Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
26 marzo 2025 * S. Felice vescovo
itenfrdeptrues
TrasfigurazioneTesti liturgici: Gen 12,1-4; Sl 32; 2Tm 1,8-10; Mt 17,1-9
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Certamente, è stata una esperienza gradevole, esaltante e bella, quella che è toccata a Pietro, Giacomo e Giovanni, nel vedere Gesù trasfigurato, in compagnia di Mosè ed Elia.
Non avevano mai provato una gioia tale, tanto che Pietro esce in questa espressione: “Signore, è bello per noi stare qui! Facciamo tre capanne”. Come a voler dire di rimanervi per sempre.
Ma subito dopo leggiamo pure: “Una nube luminosa li coprì con la sua ombra”.
Che significato ha la nube?
Richiama la presenza e la manifestazione di Dio. Indica che il suo volto non può essere visto direttamente, perché è velato dalla nube, che nel contempo, da una parte lo manifesta e dall’altra lo nasconde.
Praticamente rappresenta la nostra vita terrena. Dio è in mezzo a noi, ma non lo vediamo; ci fa felici, ma nel contempo non ci fa mancare sofferenze e prove.
Come si manifesta questa sua presenza bontà nei nostri confronti?
Si manifesta per mezzo della Parola, a noi fatta conoscere proprio attraverso Gesù.
Da notare che Gesù, nel contempo, è “Parola” in maniera duplice. Lo è quale persona; infatti, il “Verbo di Dio” si è fatto carne; lo è perché pronuncia anche con le sue labbra la “Parola”, attraverso la quale manifesta la volontà del Padre.
Ecco spiegata l’espressione che esce dalla nube: “Questi è il Figlio mio, in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”.
A questo punto, allora, diventa chiaro il compito del cristiano.
È quello di ascoltare la parola di Dio. Solo questa, se ascoltata, riflettuta e messa in pratica, ci salva per la vita eterna; ma ci dà pure luce e forza per affrontare i problemi della vita terrena.
A questo punto doverosamente dobbiamo farci alcune domande.
Leggiamo con frequenza, da solo o in famiglia, qualche brano del vangelo? Alla domenica, siamo puntuali, attenti e riflessivi nell’ascoltare la stessa parola che viene proclamata?
Il tempo di quaresima è chiamato “tempo forte e favorevole” perché, maggiormente invitati a meditare la parola del Signore, esperimenteremo che ha pure una sua particolare efficacia di grazia.
È vero che a volte la parola di Dio non è pienamente comprensibile nel suo significato letterale, per quello che vuol dirci; a volte è ancor più incomprensibile per quello che ci chiede, in quanto non si esprime e non ragiona secondo la logica umana.
L’episodio di Abramo, ascoltato nella prima lettura, ne è un esempio lampante.
Gli dice il Signore: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che ti indicherò”.
Abramo avrebbe potuto rispondere: “Ormai sono vecchio! Cosa mi servono le nuove esperienze? E poi, dov’è questa terra? Devo andare a fare che cosa?”.
Domande legittime.
Ma c’è ancora di più. Aggiunge il Signore: “Farò di te una grande nazione…”.
Poteva rispondere: “Come è possibile? Io e mia moglie siamo vecchi! Se non abbiamo avuto figli sino ad ora, come potrà avvenire per il futuro? Signore, mi stai portando in giro?”.
Abramo non si è posto nessun esplicito problema, semplicemente si fida di Dio e della sua promessa.
Ebbene, il comportamento di Abramo – definito “nostro padre nella fede” – diventa un modello per tutti noi.
Il Signore ci chiama e, in ogni situazione della vita, ci dice: “Vai sempre avanti. Non temere nulla. Io sono con te. Io cammino a fianco a te”.
Chiediamo al Signore che ci dia questa voglia di andare avanti come ha fatto Abramo, sempre, anche in mezzo alle mille difficoltà.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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