
Per il documento: clicca qui
“Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”, dice Gesù a Pietro.
E pensare che poco tempo prima Gesù lo aveva lodato e definito “beato”, perché aveva interpretato bene, ispirato direttamente dal Padre celeste, la sua persona, dicendo: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”.
Come mai, che ora la sua situazione si rovescia?
Comunque, dobbiamo prendere atto che in Pietro non vi è cattiveria, tutt’altro. Se ha detto quel che ha detto, è stato per l’amore che portava a Gesù; ma era un amore piuttosto interessato. Gesù interviene per correggerlo, per far diventare più puro questo amore.
Come si svolge il fatto?
Gesù, proprio per l’amore di amicizia con cui è legato ai suoi discepoli, confida loro quel che gli accadrà a Gerusalemme: dovrà soffrire molto, poi venire ucciso, ma alla fine risorgerà.
Pietro ne rimane scandalizzato. E Gesù, rimproverandolo, lo chiama addirittura Satana, cioè diavolo, tentatore, divisore.
È la sorte anche di tutti noi. Anche se abbiamo la buona volontà di servire il Signore, arriva la tentazione del diavolo, che vuole distoglierci dal fare la quella volontà di Dio.
Dove sta l’idea sbagliata di Pietro? Sta nel pensare che il Messia debba vincere e trionfare sempre, mettendo tutti i nemici sotto i piedi.
Per questo motivo, Gesù è costretto a spiegare che nella logica di Dio, è tutto al rovescio: chi è grande o vuole essere tale, deve mettersi a servizio. Questo servizio si realizza veramente se ogni giorno prendiamo la nostra croce, cioè camminiamo dietro a lui, per imparare ed essere come lui. Ecco spiegata l’espressione del: “va dietro a me”. In altre parole è come se avesse detto: “Tu, Pietro, non puoi stare davanti a me, costringendo me a seguire te; ma devi stare dietro a me, proprio per imparare da me”.
Penso che, in qualche maniera, lo debba dire a ciascuno di noi, che pur siamo cristiani praticanti.
Chi di noi, infatti, è in linea al cento per cento con il pensiero di Dio?
Si tratta, a volte, di dover rinunciare ai propri punti vista e sempre alle logiche del mondo. Ed ecco spiegata l’altra espressione: “Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.
Lo stesso concetto è ribadito da Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare”.
Ed è anche l’esperienza del profeta Geremia, in un momento difficile, del tutto somigliante a quella di Gesù.
A motivo della sua predicazione, sperimenta le difficoltà dell’ambiente, viene schernito e perseguitato, subisce la crisi interiore, vorrebbe lasciare tutto.
Ma dalle ossa, cioè dalla parte più interiore e intima di lui, si sprigiona un fuoco che elimina le sue resistenze e gli dona nuova forza per continuare il suo servizio di amore.
Anche la storia di Geremia è una storia di fedeltà pagata a caro prezzo, che ci invita a verificare se il nostro modo di rispondere a Dio e alla sua Parola è simile al suo, oppure no.
Anche noi abbiamo bisogno di un fuoco che ci arda dentro. Eppure, questo non mancherebbe perché è presente in la luce, il calore e la forza dello Spirito Santo.
Si tratta, da parte nostra, di mettercela tutta per vincere le tentazioni, si tratta di perdere la nostra vita e ritrovarla, poi, vissuta in pienezza e gioia.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello