A cura di Alfio e Anna
Continuiamo il nostro cammino con l’approfondimento della santa messa la volta scorsa abbiamo parlato del Gloria dopo l’atto penitenziale con lacrime vere di contrizione e di gioia del kyrie, l’inno di lode che abbiamo detto è anche una piccola professione di fede: lì c’è tutto il mistero della salvezza nel Gloria, quando lo cantiamo e quindi è una prima professione di fede che poi faremo anche dopo, completa, solenne che è quella del credo.
Continuiamo il nostro cammino con l’approfondimento della santa messa la volta scorsa abbiamo parlato del Gloria dopo l’atto penitenziale con lacrime vere di contrizione e di gioia del kyrie, l’inno di lode che abbiamo detto è anche una piccola professione di fede: lì c’è tutto il mistero della salvezza nel Gloria, quando lo cantiamo e quindi è una prima professione di fede che poi faremo anche dopo, completa, solenne che è quella del credo. Fatto questo inno di lode è il momento di presentare la nostra preghiera al Signore, c’è una preghiera molto importante che poi è l’unica che si chiama così che è la “colletta”. Quando il sacerdote dice “preghiamo” - lo dice in diversi momenti durante la santa messa - ma la colletta in modo particolare ha una storia molto, molto antica che adesso vedremo brevemente ed ha un significato veramente profondo perché la colletta dal termine stesso che viene dal latino colligere “raccogliere” raccoglie in quel momento tutte le intenzioni: è una preghiera della chiesa e di tutte le intenzioni dell’assemblea.. ma anche della chiesa intera e in quella colletta è riassunta, a volte in maniera straordinaria, la liturgia che uno si appresta a vivere, quindi è sintetizzato il mistero della parola che verrà poi proclamata e ascoltata e anche il significato di una particolare festa, di una festa dedicata a San Giuseppe, a un santo, alla Beata Vergine.
La colletta riassume il significato, potremmo dire, che in quel momento ci apprestiamo a vivere.
Noi già leggendo la colletta incominciamo a capire bene dove il Signore ci porterà e dove la chiesa ci porterà con la celebrazione che ci apprestiamo a vivere, cioè la colletta ci introduce pienamente nel significato profondo di quella liturgia della parola di quella festa particolare che andiamo a celebrare.
Anticamente, ci sono tracce molto molto remote della colletta facendole ricadere al terzo secolo addirittura comunque diciamo che si è organizzata in maniera un pochino più sistematica quando le persecuzioni nella chiesa hanno incominciato a scemare ed esistevano sostanzialmente, in alcuni momenti dell’anno, in modo particolare durante la quaresima, alcuni luoghi che chiamavano stazioni, che si usano ancora - le stazioni quaresimali - e quindi praticamente l’assemblea viveva un momento di raccolta in alcuni luoghi da cui il termine colletta il popolo in raccolta con il clero. I sacerdoti insieme ai fedeli ed insieme al vescovo si raccoglieva in questi luoghi e faceva una preghiera … poi iniziava una processione, spesso con litanie, per accedere al luogo preciso della chiesa dove poi venivano celebrati i sacramenti e quindi la colletta era proprio un momento di raccolta del popolo. Nei secoli successivi, andando a scemare questo momento della processione che svolgiamo in tanti altri momenti di liturgia devozionale, la colletta è diventata legata strettamente poi alla liturgia della parola, ma il suo significato profondo che è appunto quello di raccogliere quello lo ha mantenuto appunto per questo si chiama colletta e come dicevo prima raccoglie tutte le intenzioni della chiesa e le intenzioni che della assemblea e di quello che ci si appresta a celebrare.
Tale momento, inoltre, era riservato in particolare ai catecumeni cioè a coloro che si dovevano preparare per ricevere poi i sacramenti, voi sapete i sacramenti di iniziazione venivano somministrati tutti e tre insieme: il battesimo, la comunione, la cresima, ecco tutti e tre insieme… erano invertiti battesimo cresima e poi l’eucarestia. I catecumeni che venivano preparati da padrini spirituali che erano dei veri e propri direttori spirituali. La direzione spirituale è nata nella chiesa con queste due polarità: è nata da una parte con la formazione che i padrini davano nei confronti dei figli spirituali che preparavano perché ricevessero i sacramenti di iniziazione però è nata poi in maniera strutturata nell’ascolto della parola e del discernimento in particolare con i padri del deserto o gli abbà del deserto: S. Antonio, S. Pacomio, ecc. tutti i padri del deserto. Comunque tornando a noi era riservato ai catecumeni in modo particolare questo momento introduttivo della colletta e questo è molto importante perché anche se in qualche maniera è cessato per noi che abbiamo già ricevuto i sacramenti, il catecumenato e anche perché non esiste più questa processione verso i misteri che vengono celebrati, però è significativo che conserviamo il sentimento, il desiderio vero dei catecumeni.
Noi vogliamo subito essere arrivati, abbiamo fretta, mentre è così bello così importante nella vita spirituale rimanere sempre catecumeni, sempre novizi bisognosi di imparare sempre, mai arrivati nella vita di Dio e tanto più si sale tanto più in realtà ci si accorge di quanto siamo veramente piccoli davanti al Signore anche davanti alla chiesa quindi la colletta ha anche questo significato importante non è soltanto il momento che raccoglie tutte le intenzioni della comunità e della comunità in senso pieno che è la chiesa non solo raccoglie e ci immerge poi nella liturgia della parola e nel mistero della festa o della solennità che celebriamo ma ci ricorda che siamo anche catecumeni siamo sempre bisognosi di accedere con timore e tremore - il timore quello buono non è la paura è il timore di Dio, ne parleremo poi la prossima volta - il timore e il tremore di accedere ai misteri che vengono celebrati.
Noi siamo un pochino troppo approssimativi ecco perché in modo particolare è bello che don Cesare, la colletta, la domenica la canta, canta anche l’orazione finale ma in modo particolare la colletta, perché questo? Perché cantando la colletta l’assemblea è fra virgolette stimolata a dire non amen ma aameen (cantato) che ci unisce nella coralità a dare assenso a quanto richiesto nella Colletta. Quindi sarebbe cosa buona e sempre compatibilmente con le possibilità di voce, che i presbiteri cantassero sempre la colletta perché è un momento molto, molto importante che ci introduce poi nel mistero e noi dicendo amen non facciamo altro che ricordare a noi stessi che siamo piccoli sempre bisognosi di crescere, catecumeni, novizi siamo sempre bisognosi di camminare. L’ultima cosa vi leggo quello che dice l’ordinamento generale del messale romano n. 54 sulla colletta dice così: il sacerdote invita il popolo a pregare tutti insieme con lui stando per qualche momento in silenzio preghiamo e sta qualche momento in silenzio non si fanno le cose di corsa perché ci si raccoglie per prendere coscienza di essere alla presenza di Dio e poter formulare nel cuore le proprie intenzioni di preghiera quindi il sacerdote dice l’orazione chiamata comunemente colletta per mezzo della quale viene espresso il carattere della celebrazione e questo è interessante, già la colletta è la meditazione della giornata, se proprio succede che non abbiamo tempo di leggere le letture del giorno almeno leggiamo la colletta perché quella è già la meditazione della giornata.
Continua l’Ordinamento de generale del Messale:
Per antica tradizione della chiesa l’orazione della colletta è abitualmente rivolta a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo e c’è riferimento a Tertulliano e termina con la conclusione trinitaria per il quale ci sono tre modalità
Se rivolta al Padre la colletta dice :
per il nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli,
se rivolta al Padre ma verso la fine dell’orazione medesima si fa menzione del Figlio: egli è Dio – dice così – e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Se rivolta al Figlio: tu sei Dio e vivi e regni con Dio padre nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Il popolo unendosi alla preghiera fa propria l’orazione con l’acclamazione Amen!
Allora la diversità della colletta e data dal fatto che non sempre, però in genere, vengono date due possibilità al celebrante di scegliere qualcosa che sia più adatta anche alla giornata alla festività che viene rivolta, che poi queste due collette in genere sono diverse cioè hanno una di queste due modalità finali, o è rivolta al Padre e verso la fine c’è la menzione del figlio, oppure è rivolta al figlio e questa è la modalità strutturale in sostanza. Le collette poi, ci sarebbe da fare un grosso studio, perché in realtà sono orazioni che sono state sedimentate e strutturate con un grosso lavoro di riflessione negli anni e spesso soprattutto quando trattano la vita dei santi sono state prese dal significato specifico dall’accento che ha avuto quel santo… noi vediamo nella colletta che è specificato un mistero specifico della qualità del santo; quindi la diversità delle collette è data anche per questo oppure per dare un accento specifico al vangelo. La liturgia della parola è talmente ricca che una colletta non può esaurire tutta la liturgia della parola perché è sintetica quindi una parte riassume un aspetto un’altra parte della colletta riassume l’altro.
In fine, per concludere, a me paiono importanti questi due aspetti:
il primo è che nella colletta noi abbiamo quello che ci dice qui il carattere della celebrazione quindi è importante che durante la giornata leggiamo la colletta quello ci da il là alla giornata, ci dice già quello che Dio ci vuole dire quello che la Chiesa ci vuole dire
e poi un’altra cosa importante è significativi da ricordarci è che siamo sempre catecumeni, per quanto siamo in alto in conoscenza, in santità, siamo sempre come bimbi bisognosi del latte della Chiesa.
Paul Freeman