Testi liturgici: Dt 26,4-10; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
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Torna puntuale, nella prima domenica di Quaresima, il racconto delle tentazioni di Gesù presentato, in ogni anno dei tre cicli, da un evangelista diverso. Quest’anno è la volta di Luca.
Purtroppo la pagina, tante volte ascoltata, rischia di diventare un’abitudine, perché sappiamo già come va a finire e quindi perdiamo lo stupore dinanzi ad essa, tanto da non più incidere concretamente nella nostra vita quotidiana.
Ed allora, proprio per questo, vogliamo fermarci un poco a rifletterci.
Sappiamo come Gesù abbia voluto condividere la vita dell’uomo in tutto, e quindi ha condiviso pure le tentazioni. Egli, però, le ha superate e superandole ha ottenuto anche per noi la forza di vincerle.
Chi di noi, in un modo o nell’altro, non è tentato?
Da notare che tutte le tentazioni, anche se nella vita sembrano presentarsi in forme e circostanze diverse, sono riconducibili alle tre raccontate nell’episodio evangelico.
Ed infatti, a pensarci bene, tutta la nostra vita gira intorno a questi tre bisogni primari: il cibo, le cose, il proprio compiacimento.
Ed ecco la tattica demoniaca: perché aspettare per avere tutte queste cose? Perché non accontentare subito i nostri desideri?
Da notare bene come il diavolo presenta la proposta utilizzando la Parola di Dio, però male interpretata. Anche Gesù, respingendo la tentazione, utilizza la Parola di Dio, ma bene interpretata.
Alla fin fine, poi, dobbiamo riconoscere che ogni tentazione è conducibile ad una unica tentazione, quella stessa nella quale caddero Adamo ed Eva, cioè quella di voler essere come Dio, di sostituirsi a lui nel giudicare il bene e il male; quindi mettendo al primo posto non “Dio” ma il proprio “Io”.
Purtroppo, spesso noi non ci accorgiamo che il diavolo è sempre colui che sconfina, che confonde, che divide; è sempre il bugiardo. È colui che, soprattutto, non può sopportare che ci si ami, e per tale motivo mette tanta confusione proprio tra coloro che si amano.
Ce l’ha con tutti, ma in particolare con due categorie di persone.
Ce l’ha con i preti perché, con la celebrazione eucaristica, rendono presente Gesù Cristo, che è il segno massimo dell’amore di Dio per noi. Di conseguenza li tenta e a volte riesce a farli cadere nel peccato di modo che si possa perdere la fiducia nel loro ministero.
Ce l’ha con gli sposi che vivono seriamente il loro matrimonio quale sacramento, perché con esso effondono nel mondo l’amore di Gesù. L’amore di Gesù, infatti, passa attraverso di loro. Di conseguenza, il demonio fa tutto il possibile perché i matrimoni falliscano, e ci rendiamo conto come spesso questo avvenga, con la conseguenza che non si vive più nell’armonia e nella pace.
Dove troviamo il mezzo per superare e vincere le nostre tentazioni?
È possibile solo con la grazia di Dio che si ottiene attraverso l’esercizio di due realtà.
La prima: l’ascolto della sua Parola. È quello che ha sottolineato la lettera ai Romani ed è quello per cui risponde Gesù: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
La seconda: la partecipazione all’Eucaristia, almeno a quella domenicale e festiva. È quello che ha sottolineato il libro del Deuteronomio, nel fatto di offrire le primizie in memoria e ringraziamento dei doni di Dio. Ebbene, nell’Eucaristia viene offerta la persona di Gesù in memoria dei grandi benefici ricevuti da Dio e siccome Gesù è Dio, non vi può essere dono maggiore gradito al Padre.
Ed è anche quello per cui ha risposto Gesù: “Il Signore tuo Dio adorerai, a lui solo renderai culto”.
Signore, aiutaci a vincere ogni tentazione!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello