Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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celebrazione-pellegrinaggio-Cartoceto-Spicello-2012Testi liturgici: Is 35,4-7; Sl 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
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“Dite agli smarriti di cuore”.
Chi non lo è, soprattutto in certe situazioni?
Pensiamo oggi alla crisi economica e finanziaria, ma ancor prima a quella culturale e politica.
Puntuale giunge la Parola di Dio a consolarci. Siamo curiosi di sapere cosa ha da dirci, in quanto, più o meno, tutti siamo, in qualche modo, “smarriti”.
Abbiamo sentito cosa ci ha detto: “Coraggio, non temete!... Egli viene a salvarvi”.
Il “salvarci” è più del tirarci fuori dalla situazione contingente nelle quale potremmo trovarci.
Per farlo comprendere, il Signore Gesù ha compiuto miracoli.
Anche oggi ne abbiamo ascoltato uno. Non si tratta solo di un fatto, per quanto straordinario, ma, come sempre in simili gesti, di un “segno”. Esso attesta che il regno di Dio non é più solo un fatto profetico, descritto al futuro, come segnalato da Isaia: “Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi”. Pertanto, non è solo la speranza di un futuro migliore, ma è già storia di Dio dentro la storia degli uomini.
Ecco il fatto compiuto da Gesù: la guarigione di un sordomuto.
Perché lo porta in disparte? Per evitare occhi indiscreti di pura curiosità, cosa che non aiuta a comprendere l’agire di Dio. Per lo stesso motivo dirà, poi, di non dirlo a nessuno.
Usa le parole: “Effatà… Apriti!”. Il testo continua: “e subito gli si aprirono gli orecchi”.
Perché, prima di compiere il gesto, Gesù, “guardando verso il cielo, emise un sospiro?”. Cosa significa questo sospiro?
Dobbiamo ricordare che il Vangelo è parola di salvezza, cioè di verità e di grazia, ma è anche parola difficile da ascoltare, difficile da mettere in pratica e difficile da predicare e da testimoniare: ecco il sospiro. Non è possibile riuscirci, senza il contatto fisico don Gesù, e, questo, attraverso la vita sacramentale.
Ecco perché c’è stato qualcosa di analogo all’inizio della nostra vita cristiana, nel giorno del battesimo, allorquando, dopo il rito della veste bianca e della candela, ci è stato pure detto: “Effatà”, con le successive parole: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”.
Purtroppo noi non siamo sempre coerenti in proposito. A volte, è comprensibile, ci facciamo anche dei sensi di colpa.
Non dobbiamo dimenticare che la salvezza, in quanto parola e opera consolante di Dio, non sta nel suo linguaggio pretenzioso, arrogante e punitivo, ma nel dare fiducia e usare sempre misericordia.
Il Signore non ci accontenta solo con un semplice e vago invito a sperare nel Paradiso futuro, che rimetterà a posto tutto ciò che in vita non è stato giusto o è andato storto.
Egli si occupa sempre di guarire le anime, ma anche i corpi. Siamo noi a non credere che Dio si interessa di ogni nostra cosa, in maniera molto attenta, anche se, a volte, passa attraverso strade diverse da come ci aspetteremmo noi.
No! Dio è sempre con noi!
Non è questa una parola di consolazione per gli smarriti di cuore?
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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