Seconda avvento C Predicazione del BattistaTesti liturgici: Bar 5,1-9; Sl 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6
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La prima lettura, oltre che averla ascoltata, meriterebbe molto più che sia anche veduta per la esplosione di gioia che suscita.
Essa allude al ritorno degli ebrei a Gerusalemme, dopo la drammatica esperienza dell’esilio e della schiavitù babilonese.
Gerusalemme, vestita a lutto per l’esilio dei suoi abitanti, come una vedova sola e abbandonata, sente l’invito a cambiare gli abiti del lutto per rivestire quelli della festa e per gustare tutte le meraviglie che compirà il Signore.
Ebbene, questo intervento di salvezza di Dio ci rimanda, a sua volta, ad un altro molto più importante, a quello della salvezza per tutti noi.
In altre parole, è l’invito a guardare a Gesù, fattosi uomo per noi, che con la sua morte e risurrezione ci ha salvato dall’ancor più terribile schiavitù del peccato, e ci ha riportato a godere della vera gioia che viene solo dal Signore.
Ebbene, è proprio quello che vuol risvegliare in noi il periodo di avvento: la consapevolezza di non essere più separati da Dio e abbandonati a noi stessi, ma uniti a lui nello stesso amore del Figlio.
È il compiacimento di Paolo verso i Filippesi, con l’augurio espresso gioiosamente, pur essendo prigioniero, con queste parole: “Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento”.
Quale opera?
Certamente si tratta di quella della fede e di quella dell’impegno per vivere coerentemente nella carità. Lo dice subito dopo con queste parole: “Prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio”.
Se guardassimo sino in fondo ci accorgeremmo che queste parole, oggi, sono rivolte proprio a noi. Infatti, se fondamentalmente siamo tutte brave persone e che non dobbiamo fare cose straordinarie, pur tuttavia c’è sempre un meglio da raggiungere. Ci aiuti il Signore a discernere su cosa e in che modo cambiare in meglio.
È il tema generale dell’Avvento: riuscire ad incontrare bene il Cristo che viene.
A tal proposito, interessantissima è la pagina evangelica. Sembra proprio un atto notarile che individua, sin nei particolari, la persona che interviene a sottoscrivere.
Questo, allora, significa che quanto segue è molto importante!
Attraverso Giovanni Battista, il Signore ci indica che il meglio, di cui stiamo parlando, si raggiunge attraverso una continua conversione.
Ne descrive anche il modo: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato, le vie tortuose diventeranno diritte e quelle impervie, spianate”.
Fuori metafora, si tratta di smussare tutto quello che in noi non è secondo Dio e che Lui ci fa conoscere di mano in mano, attraverso le ispirazioni ed i fatti della vita.
Ebbene, la lunga descrizione che pocanzi ho paragonato all’atto notarle, è molto bella. Lo è perché non ci dà solo le coordinate storiche e geografiche dell’avvenimento, ma ci dice una cosa importante: l’intervento di Dio avviene in tempi e luoghi precisi e riconoscibili.
Ognuno di noi può ritrovare nella sua vita un “dove” e un “quando” Dio si è rivelato e si è fatto incontrare.
Oggigiorno sono tante le cose che preoccupano le persone, le famiglie, la società, il mondo. Non sto a descriverle, ognuno ne sta facendo esperienza: le malattie fisiche e morali, la crisi lavorativa ed economica, gli attentati terroristici, il rischio di un conflitto mondiale, e così via.
Non potrebbero anche esseri fatti che il Signore permette e che attraverso i quali chiede la nostra conversione?
Penso proprio di sì. Ognuno è chiamato a dare risposta nella propria coscienza.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello