Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
16 ottobre 2025 * S. Margherita Alac.
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Pentecoste

Riflessione dettata dal rettore alle famiglie riunite in ritiro spirituale, il 10 novembre 2013 presso il Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro
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I capitoli citati riportano i discorsi di “addio” di Gesù, e quindi sono molto importanti: sono il suo testamento.
Ebbene, in essi, per ben cinque volte, promette di mandare lo Spirito Santo, dandogli l’attributo di “Paraclito”: termine che ha una valenza molteplice.

Paraclito significa:
Difensore
. Cioè avvocato: colui che ci difende dai nostri nemici menzogneri perché possiamo rimanere nella Verità.
Intercessore. Cioè mediatore: colui che intercede presso il Padre a nostro favore, “con espressioni che non si possono spiegare a parole”.
Consolatore
. Cioè: colui che ci sostiene, lungo tutta la vita, dandoci forza per fare il bene ed altrettanta per evitare il male.
Amico
. Cioè: colui che vive accanto a noi, anzi che sta dentro di noi, donandoci tutto quanto ci è necessario.
Tutto quanto detto, egli lo fa nel rispetto della libertà, e quindi, prima di intervenire, attende la nostra invocazione e la nostra accoglienza.
Vediamo ora alcune delle espressioni pronunciate da Gesù presenti nei citati capitoli.
Esse formano come cinque annunci.
La promessa di un altro Paraclito.
“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre… Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà con voi. Non vi lascerò orfani”.
È fuori dubbio che noi vogliamo amare e vogliamo osservare i comandamenti nella maniera voluta da Gesù.
Ci riusciremo?
Solo con lo Spirito avremo la forza e la capacità di riuscirvi.
Ma, perché questo avvenga, è necessario dare a lui la possibilità di agire liberamente ed efficacemente. Pertanto, da parte nostra – come sopra detto - ha bisogno di essere creduto, invocato ed accolto.
Notiamo l’espressione “un ‘altro’ Paraclito”.
Il primo è stato Gesù.
Egli è il secondo perché continua a fare quello che faceva Gesù, quando si muoveva lungo le strade della Palestina. Per questo Gesù può ben dire: “non vi lascerò orfani”.
Allora, Gesù è ancora presente in mezzo a noi, anche se in modo diverso.
Lo Spirito insegna e ricorda.
“Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Primo verbo: vi insegnerà.
Non con l’atteggiamento ed il modo di insegnare del maestro in cattedra. Per quanto sia bravo il maestro, se, però, l’alunno è corto di intelligenza e di memoria, può fare ben poco.
L’insegnamento dello Spirito, invece, è diverso. Egli entra in noi e dal di dentro: ci guarisce, ci forma e ci plasma.
Plasma la nostra mente, perché abbia i pensieri di Dio.
Plasma la nostra volontà, perché coltivi i desideri e i voleri di Dio.
Plasma il nostro cuore, perché ami le cose e le persone come le ama Dio.
In altre parole, con l’espressione cara all’Alberione, ci “cristifica”.
La cristificazione contiene l’espressione cara a San Paolo: “Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
È, questa, anche la spiritualità dell’Alberione; ed è anche la spiritualità della famiglia paolina.
L’Alberione l’ha tradotta in una espressione molto significativa, spesso da noi ripetuta: “O Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, abbi pietà di noi”.
Tale espressione non è tanto una giaculatoria, quanto è un atto di fede.
Noi crediamo che Cristo, in quanto “Verità”, entra nella mente; che Cristo, in quanto “Via”, entra nella volontà; che Cristo, in quanto “Vita”, entra nel cuore e nella vita di ogni giorno.
Tale cristificazione – non bisogna dimenticarlo - è opera dello Spirito Santo.
Capite, allora, le conseguenze!
Quando siamo “cristificati”, tutto cambia in meglio nella vita, perché vediamo e giudichiamo le cose, il mondo, gli avvenimenti, tutto, in maniera diversa: secondo l’ottica di Gesù Cristo.
Secondo verbo: vi ricorderà.
Non nel senso di ritornare al passato per rimpiangerlo o rifiutarlo; ma nel senso di rendere presenti e operanti nell’oggi le meraviglie a suo tempo compiute da Gesù.
Diventa, quindi, una chiave di lettura per comprendere, alla luce di Dio, gli avvenimenti dell’oggi.
L’espressione che indica questo, in uso nella bibbia e nella liturgia, è “fare memoria”: “Fate questo in memoria di me”.
La Santa Messa, infatti, rende presente, come se avvenisse oggi, la sua morte e risurrezione, con tutto quello che di grazia contiene e dona.
Lo Spirito, testimone di Cristo, rende anche noi testimoni.
“Quando verrà il Paraclito, lo Spirito di Verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me, e anche voi date testimonianza, perché siete con me”.
Cosa significa che dà testimonianza a Cristo?
Sappiamo bene che non è facile essere cristiani e discepoli di Cristo, almeno per alcuni, perché la sua figura porta a cose che sembrano assurde e scandalose per accettare.
Quali sono questi scandali?
Quello dell’Incarnazione: un Dio che si fa uomo.
Quello della Passione: un Dio che si fa uccidere.
Quello dell’ Eucaristia: un Dio che si fa mangiare e bere.
Quello dell’ Ascensione: un uomo che si fa Dio.
Ebbene, lo Spirito Santo “testimonia” in noi, cioè ci convince, che è tutto vero e ci aiuta a vivere le conseguenze che ne vengono, per riuscire ad essere veri discepoli di Cristo.
Pertanto ci aiuta ad andare contro corrente, affrontando le conseguenti umiliazioni e sofferenze sopportate a causa della “giustizia”.
In altre parole ci aiuta a vivere la beatitudine: “Beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”.
Lo Spirito illumina sulla condizione di incredulità.
“E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio”.
Qui lo Spirito assume la funzione di avvocato in difesa di Gesù.
L’imputato è Gesù stesso, in quanto accusato e condannato a morte per il fatto di essere un malfattore.
Riguardo al peccato.
Ci fa capire nel giusto senso la morte di Gesù.
I veri malfattori e peccatori siamo noi, non Gesù. Egli si è solo caricato i nostri peccati sulle sue spalle. Davanti al Padre è come se fosse diventato “tutto peccato” lui stesso. Per cui, al nostro posto, ha subito la condanna.
Riguardo alla giustizia.
Ci fa capire che la giustizia di Dio sta in una “santa vendetta”. Dio si vendica con l’amore, cosa che manifesta pienamente nella misericordia e nel perdono. Dio, ora, non punisce più l’uomo perché, se così si può dire, ha già punito suo Figlio, che – come detto - si è preso addosso i nostri peccati.
Con ciò, lo Spirito, ci aiuta ad amare e perdonare.
Riguardo al giudizio.
È il giudizio di condanna contro Satana. Però, momentaneamente, gli è permesso di disturbare e tentare l’uomo. La fa su due versanti: far credere che non esiste; far perdere la coscienza del peccato.
Come è vero tutto questo!
Ebbene, anche su questo versante lo Spirito interviene a nostro favore aiutandoci a vincere ogni tentazione.
Lo Spirito ci guida a “tutta la verità”.
“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.
Ci fa scoprire la verità di mano in mano. Tanto è vero che a volte diciamo: “Ho letto tante volte questo brano biblico, oggi mi ha dato una luce nuova!”.
L’importanza, allora, di leggere, ascoltare e meditare la Parola di Dio, anche se, da un lato, può sembrarci arida, e, dall’altro, ci potrebbe far dire: la conosco.
Non dobbiamo dimenticare: è come il seme gettato sotto terra.
Germoglierà, crescerà e, a suo tempo, porterà frutto.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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