Riflessioni di don Ferri in esercizi
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
19 giugno 2025 * S. Giuliana Falc.
itenfrdeptrues
Anno C TrinitaEsercizi Spirituali 2015
Rilessione dettata a famiglie
che il rettore Sac.Cesare Ferri ha svolto in San Giovanni Rotondo nei giorni 04-07 giugno
Prima riflessione
L'UOMO PICCOLA TRINITA'

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Premessa
Vi è una cosa certa e di cui tutti ne facciamo esperienza che, cioè, non è facile andare d’accordo.
Lo si esperimenta nella relazione tra sposi, tra familiari, in un gruppo, tra gli operatori pastorali, con i colleghi di lavoro, nei nostri Istituti stessi.

Umanamente non è possibile andare d’accordo, perché l’orgoglio e l’“io” sono sempre in primo piano. Ed è proprio per questo che si creano disarmonie e divisioni.
Diventa possibile solo se, in un cammino spirituale, crediamo che tutti siamo figli dello stesso Padre.
Ovviamente, tale consapevolezza non si limita al livello intellettuale (tutti sappiamo che siamo figli di Dio e fratelli fra noi!), ma lo deve essere anche nella forma esistenziale, cioè vivendo seriamente la nostra relazione con Dio Padre.
Da questa relazione seria veniamo a conoscere come è vissuta da Lui, nel suo ambito, e come ci chieda di viverla con gli altri; ci garantisce il suo aiuto per viverla alla sua maniera.
Come è, e come è vissuta in Dio?
Egli dall’eternità vive in piena e perfetta relazione. E’ quello che chiamiamo il mistero trinitario.
Il mistero trinitario
Ci fermiamo a riflettervi, anche se non è facile spiegare e capire, perché si vola molto in alto. Cercherò di rendere il più concreto possibile i concetti che esprimerò.
Chi ne parla, soprattutto, è l’evangelista Giovanni. Egli, sin dal prologo, sale veramente molto in alto. Per questo, come evangelista, è simboleggiato dall’aquila. Essa, infatti, vola nelle altezze.
Giovanni ci rivela che Dio non è una persona solitaria, ma vive una relazione con altre, perché, pur essendo “uno” nella natura, è “trino” nelle persone.
Faccio una analogia che tenta di far meglio capire, sia pure pallidamente.
Io sono il tal dei tali e mi metto davanti allo specchio. Mi ci vedo riprodotto. Sono sempre io, ma è una immagine al di fuori di me e, quindi a sua volta, distinta da me. Purtroppo, questa immagine, togliendo lo specchio si vanifica.
Nella Trinità, invece, non è così. Il Padre è colui che guarda se stesso e vede se stesso come allo specchio. La differenza è che questa immagine di sé non si vanifica, come la nostra, ma rimane. Essa si chiama Figlio, è una persona uguale al Padre ma anche da lui distinta.
Fra queste due persone non può non esserci stima, rispetto, amore vicendevole (chi di noi darebbe un calcio allo specchio per non vedere la propria immagine?).
E’ un amore talmente profondo e intenso che si presenta nella fusione in unità delle due persone che diventano, pertanto, un tutt’uno.
Ebbene, questa fusione di amore che intercorre tra Padre e Figlio è un’altra persona uguale e distinta che chiamiamo Spirito Santo (analogamente a marito e moglie uniti, che diventano una coppia: è la terza loro realtà!).
Essendoci una perfetta relazione fra tutte e tre, ne segue che Dio, pur essendo uno, vive in una relazione d’amore fra le tre persone, sempre uguali e distinte.
Ripeto ancora: è una pallida immagine che tenta di far capire il mistero trinitario.
Permettetemi anche un’altra analogia.
Vi mostro questa copertina anteriore del libro. Essa contiene un titolo: è il tema di quanto verrà svolto nelle pagine interne. Per analogia, rappresenta Dio Padre che ha un disegno di amore che svolgerà nel tempo, a favore dell’uomo.
Ora vi mostro la copertina posteriore: essa contiene l’indice, oppure una descrizione più particolareggiata del tema, quello descritto esaurientemente nelle pagine interne. E’ Dio Figlio che svela il disegno del Padre da realizzarsi di mano in mano lungo la storia del mondo.
Ora apro il libro e faccio scorrere le pagine interne con tutta la loro ricchezza di contenuto. E’ lo Spirito Santo che, come detto, svela di mano in mano e più dettagliatamente il disegno del Padre rivelatoci da Cristo; inoltre ci aiuta a viverlo bene. E’ proprio a tal proposito che Gesù dirà: “Manderò lo Spirito Santo che vi guiderà a tutta la verità”.
E’ lo stesso unico libro, visto da tre angolature diverse, in perfetta sintonia tra loro, analogamente a Dio che è unico, ma in tre persone.
Volendo riepilogare con poche parole, in maniera teologica: Dio Padre è Amore che si dona (è gratuità); Dio Figlio, è l’amato che accoglie l’amore (è gratitudine); Dio Spirito Santo è il vincolo che lega l’amore donato e l’amore ricevuto (è l’estasi di Dio).
Applicazione all’uomo
Riferendolo a noi, cosa ne segue?
Ne segue che, essendo l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, non può non vivere in sé l’analoga realtà di relazione, vissuta da Dio.
E’ possibile? Certamente!
Però, solo se viviamo in sintonia con Lui e ci facciamo guidare dal suo Spirito. Egli ci ha dato la possibilità di comprendere e vivere bene tale relazione di amore, sia verso di lui che verso gli altri, mandando il proprio Figlio. Infatti, si legge nella Scrittura, che in nessun altro nome si trova la salvezza, se non in quello di Gesù.
La rivelazione del mistero trinitario è avvenuta con Gesù. Il popolo ebraico, pur credendo nell’unico vero Dio, non l’avrebbe compreso e avrebbe adorato tre dei.
Gesù lo rivela espressamente nel così detto discorso di addio che tiene agli apostoli prima della passione, come l’evangelista Giovanni ci racconta. Lo fa rispondendo alla domanda di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”.
La risposta di Gesù: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Siccome su questa affermazione è basata la spiritualità paolina, ci lasciamo condurre da don Alberione.
Egli afferma che la Trinità è rispecchiata nell’uomo che può definirsi “piccola trinità” e così lo descrive: “L’uomo è una proiezione meravigliosa della SS. Trinità, quindi fatto a immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino: Padre, Figlio e Spirito. Nella creazione hanno operato le tre divine persone. Ecco l’uomo uno come persona ed è immagine di Dio Uno; ma le tre Divine Persone hanno qualcosa di proprio e ciascuna è rappresentata dall’uomo con le tre sue facoltà: il Padre dalla volontà; il Figlio dalla mente; lo Spirito Santo dal sentimento”.
Tornando all’immagine del libro, in prima pagina di copertina. Come se dicessi: “Mi piace l’argomento che tratta questo titolo: voglio leggere tutto il libro”.
Sta a indicare che voglio realizzare il disegno di Dio su di me. Per questo metto in esercizio la volontà che mi rappresenta il Padre. Corrisponde alla definizione di Gesù: “Io sono la Via. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Fa eco l’espressione di don Alberione: “Gesù, in quanto <Via>, opera nella volontà aiutandola a conformarsi a quella di Dio”.
Tornando al libro in ultima pagina di copertina. Sta nello scoprire, sia pure sommariamente, il disegno del Padre. Esercito la mente istruita nella verità dal Figlio di Dio incarnato. Corrisponde alla definizione di Gesù: “Io sono la Verità”. Corrisponde alla definizione di don Alberione: “Gesù, in quanto <Verità>, opera sulla mente e conferisce la fede”.

Tornando al libro nel suo contenuto. Sta nel mettere in pratica la volontà del Padre nella vita. Mi illumina e mi aiuta lo Spirito Santo, rivelandomi, di mano in mano, tutta la verità. Corrisponde alla definizione di Gesù: “Io sono la vita”. Corrisponde alla definizione di don Alberione: “Gesù, in quanto <Vita>, opera sul sentimento portando una vita soprannaturale”.
Le virtù corrispondenti
A questo trinomio, ne corrisponde un altro, quello di tre virtù: la povertà, l’obbedienza, la castità. Ognuna di esse fa riferimento alla Trinità ed alla definizione che Gesù ha dato di se stesso.
La povertà ci mette in relazione con il Padre. Quello che conta è il suo disegno, tutto il resto è subordinato a lui. Tutto diventa buono purché sia strumento per arrivare a lui. A tal proposito, Gesù “Via” risana la volontà e ci aiuta a vivere bene la povertà ed in nostro abbandono al Padre.
L’obbedienza ci mette in relazione al Figlio. Lo si ascolta e si mette in pratica la verità che insegna. A tal proposito, Gesù “Verità” risana la mente e ci aiuta a vivere bene l’obbedienza, conformandoci in tutto a lui.
La castità ci mette in relazione allo Spirito Santo che è amore. Ci aiuta ad amare come Dio ama e a goderne la conseguenza. A tal proposito, Gesù “Vita” risana il cuore e l’affettività e ci aiuta a vivere nella castità, cioè nell’amore vero.
Avrei dovuto dire che le tre virtù, nel disegno originario, ci “mettevano” in relazione alle tre divine persone. Purtroppo, con il peccato, l’oggetto delle tre virtù è stato deviato.
La povertà ha deviato verso gli “idoli”, contando più sulle cose create che non in Dio. Giovanni l’ha definita la “concupiscenza degli occhi”.
L’obbedienza ha deviato verso “se stessi”, mettendo l’io al posto di Dio, sentendoci autorizzati a definire, secondo il nostro arbitrio, quello che è bene e quello che è male. Giovanni l’ha definita la “superbia della vita”.
La castità ha deviato verso un amore “possessivo”, che non è più vero amore e da cui non scaturisce più la vera gioia. Giovanni l’ha definita la “concupiscenza della carne”.
La famiglia Icona della Trinità
Non solo l’uomo, ma ancor più la famiglia è immagine o, meglio, “Icona della Trinità”. Essa diventa, dovrebbe diventare, la forma più perfetta di vita relazionale. E’ pensata e voluta da Dio. Pertanto, nessuna autorità umana può mettervi mano per adattarla a proprio piacimento.
Dalla Genesi conosciamo come Dio l’ha pensata e voluta.
Dopo aver creato l’uomo nella sua natura (senza distinzione di sesso che avverrà con la creazione della donna) dice: “Non è bene che l’uomo sia solo. Voglio fargli un aiuto che gli sia simile”.
Poi ancora leggiamo: “Il Signore fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole. Plasmò, con la costola che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse all’uomo”.
Ritorna l’immagine dello specchio. L’uomo vede davanti qualcosa di se stesso: è lui, è tratta da lui, eppure è un’altra realtà, è un’altra persona. Perciò esclamerà: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”.
Ovviamente i due non possono non amarsi, non possono non rifare unità, con l’espressione detta dopo: “L’uomo si unirà alla donna e saranno una carne sola”.
Diventano coppia. E’ la terza realtà, è la terza persona, resa visibile dal frutto che ne scaturisce, il figlio.
Riepilogando, ambedue ad imitazione del Padre si donano gratuitamente; ambedue ad imitazione del Figlio accolgono l’amore; ambedue ad imitazione dello Spirito Santo diventano una cosa sola, come Dio è uno, in una indissolubilità.
Ad imitazione della Trinità, ognuno nella coppia è chiamata ai tre atteggiamenti.
Vivere per l’altra, a imitazione di Dio Padre (la gratuità del dono).
In concreto è vivere la cultura dell’alterità, rispettando e promuovendo la dignità personale dell’altro, prendendosi cura di essa con amore oblativo.
Per questo occorre vincere la presunzione di capire l’altro o, peggio, di averlo già capito. Per quanto egli ci viva accanto, rimane sempre straniero. Deve sempre esserci un rapporto di rispetto, di attenzione, di ascolto, di attesa.
Vivere con l’altra, a imitazione del Figlio (l’accoglienza in gratitudine).
In concreto è accogliere l’altro nella sua originale diversità, accogliere l’altro perché esiste per me come “aiuto simile”, accettando la sua diversità, la sua ricchezza e il suo niente. Tale atteggiamento di accoglienza è permanente apertura al nuovo, alla progettualità che la vocazione di Dio accende in noi.
Vivere nell’altra, a imitazione dello Spirito Santo (amando, si fanno amare; lasciandosi amare, amano; con la gioia vicendevole).
In concreto è rispettare l’alterità ed è coltivare la reciprocità; esistere l’uno davanti all’altro, liberandosi reciprocamente dalla solitudine e sollecitandosi ad essere permanente estasi d’amore. Tale dinamismo libera i cuori, genera la gioia di amare, anima la speranza che non viene mai meno. E’ l’amore coniugale!
Solo così è immagine e somiglianza di Dio.
Pertanto, la relazione di coppia, a prescindere dai difetti di ognuno, diventa storia sacra, perché porta in sé la presenza di Dio.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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