Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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Consigliare i dubbiosiRiflessione tenuta dal rettore alle famiglie riunite in ritiro 12 giugno 2016 presso il Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro.
Consigliare i dubbiosi
(Testo base Dt 17, 18-20)
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Dal libro del Deuteronomio. Quando il re si insedierà sul suo trono, scriverà per suo uso in un libro una copia di questa legge. Essa sarà con lui ed egli la leggerà tutti i giorni della sua vita, per imparare a temere il Signore, suo Dio, e a osservare tutte le parole di questa legge e di questi statuti, affinché il suo cuore non si insuperbisca verso i suoi fratelli ed egli non si allontani da questi comandi, né a destra né a sinistra, e prolunghi così i giorni del suo regno, lui e i suoi figli, in mezzo a Israele”.
Premessa
Il Papa recentemente ha detto che, quando esercitiamo una delle opere di misericordia, di fatto acquistiamo l’indulgenza giubilare.
Non è allora tanto difficile! Chi può non compiere qualche opera di misericordia?
Ebbene, dopo aver riflettuto nei mesi scorsi su quelle corporali, da oggi iniziamo a riflettere su quelle spirituali.
Infatti, la nostra vita fisica e corporale, non può essere staccata da quella spirituale e viceversa.
Oggi riflettiamo sulla prima delle opere spirituali, quella cioè di: “Consigliare i dubbiosi”.
Cosa è il dubbio, come si fa presente, con quale stile intervenire
Vi è mai capitato di dare un parere ed un consiglio ad un’altra persona, sicuri di interpretare la volontà di Dio?
Perché poi, trovandovi in analoga situazione, non siete stati capaci di applicarlo a voi stessi?
Questo sta a significare che tutti, per non sbagliare nella vita, abbiamo bisogno di avere la luce, il parere e la conferma di qualcuno. Solo così viviamo più tranquilli.
Comunque, non siamo tutti uguali e allo stesso livello.
C’è chi nella vita non si pone nessun problema di responsabilità, almeno a livello spirituale. Sono coloro che, come si soliti definire, hanno una coscienza “lassa”.
Ci sono poi di quelli che si pongono problemi in maniera eccessiva e fuori luogo. Sono coloro che vivono sempre nel tormento di poter sbagliare; sono quelli che sono condizionati dallo “scrupolo”.
Ci sono anche quelli che si pongono il problema necessariamente e seriamente. Sono coloro che hanno un animo “retto”, che hanno una coscienza delicata e che sono impegnati a fare cammino spirituale.
Sono soprattutto questi che hanno bisogno di illuminazione e nel trovare sicurezza per risolvere i loro dubbi.
Ne hanno bisogno per essere e rimanere nella volontà di Dio, hanno bisogno di trovare qualcuno che dia loro un parere ed un consiglio.
Tutti, in qualche maniera, potremmo accorgerci di tale necessità esigita da alcune persone e che a loro volta ci interpellano.
Però, chi è chiamato ad intervenire per sciogliere i dubbi di coscienza di qualcuno, interpretando rettamente il pensiero di Dio, ha bisogno di fare un cammino di fede, deve essere una persona di profonda vita interiore, che abbia la capacità di un paziente ascolto, e poi di avere i doni dello Spirito Santo, in questo caso quello del discernimento.
Solo così può illuminare ed aiutare chi è nel dubbio e nell’incertezza.
Consigliare i dubbiosi
Come detto pocanzi, tale opera di misericordia coinvolge tutti, perché tutti siamo chiamati ad esercitare la carità verso il prossimo. Nessuno può applicare il famoso e logoro detto: “Ognuno per sé e Dio per tutti”.
Comunque, vi sono persone più direttamente e responsabilmente coinvolte; sono coloro che hanno un ruolo di responsabilità formativa ed educativa nel confronto di altri.
Pensiamo, ad esempio, ai sacerdoti in quanto parroci, confessori, guide spirituali; pensiamo ai catechisti, agli insegnanti, ai responsabili di associazioni, ai capi squadra di lavoro, ecc.
Ma, in questo momento, pensiamo innanzitutto agli sposi, ogni coniuge lo è nei confronti dell’altro; e soprattutto pensiamo ai genitori ai quali equipariamo anche i nonni, che spesse volte sono costretti a sostituire o affiancare i genitori stessi.
Ebbene, i genitori devono collocarsi accanto alle incertezze dei figli; soprattutto hanno la responsabilità di orientarli nelle scelte decisive della vita, in fatto di studio, di vocazione, di impiego, di lavoro, ecc.; e poi di “accompagnarli” nella scelta stessa.
Attenzione, però!
“Accompagnare” non significa imporre se stessi, le proprie idee, i propri desideri sulle scelte dei figli.
Infatti, consigliare significa solo fare luce, aprire uno spiraglio. Poi, dobbiamo fare come fa il Signore con noi; rispettare la nostra libertà.
Importante, però, è anche non lasciarsi condizionare dai capricci dei figli, e quindi di non accontentarli sempre, fin che sono piccoli; e neppure essere condizionati dalle loro contestazioni, se sono già grandicelli.
“Accompagnare” - si intende l’accompagnare per il meglio - è un verbo che ha le sue radici nella vita interiore del soggetto.
Essa a sua volta, proviene dalla ricchezza della Parola di Dio da noi ascoltata e vissuta. Le parole ci vogliono, ma diventano pressoché inutili se non sono convinte, e se non sono accompagnate da uno stile di vita coerente.
Solo la Parola di Dio, vissuta come detto, ha la capacità di guidare indistintamente genitori e figli, nonni e nipoti, al compimento della volontà di Dio.
Pertanto il saper ben consigliare è un dono di Dio, da implorare.
Saper consigliare è un dono da implorare
Se è dono di Dio, dobbiamo trovare le sue basi nella Bibbia.
Ebbene, è proprio la Bibbia a dirci che il consiglio è un dono di Dio.
Solo Dio è il vero consigliere che, però, agisce tramite uno strumento, tramite un’altra persona.
Guai se questo strumento non è e non rimane in sintonia con lui!
Ci basti, a tal proposito, citare alcune espressioni di salmi: “Ti istruirò, ti insegnerò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio” (32,8).
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (119,105).
“Corro la via dei tuoi comandi, perché tu hai allargato il mio cuore” (119,32).
Oggi tutto “sembra” darci certezze, grazie al progresso della scienza e della tecnica. Per molti, purtroppo, diventa del tutto normale cliccare su Internet per avere spiegazioni intorno a ciò che non conoscono e che li mette nel dubbio.
Ma c’è di peggio! E non vorrei pensare che questo peggio sia esercitato anche dai membri dell’Istituto Santa Famiglia.
Il peggio avviene quando, non fidandoci pienamente di Dio, andiamo a cercare e credere ad altri dei. Con ciò manchiamo al primo comandamento che suona così: “Non avrai altro Dio fuori di me”.
Mi riferisco a coloro che interpellano, ad esempio, l’oroscopo; a coloro che si affidano ai tanti operatori dell’occulto; a coloro che adornano la casa di cornetti, che espongono ferri di cavallo, e così via.
Tanto più e peggio che queste cose vengono praticate anche da persone che gettano fumo sugli altri, per cui molti non hanno scrupolo di dar loro fiducia.
Infatti, non poche persone di tal genere, pregano, vanno in chiesa, praticano diverse forme di pietà, dicono al paziente di pregare.
Coloro che li frequentano, in maniera sottintesa, è come se dicessero: “E’ meglio tenersi buoni tutti”.
Così camminano su due staffe, uniscono sacro e profano, vanno a chiedere benedizioni al prete e nel contempo frequentano pure tali persone. Chi fa così vive nel peccato.
Tale comportamento è più volte e fortemente richiamato dalla Bibbia.
Cito solo il brano dal Deuteronomio: “Non si troverà presso di te chi pratichi la divinazione, il sortilegio, l’augurio, la magia, chi pratichi gli incantesimi, chi consulti gli spettri o l’indovino, chi interroghi i morti. Perché è in abominio al Signore chi compie queste cose” (18,10-14).
A sua volta la Bibbia offre una diversa modalità di affidamento, la quale rispetta la nostra umanità e la colloca nella dignità delle sue origini in Dio.
Vi si legge, come abbiamo ascoltato nella lettura breve, che il re di Israele, per poter guidare con rettitudine il popolo, doveva tenere accanto a sé una copia della legge di Dio. Solo Dio, infatti, è il vero consigliere.
A tal proposito, è anche ben conosciuta la preghiera di Salomone il quale, proprio per poter ben governare, supplica il Signore: “Concedi al tuo servo un cuore che sa ascoltare, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?”.
In altre parole Salomone chiede il dono del discernimento per poter ben governare e quindi consigliare bene.
Il discernimento è dono dello Spirito Santo
Cosa è, più precisamente, il discernimento?
Il verbo discernere indica la capacità di dare un giudizio sulle cose, cioè a distinguere quelle buone da quelle cattive.
Esiste un discernimento umano, secondo la carne, fatto cioè secondo criteri scelti dal mondo; quali, ad esempio, il successo, la ricchezza, il potere, la bellezza, ecc.
Ed esiste un discernimento spirituale, fatto dal credente secondo i criteri di Dio e suggeriti dallo Spirito Santo.
Questo dono è quanto mai necessario per chi deve consigliare il bene ed il meglio alle persone dubbiose.
Ad esempio, la Bibbia descrive gli abitanti di Ninive come “persone che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra”. Questo a indicare che praticamente vivono nel dubbio, che cioè non conoscono la differenza fra il bene e il male.
Dio manda loro il profeta Giona che, con la sua predicazione, offre loro il discernimento che li guida alla scelta del bene, cioè alla conversione.
San Paolo non esita a collocare il dono del discernimento a fondamento dell’agire dei cristiani: “Distinguete ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni sorta di male”.
Sempre lo stesso Paolo, scrivendo ai Filippesi, augura che la carità, la quale guida il buon consigliere: “Cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento per poter distinguere ciò che è meglio”.
Il dono del discernimento permette di cogliere e comprendere dentro di sé e dentro gli altri per poterli consigliare, se una certa idea o ispirazione o mozione che spinge ad agire contiene la presenza di Dio oppure no.
Quanti si ingannano! Pensano di essere nella volontà di Dio, mentre in realtà non lo sono. Alcuni addirittura escono in espressioni come questa: “Il Signore mi ha detto …”. Può essere anche vero, ma nessuno può essere giudice di se stesso. C’è bisogno del discernimento di qualcuno.
A tal proposito c’è un altro forte ammonimento di Paolo: “Non credete ad ogni spirito, ma discernete gli spiriti che sono da Dio, poiché molti falsi profeti sono apparsi nel mondo”.
Pertanto, c’è proprio bisogno di discernimento che è solo dono da invocare dallo Spirito Santo. Gesù, quando parla di lui, lo chiama “Paraclito”.
Paraclito significa “colui che sta accanto”, proprio per illuminarci e guidarci, come Gesù stesso dice: “Vi ho dette queste cose mentre ero ancora presso di voi. Ma il Paraclito,lo Spirito che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà quello che vi ho detto”.
Ora, perché questo avvenga, è necessario il silenzio del cuore.
Occorre far tacere i nostri pensieri, i nostri desideri, quel tumulto di passioni che occupano il nostro cuore. Dobbiamo essere persone riflessive.
È un lavoro paziente, ma necessario, che il Signore ci aiuta a fare nella preghiera umile e sincera.
Solo così potremo essere buoni consiglieri per tranquillizzare i dubbiosi.

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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