Formazione liturgica
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
28 marzo 2024 * S. Teodora
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teofania-5

A cura di Alfio e Anna

 

Abbiamo iniziato il nostro percorso per  meglio introdurci sulla bellezza e la gioia che scaturisce dalla liturgia  in modo particolare dalla santa Messa…


La volta scorsa abbiamo visto insieme alcuni gesti importanti che compongono il nostro partecipare  alla chiamata di Dio e alla liturgia che Dio compie facendola nostra e questa sera vorrei vedere con voi, brevemente, l’atto penitenziale che viene fatto all’inizio della celebrazione.
C’era un liturgista austriaco, Pio Parsch, che aveva un’immagine plastica per ricordare questa parte della messa che lui chiamava antemessa - ovviamente il linguaggio era diverso perché era intorno agli anni ’40 e c’era anche un clima oggettivo di maggior rispetto in genere – comunque, lui diceva questo: se  voi dovete incontrare un uomo importante e potente non vi presentate trasandati vi presentate bene vestiti ordinati per rispetto vostro e  anche di chi incontrate perché ci sia autenticità da parte vostra rispetto e esponete la vostra richiesta magari accompagnata da un conoscente del signore stesso - e noi di conoscenti ne abbiamo tanti che sono la vergine Maria e i santi.
Questa capacità di essere ordinati puliti di fare pulizia è proprio il kyrie, è l’atto penitenziale.
Mentre il saluto che rende omaggio a questa persona potente che noi incontriamo è proprio il canto del Gloria.
Quindi avere chiaro nel cuore che l’atto penitenziale è quel momento privilegiato di autenticità di verità che ci consente di incontrare meglio i misteri grandi che accadono.
L’autenticità nella Sacra scrittura è molto molto importante non è mai piaggeria perché la piaggeria è una truffa.
Diceva Confucio: “l’eccesso di umiltà è una truffa” nel senso che uno che ti sta sempre lì a “leccare” a “circondare” con atteggiamenti di piaggeria è perché sotto sotto ti vuole vendere qualcosa, mentre l’umiltà che il credente è chiamato ad avere davanti al Signore ce la insegna proprio la Sacra Scrittura.
Ci sono dei pezzi e sono tantissimi, io ne cito soltanto qualcuno:
-  è bellissimo quando San Pietro nella pesca iniziale nel gettare le reti vede che il signore gli fa fare una pesca grandiosa allora lui si butta in ginocchio e dice “Signore allontanati da me perché sono un peccatore”
- e altrove sempre nel vangelo di Luca il cieco, nei pressi di Gerico, dice “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”;
- un altro pezzo molto molto bello è quello di Isaia nel cap. VI quando c’è la vocazione di Isaia che è un momento liturgico perché Isaia non era solo profeta ma era sacerdote e officiava nel tempio e a un certo punto davanti alla grandezza di Dio Isaia dice “Ohimé! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito, eppure i miei occhi hanno visto il Re il Signore degli eserciti”.
Quindi questo desiderio di verità di contrizione, di purificazione non è un’abitudine - che noi svolgiamo o dobbiamo svolgere all’inizio della messa - ma è un momento di verità che come tutti i momenti di verità e di autenticità va preparato anche prima con un buon esame di coscienza durante la giornata, durante la settimana e non facciamo in modo che i momenti della liturgia siano cose che accadono indipendentemente dalla nostra coscienza perché allora lì noi stiamo frodando Dio della bellezza che Lui ci vuole donare, questo non è bene per noi innanzitutto, oltre che è una mancanza di rispetto nei confronti di Dio.
C’era un sacerdote che conoscevo molto bene che mi ha sempre donato questa immagine molto bella riguardante l’atto penitenziale “è il momento” – egli diceva – “in cui dovremmo imparare a piangere e avere le lacrime autentiche di duplice tipo, da una parte lacrime di contrizione profonda di pentimento da una parte lacrime di gioia perché la misericordia di Dio è così sovrabbondante così immensa che ci avvolge e ci fa scaturire nell’inno del Gloria.”
Ecco è importante quindi che nell’atto penitenziale conserviamo questo desiderio profondo di essere  autentici, di chiedere scusa al Signore e questo lo facciamo chiedendo scusa a tutta la Santissima Trinità. Prima San Gregorio Magno prevedeva nel rito che si ripetevano nove kyrie tre per ogni persona della Santissima trinità, poi Paolo VI ha ridotto e ha detto ne basta uno e ha fatto bene, facciamo una richiesta di perdono per ogni persona della Santissima Trinità, e lo facciamo, se ricordate bene la formula, è infatti significativa perché noi chiediamo perdono per
i pensieri,
per le parole,
per le opere,
e anche addirittura per tutte le opere buone che potevamo fare e che, o per distrazione o per negligenza, o per accidia - la pigrizia spirituale -, non abbiamo compiuto, cioè le omissioni e di tutto questo noi chiediamo perdono davanti al Signore con tutti i fratelli chiedendo l’aiuto alla Vergine Maria gli angeli e santi e tutta la comunità e il sacerdote alla fine con noi fatta questa preghiera a nome nostro e con noi proclama l’amen e noi tutti proclamiamo l’amen cioè così veramente avvenga.
Dio veramente abbia misericordia di noi.
C’è stato nel passato un po’ di confusione che è stata introdotta da una cattiva teologia che qualcuno ha incominciato a dire che questa assoluzione che avviene antemessa è un’assoluzione sacramentale che serve anche a togliere i peccati gravi ecco non è così ovviamente questa assoluzione serve a sciogliere le piccole macchie del nostro peccato le piccole colpe e soprattutto quelle accidentali e anche quelle veniali, in un certo modo però non può sostituire la confessione come qualche teologo ha incominciato a dire qualche anno fa quindi non è un’assoluzione sacramentale pubblica come avveniva nei primi tempi della cristianità con richieste pubbliche di perdono, infatti l’assoluzione sacramentale è quella della confessione, quindi non si può creare confusione nei fedeli, però è molto importante che pubblicamente tutti noi abbiamo questo sentimento e questa decisione di contrizione.
Un’altra cosa molto importante che Va detta è questa: l’atto penitenziale è stato introdotto mi pare attorno al VI secolo in sostituzione di una lunga processione che si faceva all’inizio della santa messa che era una processione non soltanto di gioia ma anche penitenziale è stato istituito appunto da Gregorio Magno.
Però questo atteggiamento di persone in cammino di persone che hanno costantemente bisogno di fare il pellegrinaggio della vita è importante che lo conserviamo, certo nell’atto penitenziale noi stiamo in piedi stiamo fermi però è importante che dentro di noi ci sia il desiderio di stare in cammino di non sentirci mai arrivati, di farci provocare dal Signore, di farci violentare dal Signore e dai fratelli, violentare nel senso evangelico il regno di Dio è dei violenti e i violenti, cioè gli innamorati, se ne appropriano, non dei tiepidi degli accidiosi di coloro che tirano a campare ma di coloro che prendono su serio il dono della grazia di Dio e si mettono a servizio dei fratelli e della comunità, occorre dunque chiedere al Signore un cuore donativo, generoso attento, l’atto penitenziale non è un momento intimistico è un momento di forte responsabilità in cui noi chiediamo al Signore veramente di essere adulti nella fede responsabili della comunità per quanto riguarda il triplice aspetto che è la catechesi, la liturgia e la carità e abbiamo bisogno di tutti e tre gli aspetti senza trascurare nulla, poi ci sarà qualche fratello o qualche sorella che avranno degli accenti particolari a seconda del carisma che è loro donato  però tutti quanti dobbiamo coltivare la preghiera, l’orazione,  lo stare in ginocchio, il chiedere dall’alto il dono al Signore.
Tutti quanti dobbiamo approfondire la nostra fede perché l’apologetica è un comando battesimale cioè la capacità di testimoniare la nostra fede nella  vita è un comando che noi abbiamo ricevuto con il battesimo non di fare gli struzzi o di fare accomodamenti ma chiamare le cose per nome quando occorre e quando non si può di pregare, di offrire la nostra sofferenza.
Poi è importante allo stesso modo la carità, la capacità di donarci in tutti i modi possibili con il tempo con le energie, economicamente quando è possibile con i mezzi ecco avere l’atto penitenziale ingloba tutti questi aspetti. Vi lascio semplicemente con questa immagine, non so se avete avuto modo di vedere il film Schindler’s list, che è un film di Steven Spielberg deve si narra di Oskar Schindler imprenditore tedesco, che salva molti ebrei dal genocidio, mi sembra più di 1100, e c’è una scena bellissima nel film alla fine quando lui vede davanti lui  tutte le persone che ha potuto aiutare e si rende conto che sul bavero della giacca ha una spilletta preziosa e in quel momento si mette a piangere perché capisce che anche questa spilletta preziosa se l’aveva potuta dare ai tedeschi avrebbe potuto comprare qualche altro fratello o sorella per poterli renderli liberi e scoppia in un pianto dirotto.
Ecco questo sentimento che è il sentimento della contrizione è un sentimento autentico non è una vanità è un sentimento profondo e radicale di essere coscienti di essere peccatori davanti al Signore di poter fare di più, di poter donare di più, di poter dare di più, ci accompagni sempre durante l’atto penitenziale.


Paul Freeman

 

 

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