Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
8 dicembre 2025 * Immacolata Concezione
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Cieco natoTesti liturgici: I Sam 161b.4.6-7.10-13; Sl 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41
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Se domenica scorsa l’argomento simbolico e la riflessione è stata quella dell’acqua, oggi è quello della luce, i cui effetti sono stati ben descritto dall’episodio evangelico.
Esso si sviluppa in sette tappe.
Prima tappa. Di chi è la colpa se quel ragazzo è nato cieco?
Secondo la mentalità del tempo, la eventuale menomazione di un figlio, sarebbe sempre colpa dei genitori.
Gesù respinge questa visione, afferma invece che è l’occasione per manifestare l’opera di Dio: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma perché in lui siano manifestate le opere di Dio”.
Pertanto, lo è per manifestare che Gesù è la vera luce del mondo, tanto è vero che è capace di dargli quella vista che gli faccia godere quella del sole.
Seconda tappa. È la reazione che il miracolo suscita fra la gente, creando anche il disaccordo fra di loro: “Non è quello che chiedeva l’elemosina? Sì, è lui! No, è uno che gli assomiglia”.
Terza tappa. Riscontra la reazione negativa e la rabbia di alcuni Farisei perché Gesù ha compiuto il prodigio in giorno di sabato, per cui ha trasgredito la legge: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri, invece, non erano d’accordo: “Come può un peccatore compiere segni di questo genere?”.
Quarta tappa. Ora subentrano i Giudei; mettono in discussione l’accaduto, fanno domande per capirci qualcosa, ma non ci tirano fuori nulla.
Quinta tappa. Allora, chiedono direttamente al guarito come sia avvenuto il tutto. Egli si schiera dalla parte di Gesù, sino ad avere una furiosa reazione quando dice loro: “Volete anche voi diventare suoi discepoli?”. Per tale reazione lo cacciano fuori.
Sesta tappa. Gesù incontra di nuovo il miracolato. Dialogando con lui, lo porta alla compiutezza della fede, cioè a credere come sia lui stesso, la vera luce del mondo, tale che porta tutti alla salvezza: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”.
Settima tappa. Manifesta l’insegnamento conclusivo di Gesù: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: ‘Noi vediamo’, il vostro peccato rimane”.
Applichiamo a noi. La luce donata al cieco nato è quella fisica. Gesù compie il prodigio per farci salire al piano soprannaturale della fede e giungere ad un nuovo tipo di luce.
Dove sta la cecità della fede?
La cecità della fede sta nell’essere convinti di sapere sufficientemente di vita cristiana e di comportarsi abbastanza bene e, pertanto, di non avere bisogno di altra luce, per capire di più e di meglio.
Ci basti, ad esempio, considerare un particolare aspetto, propostoci dall’episodio della prima lettura, nella quale è detto: “L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”.
Come è facile giudicare le persone solo per quello che appaiono! Abbiamo proprio bisogno di far brillare più luce per giungere a vedere anche quello che c’è nel loro cuore, nelle intenzioni di tali persone.
Agli occhi degli uomini, quel ragazzino di nome Davide, non contava nulla. Eppure, per il Signore era la persona giusta ad essere il re di Israele, nonostante i suoi limiti, difetti e peccati, come si manifesteranno in seguito.
Però, in fondo era un ragazzo retto, limpido, sincero; ed è proprio quello che guarda il Signore.
La vita di Davide ci fa pensare a quella nostra. Anche noi, con il battesimo, siamo stati scelti dal Signore per essere suoi discepoli. Se da una parte facciamo tante cose buone, dall’altra facciamo pure cose meno buone.
Dobbiamo pensare che nel cammino cristiano, al quale il Signore ci invita, non c’è alcun santo, senza un passato quasi sempre peccaminoso, ma neppure c’è un peccatore che non possa creare un futuro migliore.
Allora, scoraggiarci? Mai!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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