Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
16 dicembre 2025 * S. Adelaide vergine
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Spirito SantoPentecoste A 4 giugno 2017
Testi liturgici: At 2,1-11; Sl 103; I Cor 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23
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 "Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”.
Lo abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale, ma con quale consapevolezza lo abbiamo pronunciato?
Ed ora ci poniamo un’altra domanda: Ma è proprio vero che c’è da rinnovare qualcosa, da migliorare tante situazioni a diversi livelli: in noi stessi, nella famiglia, nella società, nella chiesa, nel mondo?
Certamente! Infatti, chi di noi non è convinto che molte cose non vanno bene e che c’è tanta cattiveria nel mondo?
Ecco, pertanto, la festa liturgica della Pentecoste.
A rifletterci, la Pentecoste è stata veramente una nuova creazione.
Lo abbiamo ascoltato: “A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”.
In cosa consiste questa nuova creazione?
La lingua che parlano gli apostoli è compresa da tutti i popoli allora conosciuti, anche se umanamente sembrerebbe impossibile. Ed infatti abbiamo ascoltato: “Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi li sente parlare nella propria lingua nativa?”.
Il motivo è spiegato alla fine del brano: “Li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio”.
Le grandi opere di Dio! Cosa vuol dire?
Questo significa che tutti i popoli si ritrovano in quel giorno pervasi dalla luce e potenza dello Spirito Santo il quale parla l’unica lingua, quella della grande misericordia di Dio, dell’invito ad amarci fra di noi, ed il tutto allo scopo di ottenere la salvezza senza fine: questa è la meraviglia di Dio, questo è il Vangelo.
Ecco perché il mondo viene rinnovato profondamente.
È in contrapposizione alla confusione che si era creata nel racconto della torre di babele.
Dove sta la differenza?
Nella torre di babele gli uomini volevano sostituirsi a Dio, e per orgoglio mettersi se stessi al primo posto. Ne segue la confusione; non si intendono più fra di loro, non si amano, lottano l’un contro l’altro.
È proprio quello che sta succedendo nel mondo di oggi, che vuol mettere da parte il Signore ed i suoi comandamenti.
Ecco, allora, che abbiamo bisogno dello Spirito Santo. Egli è l’amore di Dio effuso nei nostri cuori, ci infonde tanta grazia per comprenderci ed amarci.
Come è allora importante invocarlo!
Senza lo Spirito Santo non combiniamo niente, e neppure riusciamo a pregare, come ci ha detto Paolo: “Nessuno può dire: Gesù è Signore, se non sotto l’azione dello Spirito Santo”.
Faccio una similitudine. La nostra autovettura, sia pure che abbia una bella carrozzeria, a nulla servirebbe se vi mancasse il motore e se questo, a sua volta, non fosse alimentato dal carburante; essa non riesce a procedere.
Ebbene, lo Spirito Santo è il “motore” della nostra vita cristiana; il “carburante” sta nella nostra invocazione e collaborazione con lui.
Se manca lo Spirito c’è confusione, non ci si capisce più, si è scontenti di tutto e di tutti, si entra in una lotta vicendevole, in un arrivismo inspiegabile.
Con ciò, allora, non si realizza l’augurio fatto da Gesù, apparendo dopo la risurrezione: “Pace a voi!”.
Questa pace è il frutto della vittoria dell’amore di Dio sul male, è il frutto della misericordia e del perdono.
Ed è proprio così: la vera e profonda pace viene dal fare esperienza della misericordia di Dio verso di noi.
Nel contempo sta nel mettere in pratica la nostra benevolenza, la nostra comprensione ed il nostro perdono verso gli altri.
Vieni, Spirito Santo, dona a noi la tua pace!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello 

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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