Terza avvento C Giovanni Battista

Testi liturgici: Sof 3,14-17; Sl Is 2,2-6; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18
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Una particolare nota contraddistingue questa domenica, quella della gioia, come abbiamo ascoltato dal profeta Sofonia: “Rallegrati figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta ed acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme”.

Oggi, a noi qui presenti, avrebbe detto: “Rallegrati cristiano, grida di gioia Chiesa, esulta ed acclama tu che sei qui presente”. Del resto, lo abbiamo già acclamato con l’alleluia e con il versetto inerente: “Mi ha mandato a portare il lieto annuncio”.. Lo abbiamo anche espresso con il canto nel salmo responsoriale: “Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele”.
Sullo stesso tono è Paolo: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”.
Perché questa gioia?
Il profeta lo ha detto chiaro: “Il Signore ha revocato la tua condanna”.
E poco dopo: “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore è un salvatore potente”.
A quei tempi la parola del profeta era rivolta agli Israeliti, esuli dalla patria e schiavi; essa assicurava, per la potenza del Signore, che il loro desiderio sarebbe stata appagato con il ritorno in patria, per la loro gioia.
Oggi è rivolta a noi, schiavi del peccato e del male, delle malattie e delle infermità, delle difficoltà nella vita e di tante prove: “Non temere, il Signore è un Salvatore potente”.
Pertanto, in vista del Natale e per il motivo che nel natale si celebra il Cristo, che è venuto a salvarci, dobbiamo essere gioiosi. Gioiosi perché questa salvezza è preparata per in ogni giorno della nostra vita.
Anche San Paolo ci invita a rallegrarci; ma a quale tipo di gioia intende riferirsi?
Sappiamo che esistono diversi tipi di gioie, alcune più superficiali e altre più profonde. Egli afferma che il motivo della vera gioia deve trovare la fonte e la causa proprio nella persona e nell’operato di Gesù, che è il Dio in mezzo a noi.
Però, come sempre, ci vuole anche la nostra collaborazione sia per rendersi conto della sua presenza, sia per farci giungere i suoi doni, da cui promana la gioia.
Cosa dobbiamo fare?
Oggi abbiamo incontrato Giovanni Battista; egli ce lo insegna con la sua predicazione.
È stato denominato “Il Precursore”; questo non vuol dire semplicemente che viene prima di Gesù; vuol dire che precorre, cioè anticipa e, nello stesso tempo, orienta; non si capirebbe Gesù, e neppure il suo massaggio evangelico, senza Giovanni Battista.
Cosa insegna?
Ci tiene a dire di non confonderlo con il Cristo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno più forte di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Dobbiamo credere che solo Gesù è il Salvatore.
Poi dice che è necessaria la conversione, cosa che si dimostra con i fatti della vita e con il nostro comportamento quotidiano.
Ecco, allora, i suggerimenti che Giovanni dà alle diverse categorie di persone: le folle, i pubblicani, i soldati. Per tutti vale l’attenzione agli altri: il condividere, l’essere onesti, il non maltrattare, l’accontentarsi delle paghe, il non defraudare.
Oggi si potrebbero dire tante cose analoghe: ognuno di noi, dalla voce della coscienza, può capire dove sbaglia e dove potrebbe fare meglio.
L’impegno a cambiare è la vera preparazione al natale ed è la base per la vera gioia.                                                 Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello