Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
8 dicembre 2025 * Immacolata Concezione
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Spirito SantoTesti liturgici: At 8,5-8.14-17; Sl 65; I Pt 3,15-18; Gv 14,15-21
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Il tempo pasquale corre veloce, siamo già alla sesta domenica. Si avvicina la conclusione, che sarà il giorno di Pentecoste, in cui celebreremo la effusione dello Spirito Santo.
Ebbene, proprio in vista di questo, nel vangelo di oggi abbiamo ascoltato la promessa dello Spirito Santo. Gesù ci ha detto: “Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della Verità”.
Chi è, e come viene descritto il compito dello Spirito Santo?
Innanzitutto gli viene data la qualifica di ‘Paraclito’.
Il termine viene dal greco, tradotto in italiano significa: “Colui che è chiamato e che si mette vicino”, di qui la traduzione con i termini di: “avvocato, consolatore, difensore…”.
È specificato e detto che è un “altro” Paraclito. Il primo, infatti, è Gesù, il quale, stando presso il Padre, continua a intercedere per noi: ci difende, ci aiuta, ci consola. In quanto non visibile, manda lo Spirito perché lo sostituisca nel sostenere i suoi discepoli: ecco perché è detto “un altro”.
Lo Spirito, con la sua presenza sempre invisibile in mezzo a noi, continua l’opera compiuta da Gesù. Gesù l’ha compiuta nei tre anni di vita pubblica, lo Spirito Santo la continua sino alla fine dei tempi.
La seconda qualifica, che evidenzia e sottolinea meglio la prima, è lo Spirito “della Verità”.
La Verità
del Padre, che è amore misericordioso, si è manifestata in Gesù.
In altre parole, lo Spirito Santo ci ricorda tutto quello che ha fatto e ha detto Gesù. Se lo accogliamo e ascoltiamo le sue ispirazioni, non andiamo fuori strada, rimaniamo nella verità.
Conseguentemente, noi esperimentiamo e godiamo della sua difesa, del suo aiuto e della sua consolazione: è veramente il nostro “Paraclito”.
Si tratta di invocarlo spesso. Non mancherà di venirci incontro. Solo allora, faremo esperienza della luce, della gioia e della forza che vengono da lui.
È quanto mai vicino quando testimoniamo la nostra fede, con la convinzione che noi siamo strumenti nelle sue mani: ma, chi opera nella coscienza degli altri, è lui.
San Pietro ci consiglia di testimoniare e fare opera di apostolato con dolcezza e rispetto, senza imporre nulla, senza colpevolizzare nessuno.
Infatti, nei nostri comportamenti e nelle nostra parole, abbiamo bisogno di tanto equilibrio. Ebbene, è un dono da chiedere allo Spirito Santo: è lui che ci fa capire quando dobbiamo parlare o quando, invece, è meglio tacere.
Ovviamente, in questa opera di bene, non ci toglie le difficoltà, le incomprensioni e la reazione degli altri, però Lui rimane il nostro “Paraclito”: il difensore, il datore di forza, il consolatore.
A tal proposito e per incoraggiarci Pietro esclama: “Nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo… è meglio soffrire operando il bene che facendo il male”.
La prima lettura, poi, ci ha messo in evidenza e ci ha sottolineato l’azione di Pietro e Giovanni, in Samaria, con queste parole: “Essi scesero pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo”.
L’imposizione delle mani! Come è importante!
È sempre il gesto, soprattutto dei sacerdoti, per invocare lo Spirito Santo, perché intervenga nel modo come richiesto dalle parole che si pronunciano durante l’imposizione.
Questo avviene in maniera solenne nella Cresima, in cui è chiesta la confermazione della grazia battesimale, per divenire coraggiosi testimoni di Cristo.
Avviene nella Confessione, in cui si chiede il perdono dei peccati.
Avviene nell’Eucaristia, in cui si chiede che il pane e vino diventino Corpo e Sangue di Cristo.
Avviene nella preghiera sui malati, perché acquistino la guarigione.
Deputati per l’imposizione delle mani, come ho detto pocanzi, sono i sacerdoti, in forza dell’Ordine sacro ricevuto.
Però, in forza del battesimo, per alcuni casi e in alcune circostanze, tutti lo possono fare.
Però, a una condizione: che sia fatto nei modi dovuti ed equilibrati, con umiltà e fede, evitando tutto quello che sa di sensazionale o che va al di fuori delle regole suggerite dalla Chiesa.
Infine e soprattutto, è compito dei genitori, in forza del sacramento del matrimonio, ad imporre le mani sui figli per benedirli.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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