Testi liturgici: I Re 19,16.19-21; Sl 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62
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Viene spontanea una domanda. Perché nella Parola oggi ascoltata, a prima vista, c’è un disaccordo e una contraddizione fra due espressioni?
Sono in quelle che raccontano la chiamata di Dio.
La prima è quella che avviene attraverso il profeta Elia; egli chiama Eliseo a prendere il suo posto. Eliseo però, prima di accettare, chiede di andare a baciare il padre e la madre; la cosa gli è concessa.
La seconda è quella che avviene attraverso Gesù; egli chiama un tale a seguirlo. Anch’egli chiede di onorare i genitori, andando a seppellire il padre; la cosa non è concessa da Gesù. Il diniego appare anche offensivo; come pure all’altro, non gli permette il congedo da quelli di casa.
Ma, non dicono i comandamenti di onorare il padre e la madre? Ed allora, perché qui non è messo in pratica?
Per meglio comprendere il fatto, nel suo contesto, uso una similitudine, cosa che non vuole assolutamente essere offensiva nei confronti di Gesù; ci serve solo per capire come, a volte, possono scattare certi meccanismi.
Ci è mai capitato, in certi momenti in cui siamo tesi, di dare risposte non gentili anche verso persone che amiamo profondamente?
Ebbene, si tratta di inserire l’episodio in tale contesto.
Gesù si trova nel momento in cui deve prendere una decisione, quella di andare verso Gerusalemme, dove sa che verrà condannato a morte. Il testo ascoltato dice che “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”; il testo originale si esprime con “rese la sua faccia dura come pietra”.
Ciò premesso, è spiegabile e comprensibile il perché delle risposte: sono piuttosto dure, almeno nella cornice. Questo, però, non toglie la verità di quanto asserito. Siamo chiamati a comprenderlo nel suo pieno significato e vissuto nella giusta maniera.
Con la sua espressione, Gesù vuol chiarire in cosa consista l‘essere cristiani, cioè suoi discepoli e seguaci; con questo, pertanto, richiede a tutti noi un analogo cammino verso Gerusalemme.
Cosa intendo dire?
Dobbiamo essere pronti e capaci a porre, al centro della nostra vita, la sua persona e il suo messaggio, a costo, se necessario, di sacrificare tutto il resto. Lo abbiamo ripetuto, parafrasando con il salmo responsoriale: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”.
Di fatto poi, e alla fine dei conti, nulla è sacrificato perché - la cosa è ben ribadita altrove - quello che si lascia per il Signore, solo apparentemente si perde; di fatto viene restituito in maniera centuplicata, non solo nella vita futura, ma anche in questo mondo.
Così fa Eliseo. Egli sacrifica i buoi e brucia il suo aratro. Ciò significa che è pronto a lasciare tutto: il proprio lavoro, la propria casa con i suoi affetti, tutto, per assumere pienamente e con slancio la nuova missione.
Noi, che abbiamo deciso di seguire Gesù, cosa dobbiamo fare?
Non possiamo dire di seguirlo ponendo delle condizioni, sarebbe un errore; perfino gli affetti più cari, di fronte a lui, passano in secondo piano; ripeto, in secondo piano, ma non esclusi.
Papa Francesco ci sta aiutando a ribaltare certe nostre prospettive. Ecco, ad esempio, egli dice che non è la povertà che dobbiamo amare e ricercare, ma sono i poveri.
È in questa prospettiva che dobbiamo intendere la beatitudine evangelica: “beati i poveri”; significa mettere al primo posto, non le cose, ma Dio; poi dobbiamo essere vicini gli uni agli altri, nelle varie necessità; solo così, continua la beatitudine, avremo il “regno dei cieli”, cioè tutto quanto di buono ci dona Dio. Di conseguenza, bandito ogni egoismo, tutti saremo più ricchi e staremo meglio, anche in questo mondo.
Pertanto. non è direttamente la rinuncia che dobbiamo perseguire, ma “un meglio” che ci fa rinunciare a qualcosa; questo, però, con libertà e gioia.
Con una sola parola: ci indica che è necessaria, sul piano umano, la “solidarietà” e sul piano soprannaturale, la “carità”.
Per primo Dio l’ha vissuta, donando il proprio Figlio; ogni suo discepolo è chiamato a fare altrettanto, a fare dono di sé.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello