Testi liturgici: Is 52,7-10; Sl 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18
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Natale! Grande festa! Ma questa festa è per babbo Natale o per Gesù che nasce? È festa dei consumi o festa delle sentinelle?
Mi piace riflettere su queste sentinelle.
Ne ha parlato il testo di Isaia che abbiamo ascoltato: “Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, perché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion”.
Sono le sentinelle della città di Gerusalemme che annunciano con gioia ed esultanza il ritorno degli esiliati alla loro patria, esperimentando la fedeltà, la presenza e l’aiuto del Signore.
Tutti siamo chiamati ad essere sentinelle, sempre vigili, per accorgerci di quanto accade.
Innanzitutto, dobbiamo renderci conto che il Signore, ancor prima di noi e più di noi, è stato una sentinella per ciascuno di noi. Si è accorto che per essere salvati, dopo il peccato, avevamo bisogno solo di Lui. Per tale motivo ha mandato suo Figlio a rivelarci il suo amore misericordioso. Questo Figlio nato per noi, non è venuto a risolvere magicamente i nostri problemi quotidiani, ma è venuto ad abitare con noi perché, a nostra volta, noi riuscissimo ad entrare nel suo Regno eterno per abitarvi in eterno.
Ebbene, se anche noi dobbiamo essere sentinelle, cosa dobbiamo fare?
La sentinella, se si accorge che arriva un pericolo, deve gridare “all’erta”; ma anche se arrivasse qualcosa di bello, dovrebbe gridarlo forte e con gioia, come letto dal profeta: “Prorompete in canti di gioia… perché il Signore ha consolato il suo popolo… tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio”.
Siamo noi tali sentinelle? Lo gridiamo forte che Dio ci vuole bene? Non tanto con la voce ma con uno stile di vita e con la serenità del volto!
Sparirebbero tutte le lamentele e le insofferenze! Sparirebbe la sfiducia! Cose che, purtroppo, dominano le persone e la società!
Dobbiamo riacquistare fiducia personalmente e ridare fiducia ad un mondo in cui tutto è oggetto di sospetti e paure, in cui facilmente ci si intristisce e si è allarmati. Per i giovani, gli anziani sono ormai una minaccia; per i genitori, i figli sono una preoccupazione; per i vecchi, i giovani sono una sconfitta; per i figli, i genitori sono una incognita pesante; per i cittadini, i politici sono approfittatori; e così via.
Troppe sentinelle, purtroppo distratte o addormentate, intercettano solo questi tipi di messaggi. Non sono più capaci di annunciare la pace, non prorompono in grida di gioia, perché hanno perso di vita Colui che è la pace in persona, Colui che ci assicura la vera gioia.
Il Natale vuol dirci tutto questo. Ma se noi non lo recepiamo? Cosa ci ha detto il Vangelo?
Ci ha detto che, Colui che è nato, è il Verbo di Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui. In lui era la vita e la vita era la luce, cioè la gioia, degli uomini. Questa verità e questa luce è venuta nel mondo “ma il mondo – abbiamo ascoltato – non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.
Noi non vogliamo appartenere a questa categoria, noi lo vogliamo accogliere perché è “pieno di grazia e di verità”.
Per questo abbiamo cantato nel salmo: “Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio”, e al Vangelo abbiamo acclamato: “Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore; oggi una splendida luce è discesa sulla terra”.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello