Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
12 febbraio 2025 * S. Modesto martire
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33 Parabola talenti
Testi liturgici: Pr 31, 10-13.19-20.30-3; ITs 5, 1-6; Mt 25, 14-30
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Con queste parole iniziava la prima lettura: “Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore”.
È una espressione non conforme alla cultura di quel tempo e neppure a quella dei tempi di Gesù.
La donna non contava nulla o per lo meno veniva messa in secondo piano.
Per il cristiano non è così. Dai vari episodi del vangelo, infatti, incontriamo Gesù che le avvicina, le guarisce toccandole, le intrattiene in dialogo, intesse con loro amicizie nonostante che siano pubbliche peccatrici.

Certamente Gesù non poteva non aver presente il libro dei Proverbi, tra cui il brano di oggi il quale è un elogio tra i più alti e straordinari riferiti alla donna. Ecco perché letteralmente il libro aggiunge anche quest’altra espressione: “La donna che onora il Signore è veramente da lodare”.

Se la vogliamo accostare al brano evangelico, dove non tutti sanno mettere a frutto le monete affidate, possiamo ben dire che la donna è molto di più di quelle monete, è veramente una perla preziosa.

 Sappiamo che anche per molta gente di oggi non è considerata così, da meritarsi stima e rispetto. Purtroppo per alcuni è solo un oggetto da sfruttare per i propri capricci, le proprie voglie, i propri comodi.

Passando direttamente al brano evangelico, potremmo farci delle domande.

Perché una distribuzione ineguale dei talenti? Come mai riscontriamo capacità così diverse tra i servi? Qual è la loro colpa per aver ricevuto un numero diverso di talenti?

Successivamente viene anche detto: “Volle regolare i conti con loro”.

Noi generalmente applichiamo questa espressione in riferimento al momento della morte, al giudizio che pronuncerà il Signore nei nostri confronti per la salvezza o la rovina eterna. Come se Dio, già da oggi, dicesse le stesse cose che direbbe un padre di fronte all’adolescente ribelle: “Divertiti, divertiti adesso, tanto poi faremo i conti!”.

Ma non è così. Il problema sta nel fatto che molti hanno una immagine errata di Dio, come se fosse il padre padrone, il più vendicativo di tutti.   

Il vero problema di colui che ha nascosto il talento ricevuto sta nella motivazione del suo comportamento. Infatti, crede in un falso Dio, lo considera ingiusto nella distribuzione dei talenti e duro nel giudicare.

La questione che Gesù pone, invece, è un’altra. Non è quella di avere più o meno talenti, più o meno capacità e doti, quanto sta nel saper fare fruttificare i talenti che abbiamo, i doni che Dio ci ha dato perché servano – ed è questo che conta – alla causa del suo regno e per ottenere la nostra salvezza eterna.

In una parola, si tratta non del produrre più o meno, quanto di non perdere tempo. Quel servo ha solo sprecato tempo, e per di più per un motivo non valido.

Quanta gente non prega, non va a messa, non si accosta ai sacramenti, non aiuta gli altri: solo perché dice di non avere tempo. In realtà quanto tempo si perde!

Ed infatti e purtroppo, quanto tempo si spreca nel coltivare cose superflue o di poco valore! Quanto tempo perde davanti alla televisione o nell’esercizio di altri hobby di poco conto!

A questo punto, per concludere, viene spontaneo domandarci il significato di una espressione, che a prima vista potrebbe suonarci ingiusta e sbagliata: “A chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”.

È conforme alla parabola. È come se avesse detto: “Chi ha la volontà di lavorare e impegnarsi per il Signore e per gli altri, troverà sempre nuove risorse, nuove idee e tempo per fare il bene, avrà di più. Chi, invece, non vuol coinvolgersi per il Signore e per il suo regno, resterà povero e cieco, senza possibilità di vivere la gioia del Vangelo, e quindi avrà di meno, perderà anche quello che ha”.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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