Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
17 ottobre 2025 * S. Ignazio d'Antiochia
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Tommaso apostolo
Testi liturgici: At 5,12-16; Ap 1,9-13.17-19; Gv 20,19-31

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Abbiamo ascoltato: “Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli … la folla portava malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti”.
La missione degli apostoli si svolge in mezzo al popolo e, tra questo popolo, soprattutto verso quello degli ultimi, degli emarginati, dei malati, dei disturbati da azioni demoniache.
Tale campo di azione è quello che Papa Francesco definisce le “periferie esistenziali”. Esso si svolge principalmente con la testimonianza, e questo su due fronti: quello della “comunione” e quello della “guarigione”.

Quello della comunione. Il loro stare insieme era finalizzato da un unico intento, quello di manifestare con la vita la presenza del Risorto in mezzo a loro.

Quello della guarigione. Con la loro azione affermavano che nessun malato è giudicato maledetto da Dio, ma tutti vengono accolti, per tutti si offre la preghiera di intercessione, per tutti si chiede la guarigione.

Questo fino al punto che perfino l’ombra di Pietro donava sollievo e riposo.

Potesse la presenza di ciascuno di noi portare ovunque e a tutti gioia e consolazione!

Dov’era Tommaso quella sera del primo giorno della settimana?

Non ci è permesso pensare a lui come se avesse abbandonato la comunità; anzi forse era il più coraggioso, visto che mentre gli altri stavano chiusi in casa per paura dei Giudei, lui tranquillamente se ne stava in giro.

Ad ogni modo, non è con loro, e questo gli impedisce di fare l’esperienza di vedere Gesù risorto.

Al suo ritorno, viene investito della gioia grande che gli raccontano gli altri apostoli, ma lui è piuttosto diffidente, ha bisogno di vedere, ha bisogno di toccare quei segni comprovanti la morte di Gesù.

A questo desiderio Gesù non si sottrae e torna a trovarli otto giorni dopo, sempre nel primo giorno della settimana, nel giorno in cui si fa memoria della Pasqua, quel giorno che per noi è la domenica.

Lo ama e per questo lo chiama. Lo invita a toccare quei segni che indicano l’amore infinito di Dio.

Il Vangelo non ci dice se abbia toccato o meno quelle ferite, ma riporta solo la sua semplice e meravigliosa professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!”.

A questo punto, dobbiamo riconoscere che Tommaso potrebbe diventare il nostro santo protettore, perché anche noi spesso siamo piuttosto diffidabili.

Questo giustamente potrebbe anche valere, anzi qualche volta deve valere nel rapporto con gli altri, ma purtroppo spesso lo siamo anche nei confronti del Signore e del suo operato, dimenticando la beatitudine: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

Pur tuttavia, il Signore a volte concede questi segni anche nella nostra vita, ad esempio quando ci concede la grazia che gli abbiamo chiesto.

Però, in questo caso, il grado della nostra fede si presenta in tono minore, tanto che a volte non siamo capaci di esplodere in una lode, considerandolo un diritto.

La fede genuina, invece, è quando nonostante il non ottenere e il non vedere i risultati, continuiamo a fidarci del Signore che è sempre presente e che sempre aiuta, anche se a prima vista potrebbe non apparire. Infatti, spesso agisce in maniera silenziosa.

Come riuscire ad avere tale fede?

Facciamo una analogia. Come si riesce a vivere e lavorare se non si beve, se non si mangia e se non ci si prende il necessario riposo?

Altrettanto, come si riesce a vivere di fede, se essa non è in qualche modo curata e alimentata?

I mezzi per alimentarla sono tanti, tutti riconducibili all’ascolto della sua Parola.

Tra questi eccelle la santificazione della domenica la quale, appunto, è il primo giorno della settimana e che, pertanto, serve per una ricarica di luce e di forza tale da vivere meglio la settimana stessa che si apre.

Chi trascura la domenica, perde tale occasione e, pertanto, non potremo esperimentare pienamente la verità di quanto ci ha detto nel momento in cui è salito in cielo: “Io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine dei tempi”.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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