Testi liturgici: Gen 2,7-9;3,1-7; Sl 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11
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E’ iniziata la Quaresima. Si è soliti dire che è tempo per prepararsi alla Pasqua, ed è giusto, ma non dice tutto. Infatti, la Pasqua non sarebbe solo quella festa che pensiamo noi: la morte e risurrezione di Gesù.
Se “Pasqua” significa “Passaggio”, esso è certamente quello compiuto da Gesù dalla morte alla risurrezione.
Ma, di passaggi ce ne sono anche altri.
Siamo chiamati a fare il passaggio da una vita buona ad una vita migliore, da una vita mediocre ad una vita fervorosa; in altre parole, siamo chiamati a convertirci continuamente.
Qual è il segno della nostra conversione?
Il segno è indicato attraverso le così dette opere di penitenza quaresimale: il digiuno, l’astinenza, le opere di carità. Tutto questo, anche per non conformarci al facile atteggiamento consumistico.
Di solito, all’inizio della Quaresima, si parte con buoni propositi. Però, a volte falliscono perche non rendiamo consapevoli di alcune realtà.
Eccone una. Il diavolo esiste davvero, oppure no?
Se esiste, è veramente così pericoloso, come si sente dire?
Prendiamo, in proposito, una espressione ascoltata nella prima lettura nella quale è personificato al serpente: “Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto”.
Attenzione, allora, è astuto; ci sa fare per farci cadere in inganno, come ha fatto con i nostri progenitori.
Chiaramente è presentato come un avversario e bugiardo; colui che vuole allontanare l’uomo e la donna dal loro Creatore, proponendo una falsità.
Quest’opera, purtroppo, continua ancora oggi: non è una novità di cui spaventarsi, ma nemmeno una verità da liquidare troppo facilmente.
Il demonio, ancora oggi, continua la sua opera subdola cercando di bloccare, in tutti i modi, la nostra relazione di amicizia con il Signore.
Eppure, nonostante possa sembrare strano, il diavolo ha un potere limitato e deve fare, suo malgrado, la volontà di Dio.
Quindi, per essere vittoriosi e non cadere nell’inganno, sta a noi munirci delle armi necessarie, soprattutto in questa Quaresima, per non farci rubare la cosa più preziosa: la grazia di Dio.
Quali sono queste armi?
Le stesse che ha usato Gesù nelle tentazioni che ha subito.
Prima tentazione: quella del pane. Non, ovviamente, quella del necessario cibo quotidiano che, non per nulla, Gesù ha incluso nella preghiera insegnataci: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
E’ da vedersi in altra ottica. La tentazione, qui, poggia sull’illusione che risolto il problema del pane – cioè dello star bene in questa vita – tutto sarebbe risolto. Invece, non è così.
Noi non siamo solo ventre, ma abbiamo anche altre esigenze di interiorità. Ed ecco la risposta di Gesù: “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Che stima abbiamo della Parola di Dio? E’ estremamente necessario nutrirci almeno la domenica. Ma è quanto mai utile che ci siano ogni giorno almeno dieci minuti di lettura e riflessione sulla medesima: sussidi pratici – messalini, iniziative parrocchiali - non mancano. Cosa vogliamo fare? Non è proprio possibile fermarsi dieci minuti ogni giorno? E’ una grande arma contro la tentazione.
Seconda tentazione: la ricerca del meraviglioso e dello spettacolare, scansando quella che è l’ordinarietà della vita, compresa quella di fede, pretendendo da Dio chi sa quale intervento.
La risposta: “Non metterai alla prova il Signore tuo Dio”.
In noi questo avviene quando vogliamo dettare legge a Dio, e quando ci lamentiamo perché non ci risolve i problemi. In questi casi la nostra conversione consiste nel: “Signore, sia fatta la tua volontà”. Solo così la tentazione è vinta.
Terza tentazione: quella dell’idolo, cioè quella di mettere, al posto di Dio, altri valori, quali: l’avidità, il sesso, il potere, l’indipendenza da lui.
La risposta: “Vattene, Satana! Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.
Dunque, il Signore è al primo posto. Tutto il resto vale tanto, quanto è strumento che ci aiuta ad avvicinarci al Lui.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello