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Per una breve riflessione, prendiamo tre espressioni desunte dalle letture.
Alla fine della prima: “Rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso”.
Indurire la faccia di fronte ai persecutori non è un fatto di durezza di cuore. È, invece, la consapevolezza che quanto Dio ci chiede va portato a compimento, costi quel che costi.
Gesù l’ha messo in pratica; è andato avanti nella sua strada sino alla Croce. Proprio per questo noi abbiamo ottenuto il perdono dei peccati e la salvezza. A lui vada la nostra gratitudine e il nostro ringraziamento.
Nella seconda lettura: “Gesù non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, diventando simile agli uomini”. Poi ci ha descritto nei particolari le relative conseguenze, subite da Gesù.
Egli tutto ha accettato per amore nostro.
Davanti a tanto amore, ancora una volta la nostra gratitudine.
Dalla lettura della Passione, prendiamo le parole di uno dei ladroni: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Quale intuizione interiore ha ricevuto?
Non lo sappiamo. Sappiamo, invece, che ebbe il coraggio di chiedere ciò che nessuno di noi avrebbe osato chiedere: il regno dei cieli.
Pertanto, possiamo supporre che si sia reso conto del grande amore di Dio, tale che aveva il desiderio di salvare tutti, quindi anche lui.
Ottiene il grande dono.
Se anche noi avessimo sempre il coraggio di chiedere grandi cose a Dio!
Dobbiamo essere certi che, se veramente sono grandi e, conseguentemente, rientrano nel suo disegno, non mancherà di concederle.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello