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Interessante l’atteggiamento e l’azione delle due persone di cui nella parabola appena ascoltata, l’uomo che: “Pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”; ed il mercante di perle preziose: “Trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”.
Come è importante lasciar perdere quello che è meno importante e di minor valore, per avere quello che vale di più, anche se a prima vista potrebbe costare!
Il brutto è che noi, senza renderci conto del vero valore delle cose, non scegliendole, purtroppo, rimaniamo poveri e scontenti!
È una parabola che ci interpella e ci fa riflettere. Noi a cosa diamo più importanza nella vita e cosa principalmente scegliamo? Lo conosciamo il vero tesoro prezioso?
Come diventa prezioso e sensato per noi il ragionamento ed il comportamento di Salomone!
Egli si trova nella condizione di dover governare. Avrà pensato: “Come riuscirò a governare secondo il cuore di Dio?”.
Ed allora ebbe l’ispirazione di chiedere le uniche cose che considerava davvero importanti e necessarie per il compito affidatogli: la sapienza e la saggezza.
A che servono, infatti, il potere ed il prestigio personale, la ricchezza, tutti i mezzi e la forza militare, se poi non si è capaci di gestire in maniera oculata il potere governativo?
A Dio piace la richiesta e decide di dargli ambedue le cose, dicendogli: “Ti concedo un cuore saggio e intelligente; uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te”.
Anche noi spesso nella vita siamo chiamati ad assumerci responsabilità, ed alcuni eventi ci portano a dover prendere delle decisioni. È questo il momento di elevare a Dio la preghiera per conoscere quale sia la sua volontà, proprio per il nostro vero bene e per quello degli altri.
La stessa cosa vuol insegnarci Gesù con le parabole evangeliche che abbiamo ascoltato.
In poche parole, il ragionamento dei due personaggi si può esprimere così: “Per ottenere quello che ha più valore, vale la pena perdere quello che ne ha di meno!”.
E questo, come pocanzi detto, avviene non nella smorfia, ma nella gioia.
A questo punto ci domandiamo: Noi siamo sempre pieni di gioia quando eseguiamo le opere di Dio, facendo la sua volontà, anche se è necessario rinunciare a qualcosa che ci sta pure a cuore?
Purtroppo, per molti cristiani non è così!
Che gioia ci può essere se pratichiamo le opere buone come se fosse solo un dovere, oppure per paura dell’inferno, ed anche per paura delle conseguenze negative che ne potrebbero derivare; in ultima analisi, semplicemente per metterci a posto con la coscienza?
Che gioia ci può essere se abbiamo un rapporto clientelare con il Signore? In altre parole se viviamo la logica del baratto: “Signore, io faccio questo e questo; tu dammi questo e quest’altro!”; sino a dire: “Siccome il Signore non mi ha ascoltato… non credo più!”.
Con tale atteggiamento di fondo, come facciamo a vendere quello che vale poco?
Ed infatti, quanti cristiani compiono le opere di Dio solo se hanno tempo, perché tutto il resto viene prima del Signore.
Con quale conseguenza?
Con la conseguenza di non ricevere il vero bene per sé, e quindi privandosi della gioia!
Purtroppo, questi cristiani non hanno ancora capito la forte affermazione di Paolo che abbiamo ascoltato: “Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”.
Infatti, solitamente tendiamo a dividere le nostre giornate in eventi positivi: “E’ andata come desideravo!”; ed in circostanze negative: “Mi va tutto a rovescio!”.
È proprio necessario cambiare prospettiva. Si tratta di credere che tutto quanto avviene nella nostra vita concorre al nostro vero bene.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello