A cura di Alfio e Anna
Continuiamo il nostro itinerario di riflessione sulla liturgia. Questa sera non andremo avanti in progressivo…
avremo dovuto vedere insieme, analizzare insieme, riflettere insieme, sull’atto penitenziale e sul gloria. Questa sera ci fermeremo un pochino a riflettere su quelli che sono i gesti nella liturgia in modo particolare nella santa messa.
Bisogna fare qualche piccolo preambolo prima.
Ciascuno di noi parla non soltanto con il linguaggio della voce ma parla anche con il corpo, come si pone con la sua postura e con il suo atteggiamento. C’è una scienza specifica del linguaggio del corpo che analizza addirittura un linguaggio, quello che si chiama meta linguaggio, linguaggio non verbale quindi il nostro corpo comunica.
Altra cosa molto importante è che il momento stesso in cui il Verbo si è fatto carne il nostro corpo ha un’importanza fondamentale perché non è soltanto un accessorio ma è il modo che il Verbo ha scelto per rendersi presente in mezzo a noi per essere l’Emmanuel, emma nu El, Dio con noi; quindi il corpo è molto importante non è un accessorio.
Purtroppo succede in varie epoche, durante la storia dell’uomo, che il corpo venga o troppo valorizzato oppure viceversa disprezzato, venga o troppo idolatrato oppure venga negato, mentre il corpo è importante, adesso io mentre parlo sto facendo dei gesti che avvalorano quello che dico, mi sono messo le mani sul cuore significa, a chi mi sta ascoltando, che sto dicendo qualcosa che per me è importante.
I gesti sono legati strettamente alla nostra vita affettiva al legame che ha la mamma e il papà con il bambino, una stretta di mano, uno scambio di baci sono molto importanti, il bacio santo… sono molto importanti i segni il modo con cui il nostro corpo comunica.
C’è il rischio che però il nostro corpo proprio perché non viene visto nell’ottica giusta o venga negato o venga idolatrato e quando viene idolatrato si può fare in tanti modi anche con una forma, che noi chiamiamo con un linguaggio moderno, soggettivistica, in cui il soggetto è protagonista.
Quindi io mi sento di fare qualcosa e la faccio, mi sento e quindi perché.. che c’è di sbagliato?
Mi sento per esempio durante la santa messa di stare in ginocchio in questo momento che male c’è?
Mi sento di chiudere gli occhi che male c’è?
Il nostro corpo nella liturgia ha anche dei riti non solo personali ma ha anche dei riti comunitari e questo è importante che ce lo ricordiamo sempre perché il nostro corpo altrimenti comunica non tanto la chiesa orante ma il soggetto che rimane sempre protagonista se stesso della sua vita e questo fa a pugni con la dimensione di chiesa.
La chiesa è non omologazione, l’abbiamo detto diverse volte, ma è comunione; ciascuno porta il suo corpo il suo modo di comunicare ma è un’armonia con gli altri fratelli con le altre sorelle.
E’ importante quindi che entriamo in questa dimensione in cui il nostro corpo comunica, il nostro corpo comunica insieme agli altri fratelli.
Molto bella l’esortazione che fa Paolo nella lettera ai Romani al cap. 12 in cui dice “Offrite i vostri corpi come sacrificio santo vivente gradito a Dio” .
Il tuo corpo è importante e questa sera analizzeremo per quanto riguarda la liturgia - purtroppo non abbiamo il tempo, soltanto rapidamente - tre atteggiamenti fondamentali del nostro corpo: il primo che è il fondamentale è proprio il primario è quello del silenzio che è legato strettamente all’ascolto; non ci può essere vita di comunione in Dio, non c’è liturgia se non c’è il silenzio il quale silenzio non è assenza di parola ma è soprattutto predisposizione all’accoglienza massima della parola.
C’è un canto molto bello dedicato alla Madonna che si chiama Vergine del silenzio. Bella l’affermazione Vergine del silenzio, ciascuno di noi in quanto battezzati anche se non siamo fisicamente vergini perché coniugati però possiamo essere vergini nel cuore, casti nel cuore e possiamo essere come Maria, fratelli e sorelle del silenzio perché dove c’è il silenzio c’è la predisposizione all’ascolto la capacità di ascoltare.
Ascoltare è molto diverso dal sentire noi sentiamo molte cose, sto sentendo della musica ma quando la musica è importante io, soprattutto se la musica è di pregio, la devo ascoltare per godere tutti i passaggi di questa musica tutta la sua ricchezza armonica la sua ricchezza di espressione tematica io non posso sentire Beethoven, se sono ignorante sento Beethoven, ma se devo prestare l’orecchio alla musica di Beethoven la ascolto; non posso sentire Bach ascolto la musica di Bach!
Quindi è importante entrare in questa dimensione nella liturgia e poi questo tra le altre cose è il comandamento primo che Dio ci dà, nell’Esodo il primo comandamento è Ascolta Israele, Shemà Israel, l’abbiamo proclamato prima del canto del salmo e la risonanza sulla preghiera che anche il delegato ci ha esortato a fare correttamente e tutti, ciascuno..
Quindi Ascolta Israele, non senti Israele, se ti va. E’ una proposta, certo, è una proposta, Dio propone non impone ma ti dà un comando Ascolta Israele. Ora parla Dio e tu Israele, ascolta.
Le altre voci durante la giornata le puoi sentire, qua, la Voce, la devi ascoltare perché puoi, sei in grado di ascoltare.
Quindi prepararsi alla liturgia, alla santa messa, alla dimensione del silenzio, dell’ascolto, voi capite che è anche una ginnastica non può avvenire se tu non fai silenzio e ascolti durante la giornata; se non hai un momento in cui fai silenzio e ascolti, proprio perché noi siamo anche fatti di disciplina di metodo.
Amare - come diceva qualcuno - è un’arte non è soltanto un dono, è un’arte è qualcosa che va coltivato che necessita del tuo impegno quindi è importante se vogliamo valorizzare il silenzio e l’ascolto durante la liturgia che sappiamo fare silenzio e ascolto durante la giornata.
Ci alziamo la mattina e subito il Signore ci dà il dono della vita, a volte un po’ acciaccati a volte no, ecco ti ringrazio Signore di un nuovo giorno di vita e Lui ci dice ascolta Paolo, ascolta Loredana, ascolta Massimo, ascolta Miranda, ce lo dice a ciascuno… ascolta! Perché adesso io ti parlo adesso inizia la giornata tra me e te, adesso ci parliamo tutto il giorno, ascolta!
La dimensione del silenzio poi è molto importante perché il silenzio ci aiuta ad entrare in quella dimensione che è lo stupore, se noi vediamo un bel panorama in televisione chi ce l’ha, magari fosse anche una televisione straordinaria a 50 pollici con un’ottima risoluzione ma non è mai bello come lo stesso tramonto panorama o alba in cui tu sei presente perché certo un’immagine ti può piacere ma se tu sei presente quella immagine quella esperienza.. ti emoziona, ma di quella emozione seria e non è soltanto il friccicorino del cuore è qualcosa… che ti fa stare senza fiato; diceva san Francesco di Sales nel trattato La vera devozione “se noi vedessimo Dio moriremmo”.
Ma quanto è bello chiedere a Dio di morire ogni giorno pur di vederlo, san Francesco di Sales faceva eco a quella parte molto bella dell’esodo quanto Dio dice a Mosè queste parole “ma tu non potrai veder il mio volto perché nessun uomo può vedermi e restare vivo” e nel salmo 116 si dice “preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli”.
Il silenzio è il luogo della morte è il luogo dove impariamo a morire a noi stessi e a vedere gradino dopo gradino, gradino dopo gradino sempre più, il volto di Dio e questa vista ci rende luminosi.
Questo è il silenzio nella liturgia, questo è l’ascolto: saper morire sempre più per vedere il volto di Dio, fare esperienza del volto di Dio.
Dice il messale romano che “la chiesa si edifica e si sviluppa con l’ascolto della parola di Dio,” quindi l’ascolto e il silenzio sono un elemento della liturgia.
Vi elenco soltanto alcuni momenti brevemente quando si fa silenzio:
- quando si entra in chiesa: dobbiamo abituarci noi e anche i nostri piccoli che quando si entra in chiesa non è il mercato, certo che è il luogo della gioia ma è il luogo dell’incontro imparare a fare silenzio e noi lo trasmettiamo ai nostri piccoli se lo viviamo se impariamo a fare dei momenti di silenzio durante la giornata, entrare in chiesa nel silenzio nell’ascolto, adesso Dio mi parla mi mostra ancora di più il suo volto.
Altro momento che richiede il silenzio e dell’ascolto - fatto il canto introitale –
- è il momento dell’incensazione dell’altare - quando è necessario per una festa una solennità - perché l’altare l’abbiamo visto è Cristo.
- Altro momento importante è durante l’atto penitenziale, in cui noi facciamo un piccolo esame di coscienza in quel momento. Meglio se l’abbiamo fatto prima e arriviamo già pronti, ma è bene che raccogliamo in quel momento perché l’esame di coscienza di uno insieme a quello degli altri fratelli e sorelle può suscitare nello spirito un cogliere una cosa che tu non ci hai pensato in quel momento puoi dire Signore pietà veramente perché in quel momento il silenzio pesante bello gravido di conversione dell’assemblea suscita nel cuore dei fratelli il desiderio profondo di chiedere Signore Cristo pietà.. pietà, alzami lo sguardo, restituiscimi la dignità;
- poi ovviamente nel breve momento che precede le orazioni in cui il sacerdote dice “preghiamo”;
- ci sono brevi momenti di silenzio, nell’ascolto della parola, dopo l’omelia, alla consacrazione eucaristica e al ringraziamento dopo la comunione.
Questi sono tutti momenti di silenzio; l’ascolto è fatto di tanti modi ma anche con questi momenti di silenzio durante la messa.
Silenzio lo ripeto è il luogo dello stupore è il luogo dove impariamo a morire diciamo come con l’apostolo andiamo anche noi a morire con Lui(Gv. 11,16) e non dobbiamo vedere questa come una cosa negativa ma come un dono perché soltanto colui che muore bene risorge bene se non muori se sei attaccato, se sei avaro della tua vita quella vita la perdi.
Altro gesto importante durante la liturgia è quello dello stare in piedi stasera l’abbiamo fatto durante il canto.
Prima abbiamo adorato poi ci siamo alzati in piedi e abbiamo proclamato “annunceremo il tuo regno Signore”, perché?
Perché lo stare in piedi è il gesto della solennità.
Nelle grandi ricorrenze anche civili nessuno riceve una onorificenza o un mandato in maniera seduta ma in piedi; in piedi perché stare in piedi è il segno della dignità.
Ci sono tanti riferimenti biblici, io qui ne ho segnati diversi quando per esempio il profeta Ezechiele nella sacra scrittura al libro di Ezechiele al cap. 2 è invitato ad ascoltare la parola di Dio, quando Salomone pronuncia in piedi la preghiera di ringraziamento, al primo libro dei re al cap. 8 e per esempio la moltitudine dell’Apocalisse che stava in piedi davanti al trono dell’Agnello, Apocalisse 7 9 10 lo stare in piedi è quindi segno della resurrezione.
Nel simbolismo cristiano è proprio il segno per eccellenza del risorto, ecco perché per esempio fatta la consacrazione eucaristica c’è quel momento di preghiera che si chiama anamnesi - che significa fare ricordo - memoriale di che cosa? Della fede che abbiamo ricevuto “Mistero della fede” ci si alza in piedi non si sta in ginocchio, annunceremo il tuo regno Signore, annunciamo la tua morte o Signore proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta, in piedi, addirittura nel concilio di Nicea… durante la domenica di Pasqua e la pentecoste si vietava di stare in ginocchio bisognava stare in piedi pena la “scomunica” perché era il momento in cui noi festeggiavamo la gioia sia della Pasqua che del dono dello spirito, e c’è un’antica testimonianza successiva al concilio di Nicea, di S. Giovanni Crisostomo, nella sua lettera agli Ebrei, che dice che il sacerdote non si siede ma resta in piedi, tenersi in piedi dice S. Giovanni Crisostomo è segno dell’azione liturgica e da qui si deduce che la posizione tipica del sacerdote prima di Costantino era quella, nell’esercitare il suo ministero, era quella dello stare in piedi.
Il presiedere, stare seduto è venuto dopo. Prima stava in piedi, il gesto di stare in piedi del nostro corpo indica la vigilanza, indica la prontezza.
Quando si sta in piedi durante la S. Messa:
- ovviamente all’inno d’ingresso,
- al canto del Gloria,
- alla proclamazione del Vangelo; mentre alle letture si sta seduti per comodità di ascolto - stasera non possiamo vedere il gesto di stare seduti vedremo soltanto un altro gesto - si sta in piedi ci si alza in piedi perché Gesù parla e possibilmente, sarebbe cosa buona, volgere il nostro corpo verso la sede dove è proclamato il Vangelo, quindi se io sto di lato non mi alzo solo in piedi e guardo il muro ma mi giro e guardo il celebrante o il diacono che proclama il vangelo,
- ovviamente il Credo.
- Ci si alza in piedi al pregate fratellipoco prima dell’orazione sulle offerte io dico sempre alla domenica in piedi, invece bisognerebbe alzarsi da soli al pregate fratelli perché il mio…li ci si alza in piedi poi c’è l’orazione sulle offerte, perché anche quello è il momento in cui stando in piedi portiamo qualcosa all’altare,
- ci si alza all’anamnesi come abbiamo visto
- e poi ovviamente al congedo.
L’ultimo gesto del corpo e poi concludo - stasera è stato un pochino più lungo abbiate pazienza - è quello dello stare in ginocchio.
Nella liturgia soprattutto occidentale lo stare in ginocchio è entrato un po’ tardivamente perché il gesto principale era proprio quello dello stare in piedi - il gesto più solenne era lo stare in piedi - lo stare in ginocchio è venuto tardivamente attorno al 1100 - 1200 quando è incominciato a nascere quello che abbiamo celebrato questa sera, l’adorazione eucaristica e il gesto dell’inginocchiamento ha sostituito il gesto fisso della prostrazione. Prima ci si prostrava come gesto di sottomissione, dopo è nato questo gesto di stare in ginocchio anche se ovviamente ci sono tante tracce scritturistiche io ne ho trovata soltanto qualcuna quando per esempio Daniele sta in esilio e prega in ginocchio volgendo lo sguardo verso Gerusalemme, Pietro negli Atti prima di resuscitare la donna morta si inginocchia e prega, Gesù stesso nella lavanda dei piedi si è messo in ginocchio.
Stare in ginocchio è accettare - ed è molto importante - il nostro limite, la nostra vulnerabilità, dire: Dio tu sei Dio io sono piccolo, sono piccola, sono nulla, sono qualcosa grazie al tuo amore sei tu che mi doni la dignità, quindi questo gesto prima era più legato alla preghiera privata e nella liturgia è entrato dopo. Quando si sta in ginocchio durante la Santa Messa:
- si sta in ginocchio anzitutto al momento dell’epiclisi della preghiera della consacrazione, sostanzialmente ci sono quattro preghiere che hanno momenti diversi, non ci si inginocchia prima a prescindere ci si inginocchia quando il sacerdote mette le mani per l’invocazione dello spirito a seconda della preghiera, purtroppo i tempi sono brevi, magari lo vedremo la prossima volta le quattro preghiere nei quattro diversi momenti in cui ci si inginocchia durante la consacrazione,
- un altro momento in cui il messale prevede l’inginocchiamento è quello che non facciamo mai dell’agnus dei Ecco l’agnello di Dio se lì non ci si inginocchia ci sia almeno una sorta di polarizzazione cioè non è che Gesù viene “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.. e noi ci distraiamo pensiamo ai canti da fare o per altre cose, no quello è il momento in cui ecco l’agnello di Dio ed è importante per noi volgere lo sguardo verso l’agnello!
- nell’accogliere l’eucaristia si può accogliere anche in ginocchio però se non si vuole stare in ginocchio - a volte non lo consentono le nostre processioni - ci sia almeno un gesto previo di reverenza che si fa davanti all’eucaristia, perché non è che andiamo lì a prendere una cosa ordinaria andiamo a fare in modo di essere in comunione radicale e profonda con il Re dei Re, con il Signore dei signori, con l’Emmanuele quindi è importante che ci sia questa sorta di rispetto
- e poi è importante stare in ginocchio durante il ringraziamento perché è bene che ci sia anche gesto di “prostrazione finale”, con ascolto e silenzio.
Paul Freeman