Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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SamaritanaTesti liturgici: Es 17,3-7; Sl 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42
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La riflessione di oggi non può non focalizzarsi intorno ai segni simbolici della sete e dell’acqua.
Bere quando si ha sete, con il refrigerio che ne consegue, è una esperienza che abbiamo fatto tutti. Purtroppo, quando c’è molta sete e non c’è nulla da bere, è un grosso problema.
È quello capitato al popolo di Israele, come ascoltato all’inizio della prima lettura: “Il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua”. Era un dato di fatto. Abbiamo poi visto, come per intervento di Dio, si è risolto: infatti, Dio non abbandona mai.
Il brutto è che noi non ci fidiamo pienamente di Dio e spesso, nei problemi della vita, ci comportiamo come loro.
Quella gente se l’è presa con Mosè e, quindi, indirettamente con Dio.
Lo abbiamo sentito: “Il popolo mormorò contro Mosè e disse: <Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per fare morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?>”.
L’intervento di Dio, poi, placa tutto. Se anche noi, nella vita, avessimo più fede!
Coinvolgente anche l’episodio evangelico.
Esso riporta la figura di Gesù che, affaticato per il viaggio, si siede presso il pozzo, da dove intreccia un lungo colloquio con la donna anonima, venuta proprio in quel pozzo per rifornirsi di acqua.
Un racconto ben caratterizzato dal punto di vista narrativo ed anche delineato con finezza psicologica.
Da notare subito il piano diverso su cui i due interlocutori si pongono.
Cristo si mantiene sul piano soprannaturale, la donna su quello concreto, fisico, percepibile. Lei infatti, dopo l’affermazione di Gesù, riferendosi all’acqua da attingere nel pozzo, ne gode perché, finalmente, può attingerla senza più faticare.
Gesù, invece, parla di un’altra acqua, quella viva, donata dallo Spirito e che disseterà una volta per tutte, cioè in eterno.
In altre parole, Gesù dall’esperienza dell’aver sete d’acqua, vuol aiutare la donna a fare un cammino interiore di modo che scopra la sua sete di infinito.
Gesù lo fa in modo così entusiasmante da catturare l’interlocutore: “Signore, dammi di quest’acqua!”.
Dopo di che, le si rivela pienamente, e le fa comprendere come l’unico, il quale possa placare quella sete, è Lui.
Vale per ognuno di noi!
Tutti noi siamo alla ricerca della felicità; questa ricerca non è altro che il desiderio dell’infinito, di Dio.
Gesù ci dice che è inutile cercare qualsiasi refrigerio che non sia lui stesso. Se lo cercassimo altrove, perderemmo tempo e resteremmo più delusi di prima.
Successivamente, in altra circostanza e su questo argomento, Gesù dirà: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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