
Testi liturgici: Gen 3,9-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
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“Dove sei?”. Quella volta la domanda era rivolta ad Adamo, oggi il Signore la pone anche a noi.
Essa ha una pluralità di significati: Dov’è il tuo cuore? A cosa stai pensando? A chi hai deciso di dare ascolto? Qual è la cosa che ritieni più importante nella tua vita? Dove stai con la tua testa?
Di fronte a tali domande si è costretti a riflettere, a non vivere in maniera superficiale, ma ad andare al fondo della coscienza, a non limitarci a strisciare solo in superficie, alla maniera del serpente.
A ben riflettere ci accorgiamo che tutti noi stiamo vivendo una situazione precaria, come Adamo ed Eva: impauriti, nudi, nascosti, poveretti, deboli, incapaci. Siamo stati creati per vivere nella gioia, di fatto ci accorgiamo di essere assaliti da tante paure, timori e angosce.
In tutto questo, invece che rientrare in noi stessi e prendersi le nostre responsabilità, siamo portati ad incolpare gli altri, proprio come nel brano ascoltato: “La donna che mi hai messo accanto mi ha dato dell’albero … Il serpente mi ha ingannata …”.
Adamo, credendo di poter diventare come Dio, di fatto perde il suo essere con Dio e così perde tutto, tanto da rendersi conto di essere “nudo”.
È il rischio che può capitare e di fatto capita anche a noi quando, al posto di Dio fondamento della vita, poniamo noi stessi, le cose o le persone verso cui siamo attratti.
Ebbene, pensando alla solennità di oggi, dobbiamo assomigliare a Maria.
Ripeto: dobbiamo “assomigliare”, perché se non è possibile “imitarla alla lettera”, dobbiamo assomigliarle nel comportamento.
È quello che esprimiamo nel canto, in cui diciamo: “vogliamo vivere come Maria”, ma che subito dopo, nello stesso canto, riconosciamo l’impossibilità e diciamo: “l’irraggiungibile”.
Ed allora, anche se irraggiungibile, come imitarla per assomigliare?
Per riuscirci, dobbiamo fare una riflessione sulla statura di questa donna, mettendola a confronto con quella di Eva.
In Eva, tentata dall’inganno del diavolo, è subentrato come in Adamo l’orgoglio, il desiderio di indipendenza, il non fidarsi di Dio e, per giustificarsi, il nascondersi dietro a delle scuse, dando la colpa ad altri.
Di tutt’altra statura è Maria.
Ella non ha paura di Dio, ma vive nella piena fiducia in lui; non ha da vergognarsi e nascondersi, e neppure ha qualcosa da nascondere, perché è specchio della santità di Dio.
Ella si lascia conquistare da Dio, seguendolo là dove lui la chiama, rispondendo: “Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”.
Cosa insegna a noi, nella nostra vita quotidiana?
Tutti siamo chiamati da Dio, come Maria, per essere strumenti nelle sue mani. Egli, attraverso noi, vuol compiere grandi cose per realizzare il suo disegno, dando a noi, e attraverso di noi agli altri, la salvezza eterna.
Pertanto, abbiamo bisogno di confrontarci con Maria, non guardando i suoi privilegi – quale ad esempio la sua Immacolata Concezione - ma a guardare la sua umiltà e fede.
Infatti, la grandezza di ognuno di noi non si misura dal fatto di avere ricevuto da Dio doni e grazie più o meno grandi, ma dal fatto di compiere con fede e amore quello che ci è richiesto, giorno dopo giorno, servendoci di quelle grazie.
Ciò premesso allora, la grandezza di Maria, come detto, non si misura dal fatto di essere l’Immacolata e la Madre di Dio ma, ripeto, sta nella sua fede e umiltà, proprio come si esprime Sant’Agostino in una omelia: “Credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede. Perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo”.
In conclusione. Maria ci invita e ci aiuta a vivere bene l’Avvento, come tempo di maggiore vigilanza e attenzione alla Parola di Dio, affinché possiamo scoprire la sua volontà e viverla coerentemente ogni giorno: come ha fatto lei.
Sac. Cesare Ferri rettore del Santuario di san Giuseppe in Spicello