Testi liturgici: Is 45, 1.4-6; Sl 96; ITs 1, 1-5; Mt 22, 15-21Per il documento: clicca qui
“Ipocriti – dice Gesù - perché volete mettermi alla prova?”.
Eppure all’apparenza sembrava una domanda a lui posta per un gesto di stima: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio”.
Invece tutt’altro.
La domanda che i farisei pongono a Gesù non è per una ricerca sincera della verità, cioè per un serio ed equilibrato comportamento, ma per mettere in atto le decisioni che il consiglio aveva deliberato: “I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù”.
Rischiosa sarebbe stata qualsiasi risposta di Gesù.
Se, infatti, avesse risposto che era lecito e doveroso pagare il tributo, sarebbe stato accusato di connivenza con l’autorità politica di Roma, giustificando la sua potenza occupante.
Se avesse risposto che non era giusto pagare le tasse, allora sarebbe stato accusato come un sedizioso, uno che minaccia l’ordine pubblico.
Ma egli ne esce con una saggia risposta, non schierandosi per nessuno, ma rimanendo nella oggettività: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
La domanda dei farisei non ha avuto soddisfazione.
Il tributo va pagato, perché la moneta porta l’immagine dell’imperatore Cesare. Ma nello stesso tempo bisogna pure pagare il tributo a Dio, in quanto ognuno di noi porta in sé l’immagine di Dio.
In altre parole Gesù insegna che nella nostra vita ci sono degli impegni umani, legati alla vita sociale, che vanno assolti; ma sopra di questi vi sono gli impegni che ciascuno di noi ha con Dio, e che sono ancor più importanti di quelli che abbiamo con gli altri.
Si tratta di fare netta distinzione tra l’autorità del politico e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso.
Cosa rispondere, a tal proposito, a coloro i quali dicono che la Chiesa non deve fare politica?
Certamente non ha diritto di entrare nel merito della organizzazione umana, del come intervenire legalmente per risolvere i problemi della gente, ma è suo diritto e dovere, invece, di intervenire per denunciare quelle leggi umane che non rispettano la legge di Dio, proprio perché così non si dà a Dio quello che è di Dio.
Pur tuttavia, il destino della gente è sempre nelle mani di Dio, il quale si può servire di tutti, anche di un non credente, per portare avanti il suo disegno di amore e di bene per tutta l’umanità.
Il profeta Isaia, infatti, ci dice che il Signore si è servito del re persiano Ciro per salvare il popolo di Israele, per consentire la fine della sua schiavitù con il ritorno in patria, anche se Ciro di fatto non conosceva il vero Dio.
Cosa insegna a noi?
Dobbiamo essere convinti di una cosa: la storia umana si svolge sempre sotto lo sguardo amorevole di Dio; questo avviene anche quando ci troviamo di fronte a ingiustizie o a sconvolgimenti sociali, come non mancano ai nostri tempi. Non c’ bisogno di enumerarli, tutti ne siamo consapevoli.
Però, anche se dobbiamo ammettere che c’è tanto male nel mondo, il Signore dal male sa tirar fuori il bene, anche se con il sacrificio e la sofferenza di molti.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello