Riflessione dettata dal rettore alle famiglie riunite in ritiro l'8 dicembre 2013 presso il Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro
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È bello questo ritiro svolto durante l’Avvento, in preparazione al Natale e nel giorno dell’Immacolata. Sappiamo che la liturgia nei primi giorni dell’Avvento ci presenta Giovanni Battista, mentre verso la fine ci presenta Maria Santissima insieme al suo sposo Giuseppe.
Oggi parleremo proprio di loro.
Intanto, diciamo subito che Maria è l’Immacolata. Questo mistero trova la sua ragione d’essere in previsione della Redenzione operata da Cristo. Per cui Ella è doppiamente legata a Lui: sia per la sua Redenzione – come lo siamo tutti noi - sia per essere la sua Madre.
Come si spiega questo mistero dell’Immacolata Concezione?
La verità è preannunciata nel libro della Genesi, di cui ascolteremo il brano nella Messa di oggi, brano che tratta della creazione dell’uomo.
Riflettiamo un momento su questa creazione dell’uomo, accostandola a quella degli angeli. Ambedue sono stati messi alla prova.
Gli angeli, ribelli a Dio per orgoglio, si sono tirati addosso la condanna eterna.
L’uomo, pure disubbidiente a Dio per orgoglio e per volontà di indipendenza, avrebbe dovuto subire la stessa sorte.
Però, a questo punto, c’è una cosa da tener presente. L’uomo era stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Come poteva Dio permettere che la propria immagine fosse condannata?
Entriamo, allora, nel mistero dell’amore di Dio che è sempre imprevedibile.
Egli poteva seguire diverse piste per risolvere il problema.
Non sceglie la onnipotenza della sua divinità, sceglie, invece, la debolezza della nostra natura umana, con un disegno non solo imprevedibile, ma umanamente incomprensibile.
Il Figlio di Dio, detto anche Parola o Verbo eterno, si fa carne, diventa uno di noi, perché a nostra volta noi potessimo diventare come lui.
Solo in questo modo Dio ha potuto dimostrare il suo infinito amore.
Infatti, se ci avesse salvato con la sua onnipotenza, lo avremmo considerato un “padrone”; invece, facendosi uno di noi, siamo invitati a ricambiare il suo amore, riamandolo principalmente come “padre”.
Eppure, qualche volta, nella nostra vita abbiamo oscurato questo tipo di amore. È avvenuto ogni volta che non ci siamo fidati pienamente di Dio, ogni volta che non abbiamo compiuto la sua volontà.
È facile dirlo – potremmo obiettare - ma non altrettanto facile da osservare quando ci troviamo dentro certi fatti e quando, per di più, ci toccano in prima persona. È sempre fatica per tutti, nessuno escluso.
A volte diventa grande sofferenza e duro tormento l’accettare e il calare nella vita la volontà di Dio.
Ebbene, proprio in simili casi, c’è bisogno di invocare l’intercessione di San Giuseppe che, insieme all’aiuto, ci dà pure un grande esempio, avendolo per primo messo in pratica.
Infatti, anche lui ha avuto una grande sofferenza e un grande tormento.
Il suo tormento è iniziato quando è venuto a conoscenza che Maria era incinta. Non tanto per la non fiducia sul suo comportamento morale e neppure per il mistero che si era compiuto in lei per opera dello Spirito Santo, quanto per come lui, Giuseppe, si sarebbe dovuto comportare.
Sappiamo come funzionava, nelle usanze del tempo, il rito del matrimonio.
Avveniva in due momenti. Il primo, era analogo al nostro fidanzamento. Esso è descritto nel Vangelo con termini equivalenti: “promessa sposa”, oppure “fidanzata” ed anche “sposa”.
La donna da quel momento, passava sotto la potestà del marito, rimanendo, però, nella casa paterna; quindi, senza coabitazione e convivenza.
Non poteva più essere rifiutata, salvo un regolare libello di ripudio per giusto motivo. Gli eventuali figli, nati in questo periodo, erano considerati legittimi. Però, se la donna fosse risultata infedele, veniva considerata adultera e quindi, secondo la legge, doveva essere ripudiata pubblicamente.
Trascorso questo primo tempo, che durava almeno sei mesi ed al massimo un anno, si celebravano le nozze ufficiali con cui la sposa veniva portata e accolta in casa dello sposo.
L’annuncio dell’angelo a Maria è avvenuto durante il primo periodo e quindi quando era già sposa di Giuseppe, ma non ancora coabitante con lui.
È da qui che inizia il tormento di Giuseppe, molto marcato proprio perché era un uomo “giusto”. Se non fosse stato “giusto”, l’avrebbe subito ripudiata in obbedienza alla legge, e tutto sarebbe finito.
Chi è il “giusto” biblico?
“Giusto” è, anzitutto, colui che cerca con tutto se stesso la volontà di Dio; il desiderio del giusto è uno solo: che si compia sempre la volontà di Dio.
Giuseppe è profondamente convinto – come di fatto è la verità - che la volontà di Dio sia l’amore, cosa che sta al di sopra di tutto. Pertanto, l’uomo giusto ama tutti gli altri e li ama secondo il modo di amare di Dio. L’antica legge diceva: “Ama il prossimo tuo come te stesso”; e, quella evangelica, dice: “Amatevi l’un l’altro, come io vi ho amato”.
Se Giuseppe era giusto, proprio perché amava così, come doveva comportarsi? Stava vivendo un grosso conflitto. Di qui la sua sofferenza e il suo tormento.
Di certo, come detto, non dubitava della moralità di Maria.
Il problema, però, rimaneva ed anche molto doloroso: “Ho ancora il diritto – ragionava tra sé Giuseppe - di prendere questa donna su cui lo Spirito Santo ha steso la sua ombra? Posso portare in casa questa donna che è già di un altro e il cui frutto non mi appartiene? In una parola: è ancora volontà di Dio che io tenga questa donna?”.
Non era un banale tormento, perché Giuseppe veramente e fortemente era innamorato di Maria. “Perché farla soffrire – continuava a ragionare - ripudiandola pubblicamente e mostrandola, agli occhi di tutti, una adultera, cosa non vera?”.
Pertanto, per amore di lei, decide di “ripudiarla in segreto”.
Così, in un primo momento, lui legge la volontà di Dio, con questo ragionamento: “Se lo Spirito Santo ha agito in Maria, devo lasciarla libera perché Dio possa continuare a operare in lei e per mezzo di lei. Maria non può più appartenermi. Accetto, sia pur con sofferenza, di ritirarmi in silenzio”.
In questa decisione si manifesta tutta la “giustizia” di Giuseppe. Non cessa di amarla profondamente, ma vuol rispettare il disegno misterioso di Dio; desidera unicamente che, sia in lui che in lei, si realizzi la volontà di Dio.
Pertanto, continua ad amarla, ma non egoisticamente, per cui l’amore non gli da alcun diritto su di lei. Aveva scelto Maria come sposa, ora rinuncia e se ne distacca, con sofferenza ma anche con amore.
Non immagina neppure che Dio gliela vuole ridonare come colei che partorirà il Salvatore. Non sa che tutto quello che è di Maria, Dio vuole che sia anche suo; non sa che quel figlio non sia solo di Maria, ma anche suo, nella qualifica di padre: “Tu – gli dirà - lo chiamerai Gesù”.
Anche il cammino di fede di Giuseppe, come quello di Maria, non è stato facile.
Da una parte, doveva credere a ciò che gli diceva Maria; dall’altra parte, doveva credere al disegno misterioso di Dio che gli “toglieva” la donna che amava; a tutto doveva credere – con la misura di una fede senza misura - senza capirci niente.
Però, dopo il tormento, arriva la luce. Un sogno risolve il problema. “Giuseppe – gli dice l’angelo – non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Ora è chiara la volontà di Dio.
A questo punto, come fra parentesi, ci vuole una parola sui sogni. Attenzione, a capire bene!
La Chiesa è molto cauta nel credere ai sogni che rivelano la volontà di Dio; non vuole che si cada in automatismi irresponsabili, o a forme isteriche di superstizione.
Però, siccome i sogni rientrano nello spessore della vita umana, nulla vieta che Dio se ne possa servire per manifestare la sua volontà.
Una cosa è certa: san Giuseppe, illuminato in qualche modo dall’Alto, ha capito come si sarebbe dovuto comportare.
Sin qui è il racconto evangelico di Matteo.
Anche il racconto di Luca, come abbiamo ascoltato, parte con la figura di Giuseppe impegnato nel viaggio per il censimento. Dopo di che, la prosecuzione della descrizione evangelica, lascia il posto a Maria.
Non mi ci fermo, nel pomeriggio svilupperemo lo stesso tema attraverso un video.
Comunque, piste di riflessione in proposito, le trovate pure nella dispensa che avete in mano.