Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
10 dicembre 2025 * S. Adeodato vescovo
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7 Amore al nemico
Testi liturgici: Lv 19,1-2.17-18; I Cor 3,16-23; Mt 5,38-48 
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“Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”,
con queste parole si è appena concluso il brano evangelico.
In un altro brano biblico troviamo scritto un’altra espressione analoga con la quale il Padre celeste ci invita ad essere come lui: “Siate santi come io sono santo”.
I termini “perfetto” e “santo” equivalgono. In altre parole ci invitano ad imitare il Signore nell’amore, con il quale non fa preferenza di persone, ma ama indistintamente tutti e sempre.
Il brano di oggi sta continuando quello di domenica scorsa ed è tutto incentrato per farci mettere in atto l’amore, non un amore qualsiasi, ma quello messo in pratica alla maniera di Dio.

Mi piace richiamare una delle espressioni ascoltate domenica scorsa: “Se stai per fare la tua offerta sull’altare e ti ricordi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te, va prima a riconciliarti”.

A prima vista sembrerebbe che la cosa sia limitata solo ad un atteggiamento personale del fratello, tanto da farci domandare: “Cosa gli ho fatto di male, che ce l’ha tanto con me!”.

Ovviamente, in tal caso non ne siamo responsabili, si tratta solo di offrire al Signore la sofferenza per la situazione che si è creata e quindi a pregarci perché tutto abbia a sistemarsi in meglio. Del resto, questo capita anche al Signore stesso, in quanto il suo amore non può raggiungerci se noi gli giriamo le spalle.   

Ma nel brano l’espressione di Gesù ha un altro significato.

Vuol dire che, se un altro ce l’ha con noi, è segno che lo abbiamo in qualche maniera offeso. Allora, è per questo che dobbiamo avvicinarci a lui e chiedergli perdono, altrimenti non avrebbe nessun valore il fatto che stiamo partecipando alla messa e, peggio ancora, lo scambiarci il segno della pace in quanto è un gesto compiuto in maniera falsa.

Solo perdonando siamo perfetti come il Padre celeste.

Come ce lo dimostra?

In realtà egli non ci ha mai offeso, anzi, per il fatto di essere suoi nemici a causa del peccato, egli ci ha ugualmente amato, tanto da mandare il suo Figlio per la nostra salvezza.

Eppure qualche volta anche noi ce l’abbiamo con lui, perché non ci accontenta come vorremmo. Eppure, nonostante questo, lui ci viene incontro e ci perdona sempre.

Ecco, pertanto, che possiamo comprendere un’altra espressione di oggi: “Se uno di percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra”.

Il porgere l’altra guancia significa che il nemico deve essere perdonato e amato, alla maniera di come fa Dio, il quale fa sorgere il sole non solo sui buoni ma anche sui cattivi, pronto sempre a perdonarli se riconoscono il loro peccato.

È anche quello che sottolinea un’altra espressione: “Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?”.

In quel tempo era riferito al popolo ebraico. Essi amavano solo quelli della propria razza; mentre gli altri, quelli che chiamavano i “gentili”, cioè i pagani, non dovevano essere considerati, anzi dovevano essere disprezzati e allontanati, perché erano considerati lontani da Dio.

 Anche noi, spesso, ci limitiamo ad amare solo chi ci è amico, chi ci stima, chi non ci offende, chi la pensa come noi, che ci fa dei favori, chi non è lontano da Dio, e così via.

Con queste persone siamo anche più comprensivi e più pazienti, le perdoniamo più facilmente per i loro limiti ed errori. Cosa che, purtroppo, istintivamente non avviene con altri, nei quali vediamo solo il lato negativo.

E Gesù che sottolinea: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del vostro Padre che è nei cieli”.

Certo che tutto questo, nella logica e nella capacità umana, è inconcepibile ed impossibile a riuscirci.

Però, se siamo uniti a Dio e ci affidiamo a lui, proprio con la sua grazia tutto diventa possibile.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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