Testi liturgici: Es 34,4-6.8-9; Dn 3,52-56; II Cor 13,11-13; Gv 3,16-18Per il documento: clicca qui
Domenica scorsa abbiamo celebrato la solennità della Pentecoste, con la quale la liturgia ci ha fatto meditare sul dono dello Spirito Santo. È stato il tassello che mancava al mosaico perché potessimo godere di tutta la bellezza di Dio.
Oggi, invece, cosa o chi celebriamo?
Dopo il lungo percorso del tempo quaresimale e pasquale, oggi la liturgia ci invita a fare una “sosta contemplativa”. È come se ci invitasse “a prendere fiato”.
Succede come quando in montagna, dopo aver percorso una lunga, difficile e ripida salita, viene spontaneo voltarsi indietro per vedere il meraviglioso panorama che finalmente, dopo tanta fatica, si svela ai nostri occhi.
Cosa intendo dire?
La salvezza “progettata” da Dio Padre, “realizzata” per mezzo del Figlio Gesù, “compiuta” nello Spirito Santo, è opera dell’unico Dio che si manifesta in tre persone uguali, distinte ma con ruoli diversi.
Dio è Padre, che rivela la misericordia. Lo abbiamo ascoltato: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e pieno di amore e di fedeltà”.
Dio è Figlio, che per amore nostro si incarna. Lo abbiamo ascoltato oggi: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, perché chi crede in lui (cioè: chi si comporta come Lui), non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.
Dio è Spirito Santo, che santifica e muove tutto verso il pieno compimento del disegno e senza del quale nulla è possibile. Lo abbiamo ascoltato domenica scorsa: “Nessuno può dire ‘Gesù è Signore!’, se non sotto l’azione dello Spirito Santo”.
Nel linguaggio religioso, si parla di “Mistero della Santissima Trinità”. Si cercano anche tante similitudini per poter spiegare, per poter capire qualcosa.
Però, attenzione! Quando diciamo “Mistero”, non intendiamo riferirci tanto a qualcosa di misterioso e di incomprensibile, ma intendiamo dire qualsiasi comportamento e azione di Dio; anche se, quasi sempre, è incomprensibile alla nostra mente.
Allora, guardare la Santissima Trinità non è capire qualcosa, ma è contemplare Dio. Egli non ci chiede di essere capito, quanto di essere accolto nell’amore. Infatti, egli è tutto e solo amore, amore purissimo, amore infinito, amore eterno.
Non si tratta, quindi, di nessun misterioso segreto, o meglio di uno solo: appunto quello dell’amore. Si tratta, allora, di contemplare la profondità della relazione d’amore che intercorre tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
Solo chi ama dello stesso amore che intercorre tra le tre divine persone può comprendere, in qualche modo, questa verità.
Allora, più che capire, si tratta di fare esperienza.
Chi ci aiuta a fare tale esperienza è proprio lo Spirito Santo. Egli ci aiuta a vivere nell’amore puro e disinteressato, come è stato quello di Gesù per noi.
Infatti, Gesù non ha avuto alcun vantaggio per se stesso, perché l’amore è solo e sempre dono. Ebbene, di tale dono ci siamo avvantaggiati noi, da esso abbiamo ricevuto la salvezza.
A questo punto concludo, facendo una esortazione.
È importante elevare spesso la lode alla Trinità. Oggi, lo abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale: “A te la lode e la gloria nei secoli”.
Lo abbiamo cantato nei riti di introduzione: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli…”.
Lo proclameremo fra poco nella professione di fede.
Lo confermiamo ogni volta che diciamo: “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo…”.
Per tale motivo è anche buona consuetudine che, all’inizio della giornata e di ogni azione, sia fatto il segno della croce, accompagnato dalle parole: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!”.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello