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“Chi ha orecchi, ascolti!”. Con queste parole è finito il brano evangelico.
Noi abbiamo ascoltato con attenzione e cuore aperto la Parola di Dio? Capite benissimo: non basta ascoltarla con gli orecchi del corpo, se poi non entra anche del profondo dell’anima, ricevendo dallo Spirito Santo luce per comprendere e forza per agire di conseguenza!
Ecco, pertanto, il servizio dell’omelia per aiutare in questo.
Innanzitutto, prendiamo in considerazione il messaggio espresso alla fine della prima lettura: “Hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento”.
Questo fatto mette in evidenza una delle caratteristiche del Signore nei nostri confronti: essa consiste nella pazienza. In altre parole, Dio sa aspettare coloro che sembrano perduti per il fatto che, alla vista umana, appaiono lontani da lui.
La sua capacità di attendere è legata all’infinito amore che egli ha per tutte le sue creature: niente e nessuno per lui dovrebbe andare perduto.
Nemmeno il peccato, che è il massimo rifiuto di lui, riesce ad impedirgli di continuare ad amarci e di avere pazienza con noi, nell’attesa della nostra conversione.
Questo deve aiutarci a correggere certe idee sbagliate sul comportamento di Dio. Infatti, alcuni hanno una immagine distorta di Dio, nel senso che lo paragonano a colui che sta all’erta e vuol scoprire il peccatore, per puntargli il dito contro e punirlo inesorabilmente.
È vero che ogni peccato porta conseguenze negative. Ma questo è un fatto che dovremmo definire un “auto castigo”, anche se è permesso dal Signore. Ma non è voluto direttamente da lui. Lo permette proprio per aiutarci a capire e così giungere alla conversione,
Un altro grande messaggio, analogo al primo, ci è offerto dal vangelo attraverso la parabola del buon grano e della zizzania. Ancora una volta, invita tutti noi ad avere pazienza nella vita, ad imitazione del comportamento paziente di Dio.
Comunque, l’insegnamento della parabola è duplice.
Anzitutto ci dice che il male, cosa che riscontriamo sempre nel mondo, non voluto da Dio, ma proviene dal suo nemico, cioè dal Maligno, dal diavolo.
C’è da tener presente che questo nemico è astuto: semina sempre il male in mezzo al bene. Infatti, in ogni situazione di bene che viviamo o che facciamo, di lì a poco, non tarda di entrarvi anche una qualche forma di male, cosa che per noi è impossibile evitare e separare nettamente; solo Dio, e solo quando vuole, potrà farlo.
C’è poi un secondo insegnamento.
Consiste nella contrapposizione tra l’impazienza dei servi e la paziente attesa del proprietario del campo, che rappresenta Dio.
Noi a volte abbiamo una gran fretta di giudicare, di classificare, di mettere da una parte i buoni e dall’altra i cattivi.
Dio invece sa aspettare. Egli guarda nel campo della nostra vita con pazienza e misericordia; egli vede meglio di noi la sporcizia ed il male che c’è, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che si maturino.
Dio è paziente e ci aspetta con il cuore in mano per accoglierci, per perdonarci. Ed è grazie a questa paziente speranza di Dio che la stessa zizzania, cioè il cuore peccatore, alla fine può diventare buon grano.
Ma attenzione: la pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare confusione tra bene e male, come purtroppo spesso sta accadendo: quello che è male e rimane tale. Ad esso bisogna opporsi con forza e con tutti i mezzi.
Pertanto, di fronte alla zizzania di male presente nel mondo, il cristiano è chiamato ad imitare la pazienza di Dio, ma non può permetterlo e conviverci.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello