
Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia
(Testo base Mt 5,1-2.7)
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Introduzione
La riflessione su questa beatitudine trova la sua più che mai opportuna collocazione in questo anno giubilare della misericordia. Concretamente, poi, trova la sua espressione nel compimento delle opere di misericordia, oggetto delle future riflessioni: sette nell’ordine materiale ed altrettante in quello spirituale.
Tutti siamo convinti della necessità di osservare i comandamenti di Dio, come siamo convinti della necessità di avere mani e piedi per compiere le nostre azioni quotidiane.
Ma se il corpo diventa cadavere, è più possibile agire? Se manca l’anima, le membra del corpo cosa possono fare?
Analogamente, questo vale nella osservanza dei comandamenti, quando in essa manca lo spirito delle beatitudini.
Senza lo spirito delle beatitudini, i comandamenti diventano un peso che, potendoli scrollare di dosso, si farebbe volentieri. Ed anche, ammesso pure che si osservino, questo avrebbe un valore molto limitato.
Per esempio, quanta gente va alla Messa festiva perché è un dovere, ma senza lo spirito delle beatitudini. Come pure, quanti dell’Istituto vanno al ritiro mensile, ma senza lo spirito delle beatitudini.
Pertanto, c’è da convertirsi anche su questo fronte, c’è da compiere un passaggio. In altre parole, si tratta di osservare i comandamenti, le regole, gli statuti, non perché è un dovere imposto, per cui si fa nostro malgrado, ma perché ne vediamo l’utilità, anzi il bisogno; pertanto siamo felici di compiere quanto richiesto.
Entrati in questo spirito, quello che si fa, viene fatto con amore.
Questo non significa che tutto sia facile o che sia fatto con trasporto. Spesso richiede sacrificio, proprio per il fatto che istintivamente è compiuto controvoglia, ma nel profondo dell’anima siamo felici di farlo. Ecco le beatitudini, viste sotto le diverse angolature.
Gesù, a proposito di questo, dice di non essere venuto ad abolire la legge, ma a perfezionarla, cioè a farle osservare con amore.
Significato del termine misericordioso
Il termine “misericordioso”, in quanto riferito agli uomini, si trova pochissime volte nel vangelo e nella scrittura.
Molte volte, invece, si trova riferito a Dio. Essa, infatti, è la sua caratteristica esclusiva: se Dio è definito Amore, questo egli lo esprime con la misericordia.
Come facciamo a sapere che Dio è misericordioso?
È vero, non possiamo sperimentarlo direttamente. Ma Dio si è fatto visibile in Gesù Cristo! È lui che incarna la misericordia del Padre, come leggiamo nel Vangelo: “Dio ha tanto amato gli uomini, da mandare suo Figlio”.
È attraverso Gesù che Dio non può non perdonare.
Da questa angolatura, per certi aspetti e senza fraintendimenti, potremmo dire che Dio ama più i peccatori che i giusti. Senza fraintendimenti, ripeto. Analogamente al sole che illumina e riscalda tutto, ma questo si nota di più nel bagnato.
Per spiegare questo, Gesù ha raccontato alcune parabole (la dramma perduta, la pecorella smarrita, il servo spietato, il buon samaritano, ed in maniera quanto mai eloquente quella del padre buono verso il figlio prodigo).
Le ha raccontate per sostenere e incoraggiare i pubblicani e i peccatori, da una parte, e per denunciare gli scribi e i farisei, dall’altra.
Quante volte, infatti, Gesù si è scagliato contro di loro perché, rifacendoci a quanto sopra detto, osservavano la legge ma il loro cuore era lontano da Dio; oggi diremmo che la loro pratica non era impregnata dello spirito delle beatitudini.
Parabola del padre misericordioso
Prendiamo in consideriamone la parabola del padre misericordioso ed in essa considerando i personaggi.
Cominciare dal figlio minore.
Nel suo comportamento, il peccato più grave che ha commesso, non è stato quello di aver sperperato i soldi, o di aver frequentato le prostitute, ma quello di essersi voluto sottrarre all’amore del padre, allontanandosi da lui.
Purtroppo, sin che si è lontani il Signore, egli non può esercitare la sua misericordia. Nella parabola è quanto mai chiaro che, con pur tutte le raccomandazioni, il padre lo ha lasciato libero e non gli è corso dietro. Dentro di sé diceva: capirà, tornerà, sono sempre pronto ad abbracciarlo.
Tra parentesi, questo potrebbe avvenire anche nei rapporti umani, di cui tutti potremmo aver avuto delle esperienze. Ci potrebbe essere capitato che, dopo discussioni e disaccordi, uno ha cercato di avvicinarsi all’altro per chiedere scusa e perdono. Purtroppo, senza risultato perché l’altro non ha guardato o ha girato le spalle.
Quali le conseguenze per ambedue, in tale caso?
Colui che vuol perdonare, se da una parte vive nella sofferenza, dall’altra può riconoscersi nelle spirito delle beatitudini, vivendo nel profondo la serenità. Anche l’offensore, per certi aspetti, vive un certo tipo di sofferenza la quale, però, rimane sterile, anzi riempie la sua vita di rabbia, di stizza e di scontentezza, tale che, per liberarsene, usa l’arma della maldicenza.
Torniamo alla parabola e consideriamo ora il figlio maggiore.
È colui che assomiglia agli scribi e farisei. Oggi, potrebbe assomigliare a tanti cristiani, ed anche a qualche membro dell’Istituto Santa Famiglia.
A prima vista sembra un bravo ragazzo, rimane in casa, lavora, non spreca soldi.
Eppure, per certi aspetti, è peggio del minore. Questi, è vero che si è allontanato dal padre, ma lo ha fatto, potremmo dire in un modo regolare, limpido, sincero, con la permissione.
Al maggiore mancava tale limpidezza e sincerità. Proprio alla maniera dei farisei, stava col padre ma non amava sinceramente il padre, anche se in apparenza sembrerebbe il contrario.
La prova lampante lo dimostra al ritorno del fratello: rimprovera il comportamento del padre, e rifiuta di entrare a far festa.
Passiamo a consideriamo ora la figura del padre che vuol manifestare la misericordia di Dio verso i peccatori senza disquisizione alcuna.
La misericordia non è un fatto automatico.
Il Signore esorta e raccomanda, ma rispetta la libertà. Rimane fedele, non perde la fiducia nel peccatore, rimane in attesa del pentimento e del ritorno. Corre incontro e non si fa raccontare nulla, perché il passato ormai non esiste più.
Seguono i gesti che indicano la piena reintegrazione di lui in famiglia: l’abbraccio e il “bacio”, segno di riconciliazione; il “vestito” più bello, segno di ritrovamento della dignità perduta; “l’anello”, segno di comando; i “sandali” in quanto figlio e non schiavo; il “banchetto” segno di comunione ricostruita.
Conseguenze da applicare a noi.
Si tratta ora di imitare la misericordia del Padre celeste, vivendola in noi e applicandola agli altri.
È la seconda parte della beatitudine: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”
Nella preghiera del Padre nostro diciamo: “Rimetti a noi i nostri debiti, come non li rimettiamo ai nostri debitore”.
Come si esprime la misericordia verso gli altri?
Analogamente, questo vale nella osservanza dei comandamenti, quando in essa manca lo spirito delle beatitudini.
Senza lo spirito delle beatitudini, i comandamenti diventano un peso che, potendoli scrollare di dosso, si farebbe volentieri. Ed anche, ammesso pure che si osservino, questo avrebbe un valore molto limitato.
Per esempio, quanta gente va alla Messa festiva perché è un dovere, ma senza lo spirito delle beatitudini. Come pure, quanti dell’Istituto vanno al ritiro mensile, ma senza lo spirito delle beatitudini.
Pertanto, c’è da convertirsi anche su questo fronte, c’è da compiere un passaggio. In altre parole, si tratta di osservare i comandamenti, le regole, gli statuti, non perché è un dovere imposto, per cui si fa nostro malgrado, ma perché ne vediamo l’utilità, anzi il bisogno; pertanto siamo felici di compiere quanto richiesto.
Entrati in questo spirito, quello che si fa, viene fatto con amore.
Questo non significa che tutto sia facile o che sia fatto con trasporto. Spesso richiede sacrificio, proprio per il fatto che istintivamente è compiuto controvoglia, ma nel profondo dell’anima siamo felici di farlo. Ecco le beatitudini, viste sotto le diverse angolature.
Gesù, a proposito di questo, dice di non essere venuto ad abolire la legge, ma a perfezionarla, cioè a farle osservare con amore.
Significato del termine misericordioso
Il termine “misericordioso”, in quanto riferito agli uomini, si trova pochissime volte nel vangelo e nella scrittura.
Molte volte, invece, si trova riferito a Dio. Essa, infatti, è la sua caratteristica esclusiva: se Dio è definito Amore, questo egli lo esprime con la misericordia.
Come facciamo a sapere che Dio è misericordioso?
È vero, non possiamo sperimentarlo direttamente. Ma Dio si è fatto visibile in Gesù Cristo! È lui che incarna la misericordia del Padre, come leggiamo nel Vangelo: “Dio ha tanto amato gli uomini, da mandare suo Figlio”.
È attraverso Gesù che Dio non può non perdonare.
Da questa angolatura, per certi aspetti e senza fraintendimenti, potremmo dire che Dio ama più i peccatori che i giusti. Senza fraintendimenti, ripeto. Analogamente al sole che illumina e riscalda tutto, ma questo si nota di più nel bagnato.
Per spiegare questo, Gesù ha raccontato alcune parabole (la dramma perduta, la pecorella smarrita, il servo spietato, il buon samaritano, ed in maniera quanto mai eloquente quella del padre buono verso il figlio prodigo).
Le ha raccontate per sostenere e incoraggiare i pubblicani e i peccatori, da una parte, e per denunciare gli scribi e i farisei, dall’altra.
Quante volte, infatti, Gesù si è scagliato contro di loro perché, rifacendoci a quanto sopra detto, osservavano la legge ma il loro cuore era lontano da Dio; oggi diremmo che la loro pratica non era impregnata dello spirito delle beatitudini.
Parabola del padre misericordioso
Prendiamo in consideriamone la parabola del padre misericordioso ed in essa considerando i personaggi.
Cominciare dal figlio minore.
Nel suo comportamento, il peccato più grave che ha commesso, non è stato quello di aver sperperato i soldi, o di aver frequentato le prostitute, ma quello di essersi voluto sottrarre all’amore del padre, allontanandosi da lui.
Purtroppo, sin che si è lontani il Signore, egli non può esercitare la sua misericordia. Nella parabola è quanto mai chiaro che, con pur tutte le raccomandazioni, il padre lo ha lasciato libero e non gli è corso dietro. Dentro di sé diceva: capirà, tornerà, sono sempre pronto ad abbracciarlo.
Tra parentesi, questo potrebbe avvenire anche nei rapporti umani, di cui tutti potremmo aver avuto delle esperienze. Ci potrebbe essere capitato che, dopo discussioni e disaccordi, uno ha cercato di avvicinarsi all’altro per chiedere scusa e perdono. Purtroppo, senza risultato perché l’altro non ha guardato o ha girato le spalle.
Quali le conseguenze per ambedue, in tale caso?
Colui che vuol perdonare, se da una parte vive nella sofferenza, dall’altra può riconoscersi nelle spirito delle beatitudini, vivendo nel profondo la serenità. Anche l’offensore, per certi aspetti, vive un certo tipo di sofferenza la quale, però, rimane sterile, anzi riempie la sua vita di rabbia, di stizza e di scontentezza, tale che, per liberarsene, usa l’arma della maldicenza.
Torniamo alla parabola e consideriamo ora il figlio maggiore.
È colui che assomiglia agli scribi e farisei. Oggi, potrebbe assomigliare a tanti cristiani, ed anche a qualche membro dell’Istituto Santa Famiglia.
A prima vista sembra un bravo ragazzo, rimane in casa, lavora, non spreca soldi.
Eppure, per certi aspetti, è peggio del minore. Questi, è vero che si è allontanato dal padre, ma lo ha fatto, potremmo dire in un modo regolare, limpido, sincero, con la permissione.
Al maggiore mancava tale limpidezza e sincerità. Proprio alla maniera dei farisei, stava col padre ma non amava sinceramente il padre, anche se in apparenza sembrerebbe il contrario.
La prova lampante lo dimostra al ritorno del fratello: rimprovera il comportamento del padre, e rifiuta di entrare a far festa.
Passiamo a consideriamo ora la figura del padre che vuol manifestare la misericordia di Dio verso i peccatori senza disquisizione alcuna.
La misericordia non è un fatto automatico.
Il Signore esorta e raccomanda, ma rispetta la libertà. Rimane fedele, non perde la fiducia nel peccatore, rimane in attesa del pentimento e del ritorno. Corre incontro e non si fa raccontare nulla, perché il passato ormai non esiste più.
Seguono i gesti che indicano la piena reintegrazione di lui in famiglia: l’abbraccio e il “bacio”, segno di riconciliazione; il “vestito” più bello, segno di ritrovamento della dignità perduta; “l’anello”, segno di comando; i “sandali” in quanto figlio e non schiavo; il “banchetto” segno di comunione ricostruita.
Conseguenze da applicare a noi.
Si tratta ora di imitare la misericordia del Padre celeste, vivendola in noi e applicandola agli altri.
È la seconda parte della beatitudine: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”
Nella preghiera del Padre nostro diciamo: “Rimetti a noi i nostri debiti, come non li rimettiamo ai nostri debitore”.
Come si esprime la misericordia verso gli altri?