Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
10 dicembre 2025 * S. Adeodato vescovo
itenfrdeptrues

Apostolo Tommaso
Testi liturgici: At 2,42-47; I Pt 1,3-9; Gv 20, 19-31

Per il documento: clicca qui
Dove era Tommaso in quella sera della Risurrezione di Gesù?
Potrebbero esserci due ipotesi. L’una è quella di aver abbandonato la comunità per la delusione subita; l’altra è quella di essere stato il più coraggioso visto che, mentre gli altri se ne stavano chiusi per paura dei Giudei, lui era tranquillamente in giro.
In ogni caso c’è un dato di fatto, non è con loro e questo gli impedisce di fare l’esperienza di Gesù risorto.              

Al suo ritorno viene investito dalla grande gioia degli altri, ma lui rimane molto perplesso e scettico, ha bisogno di vedere e toccare quei segni che avrebbero provato la morte di Gesù.

A questo desiderio Gesù non si sottrae e per questo torna dopo otto giorni, invitando direttamente Tommaso a toccare.

Il Vangelo non ci dice se abbia toccato o meno, però ci riporta la sua meravigliosa professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!”.

Potremmo ben dire che Tommaso è un po’ il santo protettore di tutti noi, che vogliamo sempre capire tutto, vedere chiaramente, fare esperienza, tanto da non farci riuscire a dire: “Non capisco nulla in quello che mi capita, però credo fermamente che il Signore mi sta conducendo”.

È possibile questo?

Certamente, a patto che ci manteniamo sul livello della fede.

Gesù ce lo vuol far comprendere, ambedue le volte, facendoci considerare il giorno da lui scelto per farsi vedere. Ha scelto il giorno dopo il sabato, quello che per noi è la domenica, il primo giorno della settimana.

È il giorno di cui ci ha parlato la prima lettura con l’espressione: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.

Ma, alla fine del brano, c’è pure un'altra espressione che è molto importante: “Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”.

A ben considerare oggi avviene l’inverso, sono sempre meno coloro che osservano la domenica, che vivono nel clima della fede, correndo il rischio di non potersi salvare.

A questo punto è necessario fare una riflessione. La vita cristiana e di fede non si trasmette per proselitismo, non si trasmette solo con il dire, ad esempio ai figli e nipoti, che bisogna andare a Messa, ma innanzitutto e soprattutto per attrazione, nel saper mostrare con la propria vita quanto sia bello, consolante ed incoraggiante stare con il Signore.

Pertanto, il compito di ogni comunità cristiana, e quindi innanzitutto la vita di ogni parrocchia, non è quella di aggregare persone animate solo da interessi filantropici, ma sta nell’essere consapevoli che è il Signore a convocarci per un cammino di fede la quale alla fine ci porterà pure agli altri, ma con uno stile ed uno spirito diverso.

Pertanto, come diventa importante santificare la domenica, soprattutto con la Messa, per un vero cammino di fede e di amore!

A tal proposito, ecco alcune domande.

Il nostro incontro domenicale nella Messa è caratterizzato da gioia, oppure siamo presenti in modo quasi rassegnato, solo per osservare una legge?

Abbiamo capito che la domenica è una chiamata del Signore e quindi un suo dono per aiutarci a vivere bene gli altri giorni della settimana?

Infine, non dobbiamo dimenticare che è pure un giorno di distensione generale, da vivere soprattutto con la famiglia senza eccessivamente evadere da essa.

E come si vive la partecipazione alla Messa?

Non è solo l’incontro con il Signore, ma è anche un incontro comunitario, compiuto in maniera gioiosa, cosa che si manifesta in tanti modi.

Cito qualche esempio. Lo si manifesta dal come si arriva in tempo, ed anzi con qualche anticipo; dal non puntare l’orologio per calcolare la durata; dal come non si ha la fretta di ripartire; dal come ci si sente uniti a tutti nel non essere muti o quasi, sia nelle risposte e sia nei canti, come fossimo degli spettatori; e soprattutto dal come si ascolta con attenzione la Parola di Dio, dal come ci lasciamo interpellare da essa, dal come gli diamo spazio per la dovuta riflessione silenziosa che ne segue; ed infine dal come ci accostiamo alla comunione eucaristica, fatta con vera devozione e raccoglimento.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

facebook

"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

Visite agli articoli
3723366

Abbiamo 310 visitatori e nessun utente online