per la terza volta avremo con noi, la domenica 14 giugno 2015, presso il Santuario di San Giuseppe in Spicello in San Giorgio di Pesaro, il prof. Fausto Negri.
Per chi non lo conoscesse:
E’ sposato con un figlio. E’ stato insegnante di religione cattolica nella scuola secondaria superiore. Laico impegnato nella pastorale familiare e catechetica.
Attualmente è Direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Fidenza.
In collaborazione con don Luigi Guglielmoni ha scritto, per le più importanti Case Editrici cattoliche, numerosi testi per famiglie, educatori e ragazzi.
In collaborazione con don Olinto Crespi ssp ha pubblicato “San Giuseppe, uomo dei nostri giorni”, argomento da lui trattato nell’analogo incontro dello scorso anno.
Il tema di quest’anno è: “Il <Padre nostro> per la famiglia”.
L’oratore lo presenta con le seguenti parole:
Gesù ha insegnato una sola preghiera, ciò che lui stesso sperimentava: ha potuto farlo perché la sua esistenza è sempre stata connessa al Padre.
Nel Vangelo di Luca Gesù passa spesso le notti in preghiera; essa ritma i momenti più importanti della sua vita.
La richiesta dei discepoli, dunque, nasce anzitutto dall’esempio offerto loro dal Maestro. Per comprendere Dio-Padre bisogna conoscere e guardare Gesù: egli è la spiegazione di suo Padre, è la narrazione del suo amore privo di ogni durezza, la rivelazione dei suoi tratti paterni.
Gesù, che è il Figlio, l’amico dell’uomo e l’erede di tutte le cose insegna il Padre nostro non come formula da ripetere a memoria, ma come paradigma della preghiera dei discepoli e di ogni suo seguace.
Questa preghiera riassume tutte le preghiere e tutti gli insegnamenti di Cristo. Tutte, nei Vangeli, (oltre cento) iniziano con il termine «Padre», la parola migliore con cui stare davanti a Dio. Il Padre nostro è dunque ‘la preghiera’ per eccellenza. Tertulliano, uno dei primi padri della chiesa, ha scritto: "La preghiera insegnataci dal Signore è la sintesi di tutto il Vangelo".
Questa orazione è un codice di identificazione. Il Padre nostro è la preghiera di coloro che non hanno ricevuto uno spirito da schiavi, ma da figli, amati e liberi. Gesù ha inviato nel nostro cuore il suo Spirito, per mezzo del quale gridiamo a Dio: ‘Papà!’.
Pur essendo breve e di grande semplicità, il Padre nostro è un’orazione di alta sapienza. È anche la più completa, perché in essa tutta la realtà viene posta davanti a Dio. Nella prima parte della preghiera ci si eleva al Cielo al Dio Padre amorevole, Padre di tutti, alla sua santità, al suo regno, alla sua volontà; nella seconda parte ci chiniamo verso terra, pregando per il pane, il perdono, le tentazioni, il male.
Non siamo chiamati né a confonderci con le cose materiali cosificandoci, né a distaccarci dalla realtà concreta divenendo angeli.
L’ordine delle domande non è occasionale. Si parte da Dio e in seguito si passa all’uomo. È a partire dall’ottica di Dio che ci preoccupiamo delle nostre necessità vitali e dei rapporti tra noi. Nella prospettiva di fede, ogni autentico sviluppo dell’umano sorge da un profondo incontro con Dio. È il rapporto con il Signore che dona l’energia per l’azione. Contemplazione del Dio dei cieli e azione impegnata nel mondo non sono contrapposte tra loro ma si integrano armoniosamente a vicenda.
Il Dio che ama, è affidabile e dona a tutti un orientamento per la vita, così da vivere all’altezza del rapporto con Lui come figli, con gli altri come fratelli, con il creato come custodi, con il futuro (eternità).
Nei primi secoli del cristianesimo la preghiera del Padre nostro veniva solennemente recitata subito dopo aver ricevuto il battesimo nella Liturgia della Veglia pasquale. I catecumeni la recitavano quando erano diventati membri della famiglia di Dio, tenuti sulle ginocchia della Madre Chiesa. San Francesco chiedeva ai suoi frati di recitare il Padre nostro 70 volte al giorno.
Il tentativo di questa meditazione è di ripensare la preghiera di Gesù per il nucleo familiare, cioè cercando di tradurla per la realtà quotidiana della famiglia. La fede cristiana spinge ad incarnarsi là dove siamo posti a vivere… a partire dal nostro prossimo più vicino: i familiari.
Le difficoltà non vengono tolte, i pericoli non sono eliminati ma, grazie alla preghiera, è rinvigorito il nostro coraggio. Infatti, come affermava San Giovanni Paolo II, «la famiglia che prega unita, resta unita».
Il programma della giornata è il seguente:
Ore 09,15 - Accoglienza
Ore 09,30 – Celebrazione delle Lodi
Ore 10,00 – Relazione
Ore 11,30 – Celebrazione Eucaristica
Ore 12,30 – Pranzo. (Può essere al sacco senza prenotazione. Si potrà ordinare un primo nella mattinata. Potrà essere fornito al completo, previa prenotazione entro il 10 giugno 2015, telefonando a Monica 338.9068526)
Ore 14,30 – Scambio di esperienze e dialogo con il relatore
Ore 16,00 circa – Termine dell’incontro
Spicello di San Giorgio 21 maggio 2015.
Sac. Cesare Ferri, rettore
unitamente ai collaboratori
Per le immagini dell'analoga giornata dello scorso anno: http://www.sangiuseppespicello.it/il-santuario/fotogallery-completa/471-avvenimenti-venticinquesimo-del-santuario-nel-2014.html