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“Ti rendo lode, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.
Il brano evangelico si è aperto con questo inno di lode, di giubilo e di benedizione che Gesù rivolge al Padre.
Attraverso queste parole, egli esprime una grande verità. Ci rivela come la volontà del Padre stia nel tenere nascosto il proprio mistero di vita ai dotti e ai sapienti e di rivelarlo, invece, ai piccoli.
A questo punto, potremmo giustamente obbiettare che il Signore non vuole bene a tutti alla stessa maniera. Perché fa queste preferenze?
Si tratta di capire il significato del linguaggio di Gesù e di comprendere la differenza che vi è tra i sapienti e i piccoli, come da lui intesi.
Per lui, i sapienti sono coloro che fondano la propria esistenza su quanto credono di conoscere a livello umano: per la loro intelligenza, per i titoli di studio che hanno conseguito, per l’influenza che possono esercitare in forza dell’autorità, per il prestigio che occupano nella società.
Se si fermano qui, essi sono destinati a vivere in maniera molto limitata, e senza rendersi conto delle cose veramente importanti.
È vero che sono istruiti e conoscono molte cose, è vero che hanno potere e prestigio, ma siccome fondano il loro rapporto con la realtà basandolo sulla propria intelligenza e capacità, si perdono il meglio.
Dall’altra parte ci sono i piccoli. Questo non significa che essi sono ingenui o sempliciotti, ma che sono umili.
In altre parole, sono coloro che non scartano le qualità umane, anche quelle citate, ma hanno capito dove sta l’essenziale. Pertanto, si mettono in ascolto di Dio, si fidano di lui, cercano la sua volontà e la vogliono compiere, spendono la loro vita in un continuo servizio di amore disinteressato.
È questo il segreto per riuscire ad essere partecipi dei suoi segreti.
Pertanto, solo con l’umiltà, cioè contando più su Dio che su noi stessi, giungiamo alla vera intelligenza e comprensione delle cose.
C’è poi un’altra espressione evangelica: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro … prendete il mio giogo … il mio giogo è dolce e il mio carico leggero”.
È un invito e nel contempo l’effetto consequenziale di quanto sinora abbiamo detto.
Ci sono dei gioghi, nella vita, che ci schiacciano e non ci permettono di tenere la testa alzata verso il cielo. Sono i gioghi del peccato e della durezza di cuore.
Anche Gesù propone di prendere sulle nostra spalle il suo giogo. Anche il suo, dunque, è un peso, ma è un peso leggero, a differenza degli altri. Significa che l’obbedire a Gesù e alla sua parola, se all’inizio può sembrarci un impegno, man mano diventa esperienza di bellezza e pienezza di vita.
Quindi sta a noi scegliere sotto quale giogo vogliamo vivere, se sotto quello oppressivo del peccato, oppure sotto quello liberante di Gesù.
Solo quando scegliamo lui, diventiamo quei piccoli a cui il Signore rivela i segreti dell’amore del Padre e del suo cuore.
“Ti rendo lode, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello