Testi liturgici: Sap 6, 12-16; ITs 4, 13-18; Mt 25, 1-13
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Bella l’espressione all’inizio della prima lettura: “La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da coloro che la cercano”.
Ed allora la domanda: Cosa è la Sapienza?
Per meglio comprendere avviciniamo due parole: sapienza e sapore, traducendola con quest’altra espressione: la sapienza sta nell’avere il gusto di assaporare e gustare le cose di Dio.
Per riuscire in questo siamo chiamati a fare continuamente delle scelte, e queste allo scopo di trovare la giusta direzione per la nostra vita. Tali scelte, il più delle volte, hanno conseguenze importanti, tanto da segnare l’intera vita stessa di una persona, sia in bene che in male.
Ovviamente, le prime e le più importanti scelte riguardano i valori, quei valori che danno il vero senso alla vita stessa.
Se, ad esempio, scegliamo di porre al primo posto la ricchezza; oppure l’ambizione personale per poter mostrare una bella immagine di sé; oppure una realizzazione attraverso l’esercizio del potere; molto probabilmente, e in poco tempo, dovremmo accorgerci che abbiamo sciupato energie preziose e che di fatto non ci fanno raggiungere quanto ci eravamo prefisso.
Quanti, purtroppo, vivono solo per questi valori effimeri!
Se invece ci impegniamo a cercare quello che veramente vale, quello che poggia su Dio, quello che non passa mai, allora la nostra vita diventa piena di significato e possiamo ben assaporare e gustare quello che vale.
Allora, cosa è veramente la Sapienza cristiana?
Non è semplicemente una saggezza di vita che proviene dall’esperienza, non è qualcosa che si acquista leggendo molti libri. Si tratta, invece, di un dono di Dio, cosa che egli sempre concede a coloro che sono disposti a cercare la sua volontà.
Questa sapienza ci accompagna nella vita, ci illumina, ci fa comprendere quello che veramente vale, ci aiuta a realizzarlo.
Soprattutto ci rivela che tutte le esperienze e le situazioni della vita, più o meno belle e piacevoli che siano, sono condotte dalla immancabile e continua presenza amorevole del Signore. Ed allora, è proprio in forza di questo che siamo aiutati a vivere nella fiducia, nella speranza e nella pace.
E la parabola evangelica delle vergini cosa vuol dirci?
Anche se in un altro versante, si allinea in qualche modo a quanto finora abbiamo detto.
Vuol dirci che la saggezza o sapienza cristiana si traduce in una appassionata veglia in attesa dell’incontro con lo sposo, che è Cristo Signore.
L’espressione ascoltata: “Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora” non si limita solo all’avvertimento di essere pronti alla morte. Questo è anche vero, ma non basta.
Gesù vuol fare riferimento anche al suo essere presente nei fratelli e sorelle che incontriamo ogni giorno.
Per comprendere questo e giustificarlo, basta girare in avanti due pagine dello stesso vangelo. Incontreremo coloro che domandano a Gesù: “Quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?”.
E lui che risponderà: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Ecco allora che le vergini sagge e sapienti sono l’immagine di coloro che sono sempre svegli e pronti per vedere nell’altro la persona di Gesù, accogliendolo e trattandolo con grande rispetto.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello