Testi liturgici: At 8,5-8.14-17; Sl 65; I Pt 3,15-18; Gv 14, 15-21 Per il documento: clicca quiAbbiamo notato cosa succede quando Filippo parla del Cristo? Che cosa ha prodotto l’ascolto della sua parola, accompagnata da segni prodigiosi?
Ha portato la gioia, così espressa dal testo: “Vi fu grande gioia in quella città”.
Mi viene subito da pensare una cosa. Come mai noi spesso nella vita siamo scontenti di tutto, siamo tristi e lamentosi, senza gioia interiore?
Segno che ci manca il particolare tipo di ascolto, quello della parola di Dio.
Infatti la parola di Dio, quando viene accolta con cuore sincero, provoca sempre gioia nella vita, anche se di fatto è esigente e chiama a seria conversione.
Forse è proprio questo un punto su cui tutti dovremmo migliorare. È vero, ascoltiamo la parola di Dio nelle nostre chiese, ma non altrettanto lo facciamo con gioia, a volte ci è piuttosto di peso, con la conseguenza che non attecchisce nella vita e non porta risultato.
Tale risultato è facilmente visibile sui nostri volti. Infatti, coloro che ci incontrano durante la giornata, non sempre si accorgono del fatto che abbiamo incontrato il Signore, proprio perché viviamo con eccessiva tristezza.
Non ci rendiamo conto che la carta di identità del cristiano è la gioia.
Però, attenzione ad un'altra cosa. Per quanto noi ci diamo da fare, non è tanto la nostra bravura e nel saperci fare che ci fa ottenere quei risultati che ci aspetteremmo.
Certamente, dobbiamo impegnarci, ma chi conduce tutto a buon fine, è lo Spirito Santo, il quale agisce a patto che non glielo impediamo.
Qual è il segno del nostro vero impegno?
Gesù ci ha dato la risposta: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”.
Secondo un detto, infatti, non bastano le parole, ma ci vogliono i fatti.
Come riuscirci? Ecco, allora, il compito del “Paraclito”, promesso da Gesù.
Il termine viene dal greco, tradotto in italiano significa: “Colui che è chiamato e che si mette vicino”, di qui la traduzione con i termini di: “avvocato, consolatore, difensore…”.
È specificato e detto che è un “altro” Paraclito. Il primo, infatti, è Gesù, il quale, stando presso il Padre, continua a intercedere per noi: ci difende, ci aiuta, ci consola. In quanto non visibile, manda lo Spirito perché lo sostituisca nel sostenere i suoi discepoli: ecco perché è detto “un altro”.
Anche lo Spirito, pur invisibile in mezzo a noi, continua l’opera compiuta da Gesù. Gesù l’ha compiuta nei tre anni di vita pubblica, lo Spirito Santo la continua sino alla fine dei tempi.
Si tratta di invocarlo spesso. Non mancherà di venirci incontro. Solo allora, faremo esperienza della luce, della gioia e della forza che vengono da lui.
Soprattutto ci sarà vicino quando testimoniamo la nostra fede, con la ferma convinzione che noi nelle sue mani siamo solo strumenti, chi opera nella coscienza degli altri è lui.
San Pietro ci consiglia di fare questo con dolcezza e rispetto, quindi senza imporre nulla, senza colpevolizzare nessuno.
Proprio per questo, nei nostri comportamenti e nelle nostra parole, abbiamo bisogno di molto equilibrio. Anche questo è un grande dono da chiedere allo Spirito Santo; sarà lui a farci capire quando dobbiamo parlare o quando, invece, sarebbe meglio tacere.
Ovviamente, in questa opera di bene, non mancano le difficoltà, le incomprensioni e la reazione degli altri; però lo Spirito rimane sempre il nostro “Paraclito”, il difensore, il datore di forza, il consolatore.
Vieni Spirito Santo, rinnova i nostri cuori!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello