Anno C Cristo reTesti liturgici: 2 Sam 5,1-3; Sl 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43
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Che strana questa regalità di Cristo!
È del tutto contraria al nostro modo di vedere, se non entriamo nel mistero.
Ma andiamo con ordine.
Gesù, nella sua predicazione, ha sempre annunciato il Regno di Dio e, con diverse parabole, ne ha parlato dicendo che il Regno dei cieli è simile, ad esempio, ad un granello di senapa, a un po’ di lievito, ad un tesoro nascosto, a una perla preziosa, ad una rete gettata in mare, e così via.
Ma non ha permesso che qualcuno lo considerasse re.
Dopo la moltiplicazione dei pani, ad esempio, lo volevano prendere, appunto per farlo re, ma lui sfuggì dalle loro mani.
Perché?
Non voleva che il suo regno fosse confuso con il potere politico od equiparato ad esso, come purtroppo quella gente lo intendeva e lo considerava e, forse, come potremmo intenderlo anche noi.
Mettere sullo stesso livello la signoria di Dio e il potere politico, non è in sintonia con l’annuncio del Regno di Dio.
Dove sta la differenza?
Il potere politico, purtroppo, tende più al potere che non al servizio; tende sempre al trionfo e mai alla sconfitta.
Inoltre, i re della terra fanno sfoggio, in tutti i modi, di tale potere, mentre Gesù manifesta pienamente la sua regalità quando sembra che sia uno sconfitto, proprio quando è appeso alla croce come un ladrone qualsiasi; in quel momento, all’apparenza, non c’è nulla in lui che dica qualcosa di regale, eppure è proprio lì che trionfa come re.
Veramente strana questa regalità!
A dire il vero, però, c’è qualcuno che lo riconosce re, sono i soldati: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”, ma non è un riconoscimento, è detto per derisione.
È anche vero che lo dice una scritta posta sulla croce: “Costui è il re dei giudei”, ma, anche questa, è una burla.
Eppure, nella sua predicazione, Gesù aveva detto chiaro – senza ovviamente che gli altri lo capissero nel vero significato - che sarebbe stato glorificato sulla croce.
Ed infatti, da questo insolito trono egli esercita d’ora in poi la sua signoria regale, come aveva predetto: “Quando sarò innalzato, attirerò tutti a me”.
Gli uomini da sempre hanno cercato di dare un volto a Dio.
Lo hanno dipinto, giustamente, come uno potente, e quindi mai lo avrebbero immaginato sconfitto su una croce.
La sconfitta sulla croce – dicono i pagani - per Iddio è un assurdo, è una stoltezza; peggio ancora - dicono i giudei - è uno scandalo.
A questo fanno eco le espressione, di tutt’altro tono, che leggiamo in San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non son più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Ed ancora: “Io non mi vanto di nessuna cosa, se non della croce di Nostro Signore Gesù Cristo”.
Accostiamo tutto ciò alle parole udite dal buon ladrone: “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.
Queste paroledenotano una grande verità.
Non importa che, chi si accorge della regalità di Cristo crocifisso, sia semplicemente un ladrone: egli ha capito che quell’uomo sofferente sulla croce è il centro e il destino di ogni uomo.
Per questo la sua preghiera si fa accorata e sincera.
Questo ladro sconosciuto ha il coraggio di chiamare il Signore con il suo vero nome, chiedendogli l’unica cosa per cui vale la pena vivere e morire: la sua amicizia.
Signore, salva anche tutti noi!

Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello