volendo renderci conto se noi viviamo la santità, basta riflettere come mettiamo in pratica le beatitudini, solennemente proclamate dal Vangelo.
Sembrerebbe impossibile viverle, anche perché sono in opposizione alla mentalità corrente.
Dobbiamo, comunque, ricordare che sono un punto di arrivo e non di partenza. Ci arriveremo se ogni giorno ci impegniamo a metterle in pratica.
Quale di queste, oggi, vogliamo prendere in considerazione?
Siccome siamo nell’anno della misericordia, prendiamo questa: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
Si tratta di avere l’attenzione per l’altro, il prendersene cura, il fare piccolo il nostro cuore per far spazio al cuore dell’altro, è guardarlo con amore e comprensione, è perdonarlo sempre. Questo non è altro che vivere la misericordia, ad imitazione di Dio.
Scendendo a maggiore concretezza, questa beatitudine ci farà evitare ogni giudizio azzardato ed inutile, ci farà evitare qualsiasi maldicenza, ci darà la capacità di impegnarci per aiutare gli altri ad uscire dalle situazioni di peccato, a superare ogni sofferenza di cui sono provati.
Veramente, se ci impegniamo a vivere così, esperimenteremo la misericordia di Dio anche su di noi, unitamente al suo aiuto in ogni nostra difficoltà.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello.