Testi liturgici: At 2,42-47; Sl 117; I Pt 1,3-9; Gv 20, 19-31
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Seconda domenica di Pasqua, detta anche della Divina Misericordia.
Dove e come si rivela la divina misericordia?
In Gesù, e soprattutto nella sua passione, morte e risurrezione. Ma tutta la sua vita rivela la infinita misericordia di Dio Padre che non ha esitato di donare suo Figlio per amore nostro.
È quanto ha affermato Pietro: “Dio Padre, nella sua grande misericordia, ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti”.
Pertanto possiamo ben dire, senza esitare, che la celebrazione della misericordia è giustamente collocata a chiusura dell’ottava di pasqua, in cui abbiamo proprio celebrato la sua passione, morte e risurrezione d Gesù.
Cosa ha da dirci il vangelo in riferimento a tale argomento?
Lo abbiamo ascoltato.
Intanto, notiamo subito come inizia il brano: “La sera di quel giorno, il primo della settimana…”. È il giorno dopo il sabato, è quello che noi oggi chiamiamo “domenica” e che significa, appunto, “giorno del Signore”.
In quel giorno Gesù affida ai discepoli un grande mandato: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati”. Non è altro che la misericordia di Dio in atto!
Noi, ogni domenica e festa, siamo qui per ricevere tale misericordia!
Cosa ci dice ancora?
In prima battuta c’è questa espressione: “I discepoli gioirono al vedere il Signore”.
Successivamente, a Tommaso assente, annunceranno con gioia ed entusiasmo: “Abbiamo visto il Signore!”.
Annunciando questo, hanno messo in pratica le parole di Gesù che aveva affidato loro un mandato: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”.
Pertanto, si sentono degli inviati, incaricati di testimoniare la gioia della risurrezione, per averla esperimentata.
Ora, guardando noi stessi, verifichiamo se siamo come quei discepoli.
Ecco le domande.
Anche noi siamo convocati nel giorno di domenica, per incontrare il Signore Gesù. Ebbene, questo incontro è caratterizzato da gioia ed entusiasmo, oppure no? Siamo forse presenti in modo quasi rassegnato, solo per osservare una legge?
Non che questo non abbia un certo valore, ma ancora non siamo entrati in uno spirito: la domenica è un dono che ci fa il Signore!
Come riusciremo a vivere bene i nostri giorni, durante la settimana, senza celebrare la domenica?
La domenica, che parte dalla sera del sabato, è un giorno di distensione generale, è da vivere con la famiglia, compiendo opere buone, ed avente come culmine la partecipazione alla Messa.
Pertanto, prima di essere una questione di precetto, la domenica è una questione di identità: serve per dimostrare se siamo veramente cristiani, non solo anagraficamente, ma di fatto.
Ogni cristiano ha estremo bisogno della domenica. Dal precetto si può anche evadere – ed infatti, con quanta facilità si tralascia! – dal bisogno, invece, non si può fare a meno.
Inoltre, se in noi non c’è la gioia di incontrare il Signore, che si manifesta soprattutto nella Messa, come potremo poi testimoniarlo con entusiasmo agli altri, con le parole e con la vita?
E come potremo avere la forza di superare difficoltà, dolori e prove, senza quella forza che viene solo dal Signore?
C’è un’altra cosa importante che caratterizza l’incontro domenicale.
Non è solo un incontro personale con il Signore, senza alcuna relazione con gli altri partecipanti.
È necessario che diventi anche un gioioso incontro comunitario, cosa che si manifesta in tanti modi.
Si manifesta dal come si arriva in tempo; dal non puntare l’orologio per la durata; dal come si ha fretta per ripartire; dal come non ci si sente estranei, ma uniti a tutti; dal non essere muti o quasi, nelle risposte e nei canti, come fossimo degli spettatori; dal come si ascolta con attenzione la Parola.
La cosa è messa in evidenza dalla prima lettura, che descrive gli incontri iniziali dei cristiani: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello