Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
17 ottobre 2025 * S. Ignazio d'Antiochia
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Anno C Madre di Dio
Testi liturgici: Nm 6,22-27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

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Abbiamo ascoltato quello che il Signore dice a Mosè: “Parla ad Aronne ed ai suoi figli: “Così benedirete gli Israeliti…”.
Nel pensiero degli Ebrei due sono le situazioni nelle quali si vive: o con la benedizione oppure con la maledizione; l’una porta salvezza, l’altra porta disgrazia.
Chi di noi non vuol essere benedetto e salvato? Ma la benedizione viene solo dal Signore!
Purtroppo molti, anche cristiani abbastanza impegnati, per avere fortuna e risolvere problemi si rivolgono ad operatori dell’occulto.

Ma questi di fatto trasmettono solo maledizione, anche se non sempre e subito questo appare.

Ed invece, come far scendere su di noi la benedizione?

Lo si fa invocando il nome del Signore. Questa sua salvezza si concretizza nel proteggerci, nell’esserci propizio e, soprattutto, nel dono della pace.

È significativo che la liturgia ponga questa lettura proprio all’inizio del nuovo anno, proprio perché la benedizione ha il compito di accompagnarci in tutte le attività che svolgeremo durante l’anno stesso e di sostenerci nelle buone intenzioni, perché si svolgano secondo la volontà di Dio.

Vi è nessuna garanzia per questo?

Certamente! Infatti, tutto si svolge sotto lo sguardo tenero e premuroso della Madre di Dio, oggi festeggiata. Essa veglierà su di noi come a figli; ed è proprio lei che si fa garante di questa benedizione.

C’è una parola che riassume e concretizza tale benedizione?

Certamente! Ci fa vivere nella pace, cosa che è donata solo da Dio. Gesù dirà in proposito: “Vi do la pace, vi do la mia pace; non come la dà il mondo io la do a voi”.

 È così, infatti. La pace è vera ed è duratura solo quando viene dal Signore. Essa vale molto più del benessere e della ricchezza. La salute e la ricchezza, infatti, facilmente potrebbero perdersi, mentre la pace donata da Dio è qualcosa di stabile. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che essa è frutto solo del suo amore e non del nostro sforzo, anche se da parte nostra ci vuole un impegno.

A questo punto, ci domandiamo: servono le marce per la pace, servono gli incontri fra le nazioni a tale scopo?

L’esito positivo di tali incontri spesso è frutto di paura, sono mossi per il mantenimento di equilibri, ma non può durare se non fanno riferimento a Dio.

Questo avviene solo se viviamo in pace con Dio stesso, evitando ogni peccato; la conseguenza di questo sarà la pace con se stessi, con i membri di famiglia, con parenti e vicini di casa; la capacità di perdonare le offese ricevute.

Che dire ancora, per concludere?

Un pensiero sul brano evangelico.

Quello che vedono i pastori è, forse, la scena meno solenne e più familiare che vi sia. A loro viene semplicemente annunciata la nascita del Salvatore.

Cosa si aspettano di vedere? Forse gli stessi angeli che hanno portato l’annuncio? Oppure i governanti e i grandi del mondo che si prostrano al nuovo re che è nato?

Niente di tutto questo, ma trovano una giovane coppia di sposi, poveri e indigenti, oltre ad un bambino posto nella mangiatoia di animali.

Eppure capiscono che in quella scena così ordinaria vi è il cielo sulla terra. Essi infatti, tornano lodando e glorificando Dio.

Anche noi saremo felici e beati il giorno in cui sapremo riconoscere la presenza continua di Gesù nella nostra vita.

Ma, attenzione! Essa non si manifesta in maniera straordinaria, ma in quella ordinaria, cioè nella vita di tutti i giorni.

Come effettuare e rendersi conto di questo?

Assumendo l’atteggiamento di Maria: “Custodiva queste cose meditandole nel suo cuore”.

Poche parole, ma molta riflessione!

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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