Testi liturgici: Sir 15,16-21; Sl 118; I Cor 2,6-10; Mt 5,17-37Per il documento: clicca qui
“Non sono venuto ad abolire la legge – dice Gesù – ma a darle pieno compimento”.
Le persone intorno a Gesù – a seguito dei suoi insegnamenti che a volte sembravano rivoluzionari – pensavano che egli avrebbe cambiato la legge mosaica, e che quindi tutto sarebbe stato facilitato.
E invece Gesù afferma che non cambia proprio nulla, anzi con forza dice che l’osservanza della legge stessa deve migliorare, deve perfezionarsi, deve essere compiuta con spirito diverso. Perfino le cose più piccole – fossero anche piccole come una virgola – rimangono.
I tempi non cambiano. È proprio anche quello che sta succedendo ai nostri giorni.
Infatti, a seguito di certi comportamenti e di certe parole di Papa Francesco – spesso male interpretate – ed a seguito dei suoi documenti – dalla stampa presentati in maniera distorta - sembra che alcune verità della fede ed alcune leggi morali, debbano essere cambiate.
Invece, assolutamente no!
Nessuno può cambiare quella che è la verità di Dio e quello che insegna il Vangelo. Tutto rimane. Pertanto, se una cosa è peccato, rimane peccato.
Ammesso che vi sia qualcosa da cambiare, quale cosa e come deve cambiare?
Il Papa dice che deve cambiare il modo di avvicinarsi ai peccatori.
Infatti, verso coloro che sbagliano e peccano, ci vuole più comprensione, più benevolenza, più vicinanza, più aiuto. Questo comportamento è necessario, proprio per poterli aiutare a capire il perché dei loro peccati; ed allo scopo di poter dar loro luce e forza per uscire da certe situazioni.
Chi si avvicina a loro, senza rinnegare o sminuire nulla di quanto è male, deve sostenerli a raggiungere la meta indicata dal Signore, di modo che possano vivere in maggiore serenità.
Ma non solo questo.
Per Gesù si tratta di migliorare anche il comportamento di chi, in qualche maniera, già vive abbastanza bene.
Anche su questo punto, Gesù è molto chiaro e preciso.
Non solo non uccidere – dice - ma neppure adirarsi. Non solo non compiere un adulterio di fatto, ma neppure concepirlo nel pensiero. Mai nessuna separazione dal coniuge, a meno che il matrimonio non sia legittimo e valido.
Inoltre, Gesù indica un altro passo ancora.
Il “dare compimento”, non significa osservare la legge di Dio in maniera fiscale, sentendosi a posto in coscienza per averla messo in pratica alla lettera, ma osservarla per amore e con gratitudine a Dio di avercela donata.
A tal proposito prendiamo una delle espressione oggi ascoltate: “Non ucciderai…”.
Quanti, per esempio, dicono: “Io sono a posto! Non ho ucciso, non ho rubato, non ho fatto il male a nessuno!”.
È vero, legalmente siamo a posto, certamente davanti agli uomini non andiamo in prigione!
Ma, allo sguardo di Dio, c’è modo e modo di uccidere e di rubare.
Quando, ad esempio, diciamo male di una persona, non è un modo per uccidere moralmente quella persona, rubandogli la buona reputazione?
Quando si va al lavoro e non si fa il proprio dovere, si perde tempo, non è un rubare al datore di lavoro?
Quanti dicono: “A messa ci sono andato, per questa settimana sono a posto!”.
Ma se quell’andare a Messa non è servito per ascoltare con attenzione la parola del Signore, non è servito per ottenere forza di mettere in pratica quella parola lungo la settimana, non si limita solo ad una osservanza legale?
Quante altre situazioni analoghe si potrebbero citare!
Pertanto, ripensiamo ancora all’espressione di Gesù: “Non sono venuto ad abolire la legge, ma a darle pieno compimento”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello